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    MI MANDA VELASCO! - FEFÈ DE GIORGI, CT DELL’ITALVOLLEY CAMPIONE D’EUROPA FA PARTE DELLA "GENERAZIONE DEI FENOMENI" DI JULIO VELASCO - HA EREDITATO LA SQUADRA SCONFITTA AI GIOCHI E RISPETTO ALLA GESTIONE BLENGINI HA TRASFORMATO L'ITALIA: ECCO LE MOSSE DECISIVE - DAL FIGLIO D'ARTE MICHIELETTO ALL'OUTSIDER ROMANÒ FINO A "MOZART" GIANNELLI: UNA GENERAZIONE DI VENTENNI TERRIBILI - VIDEO


     
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    Angelo Di Marino per "la Stampa"

     

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    Il marchio di fabbrica. È quello che Fefè De Giorgi ha messo sulla vittoria europea dell'Italvolley, 16 anni dopo l'ultimo successo continentale. L'asso della Generazione dei fenomeni si è seduto sulla panchina azzurra un mese fa e, cambiando il volto alla squadra rispetto alla gestione Blengini, ha vinto l'Europeo con i suoi ragazzi terribili. E ora se la gode. Alla grande.

     

    «Indescrivibile l'esplosione di gioia subito dopo l'ultima palla della finale con la Slovenia. Con il passare delle ore invece pensi alle cose fatte lungo tutto il percorso. È un po' come una degustazione in un ristorante stellato, distingui tutti i sapori...».

     

    Dopo l'uscita dai Giochi e il cambio in panchina, pronti via ed è subito vittoria. «Il poco tempo trascorso dalle Olimpiadi effettivamente rende lecita la domanda "che cosa è successo?". La verità è che abbiamo avuto dieci giorni di lavoro per mettere in piedi gli Europei, in poco tempo siamo riusciti a creare diversi equilibri.

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    Per farlo devi avere le idee chiare sulle cose da fare e sul lavoro da svolgere, non puoi andare a tentativi. E in questo i ragazzi hanno agevolato questo percorso con disponibilità e qualità. Si sono messi tutti a disposizione della Nazionale, diventando una squadra compatta che non molla». Nel secondo set della finale con la Slovenia ha chiamato un time out per parlare ai suoi ragazzi delle loro facce.

     

    Una mossa decisiva?

    «In quel momento ho cercato di riportare i ragazzi alla realtà, stavano vivendo la finale in un modo che non fa parte del nostro essere squadra. Eravamo in partita ma nell'atteggiamento sembravano battuti. Serviva tornare a divertirsi, quindi cambiare l'approccio negativo, in quel momento preponderante. Poi la Slovenia è squadra di esperienza che ti sfianca. Puoi fronteggiarla solo con un atteggiamento diverso».

     

    Insomma, gli azzurri sono davvero dei ragazzi terribili, sfrontati che si divertono a giocare con lei.

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     «Sono giocatori che hanno delle qualità, per questo li ho chiamati in Nazionale. Molti non hanno avuto tante opportunità in precedenza, ma sono tutti ragazzi con ottime doti tecniche e caratteriali. Avevamo tanta voglia di dimostrare tutte queste cose».

     

    Nel 1989 lei era in campo quando l'Italia vinse il suo primo titolo europeo. 32 anni dopo inevitabili i paragoni.

    «Sono realtà diverse, però una costante c'è: quel gruppo aveva un grande attaccamento alla Nazionale, dedizione per il lavoro, grande rispetto del gruppo, oltre a tanti giocatori di qualità. Gli ingredienti devono essere questi anche adesso. Nessun paragone, ma ci sono dei valori che portano verso il successo e a livelli sempre più alti. E sono quei valori che dobbiamo mantenere. Questa è la strada giusta».

     

    Quale la prospettiva con una squadra che guarda al futuro, carte d'identità alla mano?

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     «Ho accettato la proposta della Federvolley del presidente Manfredi con l'idea di creare un percorso fino alle Olimpiadi di Parigi 2024. Questo implica un pieno cambio generazionale, il che non esclude che magari possano esserci giocatori di una certa età. La vittoria agli Europei non cambia i nostri programmi, anche se le aspettative ovviamente si alzeranno».

     

    Tutti bravi i suoi ma Giannelli, miglior giocatore degli Europei, e lo straripante Michieletto hanno avuto una marcia in più.

    «Simone Giannelli è il motore di questa squadra, oltre che il regista e il capitano. È il punto di riferimento del gruppo, anche per il ruolo che ha in campo. Alessandro Michieletto è nato per giocare a pallavolo. Bisogna dargli il tempo di crescere, senza caricarlo di eccessive pressioni. È un talento naturale e ha la testa giusta».

     

    Avete messo il sigillo all'estate d'oro dello sport italiano con tutta la nostra pallavolo sul tetto d'Europa.

    «Meglio di così non poteva andare, vincere sia a livello femminile sia maschile nello stesso anno è una cosa difficile. Per questo siamo ancora più orgogliosi di aver ottenuto un grande risultato per lo sport italiano».

     

    Lei ha attraversato il mondo con la pallavolo, vincendo ovunque. Un viaggio che continua.

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    «È vero, ho attraversato il mondo con la pallavolo. Tante esperienze e alla fine è arrivato il momento di allenare la Nazionale italiana. Una sensazione unica aver vinto questi Europei. E poi con il passare degli anni uno le vittorie le gusta meglio».

     

    ITALIA IL FUTURO È GIÀ ARRIVATO

    Giacomo Rossetti per "il Messaggero"

     

    Se tra nove mesi nasceranno molti bambini di nome Alessandro e Yuri tra le coppie di appassionati di volley, non ci sarà da stupirsi. Alessandro Michieletto e Yuri Romanò hanno messo una firma indelebile sull'Europeo vinto dall'Italia in rimonta contro la Slovenia. Il primo ha riscattato una prestazione non brillante con due ace pesantissimi nel tie break, il secondo ha fatto come Re Mida, trasformando in oro ogni pallone nel set e mezzo concessogli dal ct De Giorgi: undici punti, 90% in attacco e delirio azzurro a Katowice, a pochi giorni dall'altro trionfo continentale, quello delle ragazze.

     

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    SFIDA IN SUPERLEGA Michieletto e Romanò hanno due storie molto diverse. Del primo si parla già da tempo come del baby prodigio della pallavolo italiana, mentre il secondo - prima del successo europeo - era quasi sconosciuto ai non addetti ai lavori. Alessandro ha 19 anni, gioca schiacciatore ed è già avvezzo alla Superlega date le tante presenze nel Trentino, mentre il ventiquattrenne opposto Yuri non ci ha mai giocato nemmeno un minuto.

     

    Si è fatto le ossa in A2, partendo dal New Team Bollate fino all'ultima stagione all'Emma Villas: «Fare tre anni da titolare in squadre di alto livello mi ha aiutato molto». La gavetta lo ha forgiato, ora è pronto al grande salto con la Powervolley Milano: «Arrivo in Superlega nel momento migliore. L'esordio sarà speciale: non mi aspettavo di vincere prima un Europeo (ride, ndr), ma meglio così».

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    LARGO AI GIOVANI La Nazionale che l'altro ieri ci ha fatto urlare davanti alla tv (a proposito, 3,5 milioni gli italiani sintonizzati) è una squadra di ragazzini: «È stata la prima competizione disputata insieme, chi se lo immaginava un esito del genere», racconta Michieletto. «Però quando si lavora duro, il lavoro paga sempre. Giocavamo senza tante pressioni, ed è stato un vantaggio».

     

    Con un'età media di 23 anni, il futuro è dalla parte di questa Italia senza capelli grigi: «L'andazzo è quello giusto continua Romanò piano piano sempre più giovani stanno trovando spazio in Superlega». E potrebbero essere ancora di più:

     

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    «Nel mondo del volley italiano ci sono moltissime ragazze e ragazzi di talento, con le capacità di giocare nei palcoscenici più importanti. Serve solo dar loro fiducia e spazio», ammonisce Michieletto. Alessandro non gioca in una posizione qualsiasi, ma in quella che per anni è stata il regno di Osmany Juantorena, il fuoriclasse che dopo il boccone amaro di Tokyo ha lasciato i colori azzurri: «L'etichetta di erede di Osmany mi fa felice e mi carica di orgoglio, ma non devo viverla in modo ansioso - spiega - Sono stato fortunato ad aver giocato con un campione come lui, mi ha pure insegnato un paio di trucchetti».

     

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    IL RIPOSO Ora per i novelli re del volley europeo è il momento di staccare (meritatamente) la spina, almeno per un poco: «Starò più tempo possibile con la mia ragazza, e poi mi tocca fare un trasloco», dice Romanò. Magari nella pace della sua Paderno Dugnano (che lo ha accolto da eroe con tanti striscioni) riuscirà anche a godersi qualche partita dell'Inter: «La squadra mi sta piacendo, nonostante le tante cessioni.

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    Certo, l'addio di Lukaku è stato un brutto colpo». Anche il figlio d'arte Michieletto (suo padre Riccardo ha vinto da giocatore due scudetti con Parma) si dedicherà al relax più puro: «Ossia passeggiate con gli amici, cene fuori con la famiglia e con la mia fidanzata. Devo recuperare le energie prima che cominci la nuova stagione». La ragazza di Alessandro, Maddalena Bertoldi, è anch' essa una pallavolista (gioca nell'ATA Trento) e si è rivelata abile con le previsioni: «Dopo il successo in semifinale, al telefono mi ha detto che con la Slovenia avremmo vinto». E infatti

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