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Un uomo spietato, feroce. Privo di compassione. Che ha commesso un delitto barbaro e pianificato ogni mossa successiva per evitare di venire scoperto. Non un gioco erotico finito male: una lucida strategia assassina. Davide Fontana ha ammazzato Carol Maltesi «poiché non poteva accettare di vivere senza la ragazza».
Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, scrive il gip di Brescia Angela Corvi nell’ordinanza di convalida del fermo, la 26enne «gli aveva comunicato che intendeva lasciare Rescaldina e trasferirsi fra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto, e Praga».
Quell’informazione era stata «un vero e proprio shock» per lui. Il 43enne ha ucciso perché non voleva vedere Carol allontanarsi e deve restare in carcere per il «macroscopico pericolo di recidiva»: potrebbe scappare, inquinare le prove o colpire ancora. È accusato di omicidio volontario aggravato. Il gip smonta tutte le bugie del bancario di Rescaldina.
DAVIDE FONTANA
La convalida del fermo
Il bancario è reo confesso, il delitto è stato commesso tra il 10 e l’11 di gennaio. «Pure acconsentendo a che Maltesi, di cui si è rappresentato follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi — spiega il gip —, non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo; e così, le toglieva barbaramente la vita, durante un gioco erotico che avevano concordato, approfittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui tanto da farsi legare, imbavagliare e incappucciare, rendendosi inerme nelle sue mani».
Fontana ha reso agli inquirenti una confessione piena, «rivelando altresì il movente, di evidente natura passionale». Fontana, aggiunge il gip Corvi, ha ucciso «una giovanissima donna, madre di un bimbo ancora in tenera età, “colpevole” soltanto di volere seguire i propri progetti e aspirazioni lontano» da lui».
La dinamica omicida
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Dopo aver ucciso Carol, Fontana ha vissuto accanto al cadavere per 69 giorni. Ha cercato di disfarsene in più riprese, ha tentato di bruciarlo, ha smembrato il corpo e ne ha conservato i resti in un congelatore.
Fontana ha descritto ai magistrati «una folle dinamica omicida» (le martellate, la coltellata alla gola, il cadavere sezionato), ha escogitato, preparato e attuato «una complessa strategia per occultare l’orrendo delitto commesso», ha comprato la sega e il freezer a pozzetto per conservare i resti «senza destare sospetti», ha affittato una casa su Airbnb per «far sparire le tracce» nel Varesotto, ha effettuato sopralluoghi nelle zone scelte per liberarsi del cadavere, si è «sostituito» alla ragazza rispondendo ai messaggi sul cellulare (quando ha fatto gli auguri di compleanno al padre, ad esempio), si è finto Carol per settimane simulando «la sua esistenza in vita».
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Ha pagato anche le bollette di casa della ragazza, il bancario Fontana. Ha dimostrato «una totale mancanza di ogni senso di umana compassione» e l’assenza di «ogni scrupolo morale». Il gip cita ad esempio la recensione online lasciata dopo il soggiorno nel Varesotto, dove il 43enne ha provato a disfarsi del corpo bruciandolo nel barbecue: «Un luogo magico immerso nella natura per trascorrere del tempo in totale relax», una casa isolata, appartata, «piena di dettagli di ottimo gusto per vivere un soggiorno di qualità». Fontana aveva raggiunto Vararo sulla Fiat 500 della ragazza, il corpo raccolto nei sacchi neri dell’immondizia.
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Il rischio di fuga
Le azioni di Fontana, scrive il gip, mostrano in maniera lampante «la ferma, pervicace, inamovibile volontà» di evitare le conseguenze delle sue azioni e certificano un «evidente rischio di fuga». Deve stare in carcere perché potrebbe darsi alla macchia di fronte a un reato punibile con l’ergastolo. Deve stare in carcere perché potrebbe uccidere ancora.
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