1 - BERLUSCONI TENTENNA, I SUOI SI RIBELLANO E TAJANI MINACCIA LE DIMISSIONI DA VICE
Amedeo la Mattina per “la Stampa”
salvini berlusconi
Ora le porte della Lega si apriranno, anzi si spalancheranno per gli amministratori locali di Forza Italia. E secondo il Carroccio sono tanti coloro che bussano alla porta di Matteo Salvini, il «Capitano» che ha le vele politiche gonfie di buon vento elettorale. Mentre vedono quelle azzurre flosce, con l' Ammiraglio dell' ex nave azzurra in disarmo, svogliato, poco interessato alla battaglia navale d'opposizione nelle acque giallo-verde. Finora l' accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini era di non farsi la guerra: nessuna apertura a parlamentari, a consiglieri regionali e comunali.
GENNARO SANGIULIANO CON SALVINI E TAJANI
Lo stesso trattamento di cortesia il leader leghista non l' ha riservato a Giorgia Meloni che ha subito diverse emorragie (a Roma l' altro giorno un consigliere comunale e undici nei municipi hanno lasciato Fratelli d' Italia per approdare nella Lega). Adesso lo stesso massaggio doloroso verrà fatto a Forza Italia. È una delle prime conseguenze della rottura sul nome di Marcello Foa alla presidenza della Rai. Una rottura politica del centrodestra che va ben oltre la questione del nome e che lo stesso Berlusconi ha cercato di evitare se è vero quanto raccontano che il Cavaliere ieri mattina, quando Salvini è andato a trovarlo al San Raffaele di Milano, avrebbe dato il suo ok.
"Hai sbagliato metodo" «Non ho nulla contro Foa, ma caro Matteo hai sbagliato metodo: dovevi chiamarmi, almeno per dirmi che avevi fatto questa scelta. Invece hai fatto tutto di testa tua e ora ci troviamo in questo pasticcio».
Marcello Foa
Il vicepremier leghista gli ha risposto che non credeva che ci sarebbero stati problemi sul nome di un ex giornalista del «Giornale». E poi, spifferano da Forza Italia, Salvini avrebbe detto che il punto non è chi siede nella poltrona più alta di viale Mazzini, ma il resto: amministratore delegato, scelte dei palinsesti, contenitori e talk.
Sempre secondo fonti azzurre, Salvini avrebbe fatto presente che ci sono ancora tante nomine pubbliche da fare: una rottura sulla Rai significherebbe mettere Fi fuori da ogni sfera di influenza. Vera o falsa che sia questa ricostruzione, smentita categoricamente dalla Lega, resta l'apertura di Berlusconi. Avrebbe detto a Salvini che non era sua intenzione rompere il centrodestra, insomma ok a Foa, ma il problema sarebbe stato il partito: «Devo sentire che ne pensano...».
tajani salvini
Mentre questo colloquio avveniva, i parlamentari di Fi in commissione Vigilanza, alle 8,30 si astenevano, impallinando Foa. Berlusconi non aveva avuto il tempo di comunicare il contrordine, si fa per dire, compagni. Poi è successo il dramma, quando a Montecitorio si era sparsa la voce che il capo di Arcore aveva ceduto, che al prossimo giro Fi avrebbe votato Foa. Anzi che Berlusconi stava facendo un'intervista all'HuffigtonPost per dire che in fondo Foa è uno dei nostri... A quel punto c'è stata un' inedita sollevazione tra gli azzurri. A guidare la ribellione Antonio Tajani, vicepresidente nominato dal Cavaliere per salvare le sorti politiche del movimento azzurro ridotto al lumicino (secondo gli ultimi sondaggi al 7%).
ghedini
Tajani ha minacciato le dimissioni se quella intervista con il sì a Foa fosse uscita e attorno a lui si sono stretti quasi tutto il gruppo di Camera e Senato. In prima fila Nicolò Ghedini e altri. Accusano il leader leghista di essersi «innamorato» dell' alleanza giallo-verde che potrebbe replicarsi alle prossime regionali.
Tajani. I «ribelli» pensano che Salvini abbia voluto creare l' incidente di proposito. I sondaggi danno Fi in caduta libera e la Lega sugli scudi? I colonnelli ammutinati dicono che anche il Carroccio era al 4%: «Vedremo alle elezioni, a cominciare dalle europee del 2019». Berlusconi alla fine ha cambiato verso all' intervista, ribadendo il no a Foa.
2 - RAI, BOCCIATO FOA E IL CENTRODESTRA FINISCE IN FRANTUMI
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
di maio
È la tempesta perfetta, quella che si è scatenata sulla Rai. Il no della Vigilanza al candidato presidente voluto da Lega e M5s porta al divorzio forse definitivo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e rischia di travolgere la tv pubblica sotto una guerra di carte bollate e ricorsi. Ma scricchiola anche la maggioranza, con Luigi Di Maio che si smarca in parte dalla linea leghista. In commissione Marcello Foa ha ottenuto solo 22 voti, mentre ne servivano almeno 27 per potersi insediare come presidente.
Fi non ha partecipato al voto, come Pd e Leu e la maggioranza ha dovuto pure incassare una defezione, visto che c' è stato un astenuto non previsto sulla carta.
Tutto da rifare, ora, e il Pd già minaccia "barricate" e ricorsi al Tar e alla Corte dei conti, se Salvini insisterà su Foa, nonostante la bocciatura.
Mattarella
Scenario che preoccupa anche il Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella non ha ovviamente poteri in materia, ma certamente auspica soluzioni equilibrate che evitino forzature. Foa ha detto che attende indicazioni dal ministero dell' Economia, ma Tria non vuole entrarci: a me, ha fatto sapere, compete solo la nomina di due consiglieri e l' indicazione dell' a.d. Deve essere Foa, insomma, a decidere cosa fare.
La rottura Lo strappo si è consumato in due tempi. Primo atto alle 8 del mattino, a mezz' ora dal voto della commissione di Vigilanza. Salvini ha tentato il tutto per tutto recandosi addirittura in ospedale, dove Berlusconi è ricoverato per accertamenti. Tentativo vano. A metà pomeriggio, poi, Berlusconi ha chiarito che non c' erano margini per intese su Foa ai tempi supplementari.
incontro in un bar di Trieste tra Berlusconi e Salvini
Dopo aver puntualizzato di avere «condiviso» il no dei commissari Fi ha aggiunto: «La eventuale riproposizione dello s tesso nome alla commissione di vigilanza non potrà essere votata dai componenti di Forza Italia». Immediata la replica di Salvini: «La Lega prende atto che Forza Italia ha scelto il Pd per provare a fermare il cambiamento».
Ribatte Mara Carfagna: «Reazione rabbiosa».
gennaro sangiuliano, paolo del debbio
Il timore di tutti, a questo punto, è che Salvini voglia continuare lo scontro. L' idea sarebbe quella di impedire la nomina di altri presidenti, confermando nel cda Foa che svolgerebbe le funzioni di presidente come consigliere anziano, mentre si procede con le nomine Rai: Gennaro Sangiuliano al Tg1, Alberto Matano al Tg2 e Luca Mazzà confermato al Tg3. Uno scenario che lo stesso Di Maio, appunto, ha bocciato: «Il governo non può ignorare il voto della Vigilanza», ha spiegato. Foa si può riproporre solo se c' è «un' intesa», anche con Fi, altrimenti «le forze politiche che siedono in Vigilanza che devono trovare una alternativa».
giovanni tria
Secondo gli esperti di Forza Italia e Pd, vista la bocciatura in Vigilanza, Marcello Foa non può più essere ripresentato. Di sicuro il ministro dell' Economia Giovanni Tria vuole stare fuori dalla rissa: non spetta a lui, ha fatto sapere. Il Pd con Andrea Marcucci minaccia «barricate», mentre Michele Anzaldi avverte che «il Cda non è legittimato, non può prendere decisioni. Se i consiglieri ascoltano Salvini rischiano la fine del caso Meocci: consiglieri condannati da Corte Conti a pagare 11 milioni». Salvini, spiega una fonte di Fi, «deve darci un altro nome, non può insistere. Ci dica chi vuole e lo votiamo ».
GIOVANNA BIANCHI CLERICI
Torna Bianchi Clerici? Si parla di riproporre Giovanna Bianchi Clerici, ma ci vorrebbe il passo indietro di Foa e M5s non la voterebbe perché condannata dalla Corte dei conti. Altro nome circolato è quello di Giampaolo Rossi, consigliere eletto da Fi e Fdi. E nelle ultime ore è girata anche la soluzione Rodolfo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti e gradito a M5s. Salvini, in questo schema, avrebbe compensazioni sui direttori. Ma per il momento il leader della Lega tira dritto.