Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica”
William J. Burns e Richard Moore al festival del financial times
Un evento a sorpresa, al festival del Financial Times di quest’anno. Del resto, gli inaspettati cecchini intorno all’ingresso della londinese Kenwood House ieri mattina avevano destato sospetti. E così i capi della Cia e dei servizi segreti britannici MI6, William J. Burns e Richard Moore, sono apparsi insieme sul palco, con la direttrice del quotidiano della City, Roula Khalaf.
La premessa di questo raro evento è stato un editoriale a quattro mani di Moore e Burns pubblicato all’alba proprio dal Financial Times, in cui i due leader dell’intelligence britannica e americana hanno ribadito la straordinaria e crescente collaborazione tra MI6 e Cia contro le nuove sfide globali, «in un momento in cui l’ordine mondiale non è mai stato così minacciato dalla fine della Guerra Fredda».
VLADIMIR PUTIN
Dalla Russia, ma non solo. Subito, Moore definisce «audace e coraggiosa l’incursione ucraina a Kursk. Sosteniamo totalmente Kiev anche su questo, perché è una mossa che cambia i giochi. Hanno portato la guerra in casa della Russia».
Il capo della Cia concorda, nonostante le maggiori resistenze americane su una potenziale e incontrollabile escalation della guerra in Ucraina: «L’incursione a Kursk è un grande risultato tattico e pone dubbi sul potere e sulla narrativa spavalda di Putin, come già fece la ribellione di Prigozhin. Ma, al momento, non vedo Putin in bilico».
William J. Burns e Richard Moore al festival del financial times
Poi Burns rivela: «Nel 2022 siamo stati vicini a uso di armi nucleari tattiche da parte della Russia. Ma alla fine non è successo. È la dimostrazione che Putin è un bullo che non deve intimidirci. Il sostegno degli Stati Uniti a Kiev è senza limiti. Non abbiamo al momento prove di supporto militare della Cina a Mosca, ma di certo c’è questo pericolo, visto il comportamento di altri Paesi come Iran e Corea del Nord». Tuttavia, sia Moore che Burns sviano la domanda di Khalaf sull’utilizzo di missili occidentali per colpire obiettivi nel cuore della Russia.
VLADIMIR PUTIN E LE ARMI NUCLEARI
Per quanto riguarda invece i sabotaggi di Putin in Europa, secondo Moore «per contrastarli serve la ‘vecchia intelligence’: ossia individuare gli agenti stranieri ed espellerli. Ma se, oltre ad attacchi cyber e disinformazione online per dividerci, la Russia ricorre ad atti simili, vuol dire che è disperata. Perché arruola criminali inaffidabili e più spericolati, come avvenuto negli avvelenamenti di Salisbury». Mentre alla domanda riguardo alla presenza crescente di «agenti della Russia in Messico e la loro correlazione con l’invasione di immigrati al confine Usa», Burns risponde: «Gli agenti stranieri, dopo esser stati espulsi da Europa e Usa, cercano nuovi luoghi per operare…».
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M16 - SERVIZI SEGRETI DEL REGNO UNITO
Ma arriverà l’annunciata vendetta dell’Iran dopo il blitz di Israele che il 31 luglio scorso ha ucciso a Teheran il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh? «Ci aspettiamo una risposta di questo tipo», è la replica di Moore, «inoltre l’Iran ha sempre destabilizzato l’area e anche i nostri Paesi, vedi le azioni contro dissidenti e giornalisti iraniani all’estero. È il loro manuale».
Infine, il capitolo Cina. I due capi delle massime agenzie di 007 occidentali la classificano come la «più grande sfida geopolitica e di intelligence del XXI secolo e abbiamo riorganizzato le nostre unità per questo».
William J. Burns e Richard Moore al festival del financial times
Burns aggiunge che «abbiamo triplicato il budget negli ultimi anni riguardo Pechino, proprio perché è una questione capitale. Serve fermezza. Ma il dialogo con la Cina deve continuare, perciò mi sono recato a Pechino già due volte di recente: per evitare fraintendimenti molto pericolosi, anche nell’Indopacifico».
richard moore - capo dell'm16