Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
JACK MARKELL BIDEN
Appena giunto a Roma, è stata la prima domanda che il neo ambasciatore americano Jack Markell ha posto alle autorità italiane. Il diplomatico statunitense voleva sapere quando sarebbe stata ufficializzata l’uscita dal Memorandum con la Cina. Nei colloqui con i presidenti delle Camere aveva chiesto persino in che modo il Parlamento avrebbe ratificato la decisione. Gli è stato spiegato che deputati e senatori non saranno chiamati a votare su un atto di esclusiva competenza del governo.
Questi dialoghi sui dettagli procedurali fanno capire quale sia il livello di attenzione oltreoceano sul dossier, nonostante Giorgia Meloni avesse anticipato la sua scelta a Joe Biden durante la visita a Washington. Secondo la premier, «la Via della Seta non è la strada giusta per intrattenere rapporti con Pechino».
giorgia meloni con joe biden allo studio ovale
Ma prima di lasciarla definitivamente servirà ancora un po’ di tempo. È vero, è tutto pronto: la nota diplomatica con cui l’Italia scioglierà lo speciale partenariato con il Dragone è stata già redatta, al termine di un lungo e delicato confronto con la controparte cinese. «Il contesto internazionale però — informa un autorevole esponente di Palazzo Chigi — ha indotto a sospendere l’operazione. Che altrimenti sarebbe già partita».
Il recente viaggio di Antonio Tajani a Pechino serviva proprio a chiudere la pratica e preparare la visita di Meloni, a cui sarebbe seguita quella di Sergio Mattarella. Ma il conflitto in Medio Oriente, e le tensioni tra superpotenze con i loro blocchi di riferimento, hanno consigliato di rallentare ogni iniziativa.
conte xi jinping
Lo si capisce anche dall’incontro dell’altro giorno al Quirinale tra il capo dello Stato e i rappresentanti del governo. Durante il quale non si è parlato solo del vertice europeo ma anche degli scenari internazionali e delle «pericolose incognite» […] legate alla «necessità degli israeliani di tutelare il proprio territorio dagli attacchi terroristici». È per questo che «nella fase attuale — spiega un ministro — le priorità sono cambiate. Ma resta la volontà di uscire da un patto che aveva una natura politica».
[…] Ma il problema è soprattutto politico: l’Italia è l’unico Paese del G7 ad aver sottoscritto il Memorandum. Una scelta che ha indotto la Casa Bianca a insistere con Palazzo Chigi per un «atteggiamento più risoluto e meno ambiguo». Fin dai tempi in cui era all’opposizione Meloni è stata contraria alla decisione assunta dal governo dell’epoca.
giorgia meloni e joe biden - g20 new delhi
Da quando il governo lo guida, sul dossier si è mossa con circospezione: sia per «evitare reazioni cinesi» sul terreno dei rapporti diplomatici, sia per scongiurare ritorsioni verso le aziende italiane che operano in quel Paese.
Raccontano che negli ultimi mesi ci siano state «forti pressioni» sull’esecutivo di alcuni settori industriali. E questo — secondo un dirigente di FdI — sarebbe solo «un aspetto della capacità di penetrazione in Italia dei cinesi: oltre al mondo imprenditoriale, ci sono il mondo della cultura, delle università, delle fondazioni...».
Jack Markell
In ogni caso, la decisione Meloni l’ha assunta, immaginando per il futuro «un diverso modello di collaborazione e cooperazione commerciale» con Pechino. «Tutto è avvenuto senza strappi — riferisce un componente del governo — in stretto raccordo e piena sintonia con il Quirinale». L’Italia abbandonerà la Via della Seta. Ma c’è un motivo se tarda l’ufficializzazione. Ed è certo che l’ambasciatore statunitense a Roma abbia appreso i motivi del ritardo.
giorgia meloni con joe biden allo studio ovale. giorgia meloni con joe biden allo studio ovale joe biden giorgia meloni