DAGOREPORT
Fabrizio Roncone per roma.corriere.it - Estratti
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Salvini si ostina a essere Salvini tutti i giorni, anche più volte al giorno.
Provoca, graffia, irride, sbanda, polemizza. È il suo modo di fare politica.
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Lui, Salvini, è sprezzante: dice che questa Ilaria Salis se la ricorda bene, e che gli sembra assurdo in Italia facesse la maestra. Così ci racconta una storia di cronaca del 2017, con lei che finisce a processo per aver attaccato un gazebo della Lega. Poi però si scopre che da quell’accusa la Salis fu assolta, addirittura — si legge nella motivazione della sentenza — «per aver impedito che le violenze proseguissero». Salvini, ci racconta bugie? Però lui è già lì che dichiara su altro, e non gli importa d’essere andato a sbattere: gli basta aver creato l’ennesimo problema alla premier Giorgia Meloni, che per la Salis sta provando a ottenere una forma di detenzione più umana proprio parlando con il presidente Viktor Orbán, a cui è legata da nota, tremenda amicizia.
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO
Non dovete meravigliarvi. È arrivato il momento di scrivere che l’ossessione di Salvini ha un nome: Giorgia. Non è un sospetto. Non è un retroscena. È cronaca, sono fatti, episodi precisi. Liberi di credere alle veline che fanno circolare: i due si sono chiariti, grande intesa, obiettivi comuni, prima di entrare in Consiglio dei ministri ridevano come vecchi amici. La verità è che ogni mattina Salvini esce dalla doccia con addosso un accappatoio di paura: teme che la leader di Fratelli d’Italia possa candidarsi alle prossime elezioni Europee e fare il botto, sfondando quota 30%. Non solo: s’è convinto che la premier riesca a portargli via voti anche al Nord. E farlo sprofondare, così, sotto il 10%.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Mantieni la calma, Matteo.
Ti serve una strategia, Matteo.
Sono gonfi di tenerezza i consigli del quasi suocero Denis Verdini, padre della quasi moglie Francesca: sono le parole di un vecchio leone della politica, esperto e cinico, spregiudicato e pregiudicato (è agli arresti domiciliari per scontare due sentenze definitive, ben due, mica una, e sempre per bancarotta). Matteo ascolta e ricambia l’affetto.
Così, invece di andare in Parlamento a riferire come gli chiedono le opposizioni, va a radio Rtl 102,5 ed è lì che difende Tommaso Verdini, l’altro figlio di Denis, finito pure lui ai domiciliari, accusato di corruzione e turbativa d’asta in un’inchiesta su alcuni appalti Anas (ricorderete che Salvini è ministro delle Infrastrutture): «Conosco il fratello di Francesca… ed è un ragazzo in gambissima».
GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Gli dicono: guarda che sei fuori liturgia, un vicepremier non può parlare come un avvocato difensore. Ma lui, pure stavolta, non risponde: è di spalle e sta offrendo una candidatura blindata a Roberto Vannacci, il generale della Folgore che ha scritto Il mondo al contrario, un libro pieno di robaccia, tra razzismo e omofobia (Guido Crosetto, responsabile della Difesa, le definì «farneticazioni personali»). Però a Salvini piacciono. È certo che il generale possa rastrellare voti a destra. Molto a destra. Troppo.
La Lega, su Vannacci, si spacca. C’è l’eloquente silenzio pneumatico e imbarazzato dei governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, ci sono le occhiate rassegnate di Giancarlo Giorgetti. Parla, invece, Lorenzo Fontana, presidente della Camera — ed è una vera sorpresa, per il riserbo e la compostezza con cui interpreta il suo ruolo istituzionale: «Il libro di Vannacci? Non ho alcuna intenzione di leggerlo».
giorgia meloni e matteo salvini.
Si preoccupa, Salvini? No. La Lega, per adesso, è sotto il suo comando assoluto. Decide lui. Tutto (se, ogni tanto, avete l’impressione conti qualcosa Andrea Crippa, il suo vice, siete fuori strada: è solo un portavoce rifinito). Nel partito, del resto, il clima è sostanzialmente grigio. Con rari lampi di clamorosa comicità. Come quando il capo spedisce un questionario ai militanti. Ci sono domande tipo: «Compreresti un’auto elettrica?». Oppure: «Meglio Trump, Joe Biden o Michelle Obama, Nikki Haley, Robert F. Kennedy Jr?». Un’anima pia aveva sparso la voce ci fosse anche il quesito: «Meglio la polenta o la carbonara?», ma poi s’è capito che era una fake news.
La Meloni, però, sa che da Salvini può aspettarsi davvero qualsiasi mossa. E non è casuale che, nella conferenza stampa di fine anno (tenuta, in realtà, il 4 gennaio), la premier si sia rivelata a lungo spavalda, per poi mutare tono, la voce quasi un soffio prudente, solo quando gli hanno chiesto appunto di lui, di Matteo.
meme giorgia meloni matteo salvini
La premier confida ai suoi più stretti collaboratori (il potente sottosegretario Fazzolari, la sorella Arianna e poi boh, certo non il mitico Lollobrigida, detto anche «Gatto Silvestro», per l’abnorme quantità di gaffe in cui s’infila) che, da qui a giugno, la vera opposizione, gli inciampi saranno quelli provocati dall’agenda quotidiana del capo leghista, più che da Elly Schlein — al netto di qualche scenetta a Montecitorio, buona per croccanti articoli di colore.
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