Mauro Evangelisti per il Messaggero
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Putin sta ammassando nuove truppe al confine, a Est dell'Ucraina. La grande offensiva sul Donbass è cominciata, ma per i russi è fondamentale vincere anche l'ultima resistenza a Mariupol, dove si combatte per il controllo del porto che ha un alto valore strategico. Ormai l'esercito di Putin controlla quasi tutta la città, a partire dal centro, ieri un fotografo russo ha potuto documentare la presenza dei militari di Mosca che distribuiscono pane, vigilano sul teatro che fu bombardato, presidiano le strade. Resta da capire se davvero siano state utilizzate armi chimiche, bombe al fosforo, come denunciato dagli ucraini, perché questo cambierebbe lo scenario. Per ora Regno Unito e Usa prendono tempo.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto con una formula contorta: «Siamo in possesso di informazioni credibili sulla possibilità che la Russia faccia uso di agenti chimici». Il vicesindaco di Mariupol, Serghei Orlov, ha spiegato che la denuncia del battaglione Azov era corretta: «Non possiamo fornire informazioni più dettagliate. Ma abbiamo la conferma dai militari che l'uso di bombe al fosforo è avvenuto».
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E poi ci sono i bombardamenti in altre città ucraine che continuano a uccidere: «I russi hanno sparato razzi nella regione di Khmelnitsky e hanno anche costantemente bombardato la regione di Lugansk con l'artiglieria» scrive il Kyiv Indipendent. A Kharkiv i russi, secondo alcuni testimoni e le immagini di un video, hanno usato bombe a grappolo, «più di 30 civili sono rimasti feriti e 8 sono stati uccisi». Bombardamenti anche nei distretti di Balakliya, Dergachevsky e Chuguevsky, a Lugansk, a Donetsk. In sintesi: i russi stanno intensificando, come previsto, la forza d'urto a Est. Ieri le immagini della Cnn hanno mostrato una lunghissima colonna di mezzi militari russi che si stava spostando dalla regione di Rostov verso l'Est dell'Ucraina, poco a Nord di Mariupol.
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E poi c'è il calvario di Mariupol, dove secondo il sindaco Vadym Boychenko sono state distrutte le case di 84mila cittadini. La città è sotto il controllo dell'esercito di Mosca o dei separatisti che sostengono l'invasione, i Marines ucraini e ciò che resta del reggimento Azov sono circondati nello stabilimento delle acciaierie, ma le munizioni stanno terminando. Secondo l'agenzia di stampa russa Tass un centinaio di militari ucraini è stato bloccato mentre tentava di lasciare la città usando dei mezzi blindati, «con raid aerei e bombardamenti d'artiglieria ne sono stati uccisi una cinquantina, costringendo altri 42 alla resa».
Ancora: «La scorsa notte a Mariupol i resti delle truppe ucraine circondate sul territorio dell'acciaieria Ilyich hanno compiuto un tentativo fallito di fuggire dalla città. Questo tentativo di sfondamento è stato sventato da attacchi aerei e di artiglieria», ha dichiarato il portavoce, generale Igor Konashenkov. Ha ammesso Mykhailo Podoiak, consigliere presidenziale di Zelensky: «I soldati ucraini sono circondati e bloccati in una città in cui il 90 per cento delle case è stato distrutto».
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A Mariupol è stata colpita da un carrarmato russo anche la sede della Caritas. Ci sono state sette vittime, tra di loro anche due dello staff.«Questa drammatica notizia ci lascia inorriditi e scioccati - ha detto il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John - Del fatto si è saputo solo nelle ultime ore, ma il tragico attacco è avvenuto probabilmente il 18 marzo». Il dramma di Mariupol si trascina da 40 giorni, Zelensky aveva parlato di «decine di migliaia di morti», ieri il vicesindaco della città ha aggiornato il bilancio e rispetto alle diecimila vittime ipotizzate nelle ore precedenti, ora si arriva a più di 20mila.
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DENUNCIA A questo punto l'attenzione si sposta su quanto denunciato l'altra sera dal reggimento Azov che aveva detto: un drone ha diffuso delle sostanze tossiche, tre persone hanno evidenziato «chiari segni di avvelenamento chimico».
Ieri quelli di Azov (formazione di estrema destra inglobata nell'esercito ucraino) hanno aggiunto: coloro che sono venuti a contatto con queste sostanze hanno bruciori, vertigini, arrossamento del viso, soffocamento, tachicardia. «Le loro condizioni per fortuna sono soddisfacenti». Hanno aggiunto: «Il contatto dei civili con la sostanza è stato minimo poiché l'epicentro dell'attacco era a una certa distanza.
Al momento è impossibile indagare a fondo sulla scena, a causa del fuoco nemico, poiché i russi continuano a perseguire tattiche per nascondere i propri crimini». I filorussi del Donetsk hanno smentito: «Queste accuse sono false, non sono state usate armi chimiche». Il grave problema, quando si devono analizzare ipotesi di questo tipo, è districarsi tra le due propagande: gli ucraini, comprensibilmente, puntano a mantenere alta l'attenzione della comunità internazionale per non essere lasciati soli; i russi e i filo russi hanno una strategia comunicativa incomprensibile, perché hanno negato sempre tutto, anche l'evidenza, e questo causa una naturale diffidenza di fronte ad ogni affermazione che provenga da Mosca.
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Va detto però che c'è estrema prudenza anche da parte di Usa e Regno Unito sulle armi chimiche. Ieri c'è stato un nuovo allarme: da Novoyakovlivka, villaggio della regione di Zaporizhzhia, le autorità locali hanno denunciato: «Gli occupanti russi continuano a commettere crimini di guerra, hanno bombardato con bombe al fosforo». Secondo Zelensky «l'uso di armi chimiche da parte dei russi non è da escludere, gli occupanti hanno rilasciato una nuova dichiarazione che testimonia la preparazione di una nuova fase del terrore».
Il governo britannico ha spiegato: stiamo verificando se davvero i russi hanno usato le armi chimiche, perché questo potrebbe cambiare radicalmente la nostra risposta. Liz Truss, ministra degli Esteri del Regno Unito: «Qualsiasi uso di questo tipo di armi sarebbe una grave escalation e noi risponderemmo a Putin e al suo regime». Per questo è importante avere conferme.
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IL GENERALE Lord Richard Dannatt, ex capo dello Stato maggiore, ha osservato: «Si tratta di una ipotesi credibile, teniamo conto che il nuovo comandante delle operazioni militari in Ucraina, il generale Alexander Dvornikov, si è guadagnato una terribile reputazione quando comandava le truppe russe in Siria». Sessantenne, Dvornikov è considerato un «militare della vecchia scuola», responsabile di abusi contro la popolazione civile in Siria. Qualcuno lo ha definito «il macellaio».
Il Pentagono però è prudente: non siamo ancora in grado di confermare se davvero siano state usate armi chimiche a Mariupol. «Se fosse vero - ha detto il portavoce John Kirby - sarebbe molto preoccupante e confermerebbe i nostri timori sul possibile uso di gas lacrimogeni mischiati ad agenti chimici in Ucraina». I russi sono determinati: l'obiettivo è prendere Mariupol, ad ogni costo, per collegare le repubbliche indipendentiste di Donetsk e Luhansk con la Crimea. Per questo anche i negoziati sono fermi, prima di qualsiasi tregua Putin vuole avere sotto il suo controllo tutta la parte Orientale e Meridionale dell'Ucraina.
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L'ULTIMO BLITZ DEI MARINES PER SOSTENERE GLI AZOV
CRISTIANA MANGANI per il Messaggero
Saranno forse costretti a cedere, ma più che per gli attacchi militari, la resistenza di Mariupol dovrà arrendersi per mancanza di munizioni e di cibo.
L'accerchiamento russo va avanti da settimane, e per le truppe dello zar conquistare la città martire è l'obiettivo prioritario.
Ma il battaglione Azov continua a non mollare e il loro quartier generale sembra inespugnabile.
«La nostra valutazione è che Mariupol è ancora contesa e le forze ucraine stanno combattendo per difenderla dai russi - dichiara il portavoce del Pentagono, John Kirby, nel briefing quotidiano - Per le truppe di Mosca è molto importante conquistarla, al fine della loro offensiva nel Donbass, ma l'Ucraina non ha ancora rinunciato alla città, né vi rinunceremo noi».
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I tentativi di sfondare l'accerchiamento russo, infatti, continuano. Un reparto di marines ucraini della 36ma Brigata avrebbe rotto l'assedio e sarebbe riuscito a connettersi con il reggimento Azov. I media ucraini, che riferiscono l'episodio riportano le dichiarazioni di un ufficiale su «una operazione speciale» che ha permesso a «diverse centinaia di marines, inclusi i feriti, di uscire» dall'accerchiamento dei russi.
Si racconta anche, tra la verità e le leggende che accompagnano il coraggio dei militari ucraini, che un tentativo di rifornire l'ultimo baluardo di resistenza nella città sarebbe stato tentato con 5 elicotteri che hanno volato di notte e rasoterra, fino a Mariupol, proprio per lasciare munizioni e recuperare i feriti. Non tutto sarebbe andato per il meglio, perché uno dei velivoli sarebbe stato abbattuto. E qualcosa di vero deve esserci, visto che il funerale di un elicotterista è stato celebrato a Dnipro. Mentre i giornali russi hanno parlato di un aereo ucraino abbattuto.
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LA RESISTENZA Nonostante il coraggio e gli infiniti tentativi di non abbandonare la città, la resistenza non potrà continuare ancora per molto. Ieri la leadership politico-militare dell'Ucraina ha spiegato che sta facendo tutto il possibile e l'impossibile per aiutare i soldati di Mariupol. E a rilanciare il messaggio su Twitter è stato il capo negoziatore e consigliere dell'ufficio del presidente, Mykhailo Podoliak. «Se il Cremlino ora odia qualcosa di più dell'Ucraina, è la parola Mariupol - ha scritto -. I soldati rimangono intrappolati in città e hanno problemi con i rifornimenti. Il governo del Paese monitora la situazione in tempo reale e ha più informazioni di quante se ne sappia sui social».
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L'ultima sacca di resistenza ai russi e ai filorussi, composti da separatisti e ceceni in avanzata verso la città, continua a rimanere asserragliata nell'acciaieria Azovstal, la più grande d'Europa a ridosso del porto, e nella zona vicina allo stadio a 2-300 metri dall'ospedale pediatrico numero 3, quello bombardato a metà marzo. I componenti della 36esima brigata e del battaglione Azov, di recente, hanno anche annunciato di avere avuto rifornimenti e munizioni. Segno che qualche operazione segreta è andata a buon fine, almeno per loro.
L'insolito presidio è difficile da conquistare per la presenza di tunnel, bunker e rifugi all'interno della struttura. Più complicata e ormai verso la fine, sembra essere, invece, la resistenza degli altri marines ucraini sparsi a macchia di leopardo nei quartieri della città tecnicamente in mano russa.
Tanto è vero che decine di soldati di Kiev tra la scorsa settimana e ieri si sono dovuti arrendere. In 273 hanno deposto le armi pochi giorni fa, un centinaio ieri.
VOLONTARI DEL BATTAGLIONE AZOV
Diversi video diffusi dai media di Mosca hanno mostrato i militari camminare a braccia alzate per dirigersi verso le postazioni delle truppe di Putin. Nelle ultime ore, poi, sono filtrate alcune testimonianze drammatiche, come quella di un volontario britannico che combatte in città con l'esercito ucraino, Aidin Aslin. «Ci arrendiamo ai russi. Non abbiamo più cibo, né munizioni. Non abbiamo altra scelta», avrebbe detto il soldato al telefono con la madre, secondo quanto riporta la Bbc.
Aslin, originario di Newark, combatte in Ucraina dal 2018 ed è diventato un marine delle forze armate di Kiev. «Mi ha chiamato e mi ha detto che non hanno più armi per combattere», ha raccontato la madre, Ang Wood, alla Bbc. Anche Brennan Philips, un amico di Aslin, ha parlato al telefono con lui. «Sono certo che se avessero avuto un ultimo proiettile, l'avrebbero sparato», ha dichiarato Philips.
VOLONTARI DEL BATTAGLIONE AZOV
I VIDEO A rilanciare altre testimonianze è anche l'account Twitter Euromaidan Press, che ha condiviso quello che ha definito un «video di addio» della 36esima brigata, girato nella notte tra l'11 e il 12 aprile. Nel filmato, si vedono numerosi marine ucraini, riuniti in una stanza. «Dicono di essere devoti all'Ucraina, fino alla fine, ma non sono state inviate loro le munizioni.
DENIS PROJIPENKO COMANDANTE DEL BATTAGLIONE AZOV
Chiedono di poter finire il lavoro e lottare per la vittoria». Le bombe russe hanno raggiunto pure la sede della Caritas: sette persone sono morte, di cui due operatrici e cinque loro familiari. «Due nostre operatrici sono state forzatamente portate in Russia - ha rivelato il direttore della Caritas di Mariupol, Fr. Rostyslav Spryniuk, in un'intervista a Tv2000 -. Si sono salvate perché si trovavano sotto le scale. Sono state coperte dalle macerie ma sono riuscite a scavarsi una via d'uscita».
battaglione azov battaglione azov UN MEMBRO DEL BATTAGLIONE AZOV battaglione azov battaglione azov