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    A LETTA E SALVINI NON RESTA CHE MANTENERE IL “VIRUS QUO” – IL SEGRETARIO DEL PD DEFINISCE “SENZA SENSO” L’IDEA DI UN MEGA-RIMPASTO CON L’INGRESSO DEI LEADER DI PARTITO NEL GOVERNO DRAGHI, MA TIENE APERTA LA PORTA DELLA TRATTATIVA CON LA LEGA – SIA IL SOLDATINO DELL’ESTABLISHMENT SIA IL “CAPITONE” SONO CONVINTI CHE NON CI SARANNO ELEZIONI ANTICIPATE, E NESSUNO DEI DUE VUOLE UNA MAGGIORANZA “URSULA”. AL NAZARENO PUNTANO SULLO SCENARIO “CASA CHE BRUCIA”: CON I CONTAGI FUORI CONTROLLO, SARÀ NECESSARIO MANTENERE MATTARELLA AL COLLE E DRAGHI A PALAZZO CHIGI (ALMENO FINO A SETTEMBRE)


     
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    1 - DAGOREPORT - ALLA FINE MATTARELLA SARÀ BEN FELICE DI FARE IL BIS A TEMPO DETERMINATO. UNICA CONDIZIONE, DRAGHI DOVRÀ RIMANERE A PALAZZO CHIGI - I PALAZZI MORMORANO CHE NON SONO POCHI I PARLAMENTARI CONTATTATI DA UOMINI DEL COLLE AFFINCHÉ, DOPO LE PRIME VOTAZIONI A VUOTO, DECOLLI L’APPELLO DEI PARTITI DEL GOVERNO PER IL BIS DI SERGIONE

    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-nbsp-fine-mattarella-sara-ben-felice-fare-bis-295951.htm

    ENRICO LETTA MATTEO SALVINI ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

     

    2 - LETTA BLOCCA IL RIMPASTO: «NO AL GOVERNO DEI LEADER»

    Alberto Gentili per “il Messaggero”

     

    Enrico Letta, una volta chiusa la partita del Quirinale con un accordo di unità nazionale, chiederà «un nuovo patto di governo fino al 2023». Il segretario dem, che sabato riunirà la Direzione, non ha però alcuna intenzione di accettare la proposta di Matteo Salvini di un mega-rimpasto, con l'ingresso di tutti i leader di partito nell'esecutivo guidato da Mario Draghi, «per rafforzare il governo alzandone il livello politico e dunque sostenere al meglio il premier», come spiega il leader leghista.

    mario draghi sergio mattarella mario draghi sergio mattarella

     

    Un'idea che Letta definisce «senza senso». «Questa proposta», affermano al Nazareno, «nasce dalla difficoltà di Salvini che, quasi alla disperazione a causa della candidatura di Berlusconi che ha innescato uno stallo della trattativa, ha deciso di tirare la palla in tribuna».

     

    Segue spiegazione: «Pensare che Letta, Conte, Salvini, Tajani entrino nel governo è una fesseria. E' irrealistico credere che nell'anno che precede le elezioni, i segretari di partito stiano al governo rinunciando alla campagna elettorale». Però al Nazareno non chiudono affatto la porta alla trattativa.

     

    matteo salvini riccardo molinari foto di bacco matteo salvini riccardo molinari foto di bacco

    Tanto più che in queste ore sono state accolte «con molto interesse» la dichiarazione del capogruppo leghista Riccardo Molinari, che ha parlato di «piano B» con cui archiviare la candidatura di Berlusconi, e quella dello stesso Salvini, pronto a garantire il sostegno della Lega «a prescindere da chi sarà il premier».

     

    Parole interpretate dai vertici del Pd come un possibile via libera della Lega all'ascesa di Mario Draghi al Quirinale e come l'archiviazione della candidatura di Berlusconi: «Sappiano che il Cavaliere si è molto arrabbiato, se sono rose fioriranno...». Di certo, c'è che Salvini si è irritato e non poco per la bocciatura del «governo dei leader»: «Il Pd si conferma il partito dei no».

     

    draghi letta draghi letta

    E continua a volere Draghi a palazzo Chigi: «Matteo ha detto che la Lega resterà comunque al governo», spiegano nell'entourage del leader leghista, «solo per far capire al Pd che non usciremo mai dall'esecutivo e che si possono dimenticare una maggioranza Ursula con Forza Italia, senza la Lega».

     

    In realtà neppure Letta, convinto com' è che senza un accordo di unità nazionale per il Quirinale accompagnato dal «nuovo patto di governo» si andrà rapidamente a elezioni anticipate, vuole la maggioranza Ursula, dal nome della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen eletta a Strasburgo con una maggioranza che includeva Pd, M5S e Forza Italia. Non la Lega.

     

    letta meloni salvini letta meloni salvini

    E non la vuole, in quanto avere Salvini all'opposizione vorrebbe dire assistere a un nuovo suicidio del Pd, come accadde nel 2011 quando Bersani decise di rinunciare al voto anticipato per sostenere Mario Monti. Il primo nodo da sciogliere però ora è quello del Quirinale, Letta all'appuntamento del 24 gennaio intende arrivare con un nome condiviso da una maggioranza «più ampia possibile».

     

    Sia per preservare Draghi, sia per scongiurare l'ascesa di Berlusconi sul Colle. Ipotesi, per la verità, che ora dopo ora al Nazareno considerano con sollievo «sempre più remota», grazie al progressivo sganciamento di Salvini e per la scelta di Giovanni Toti & C. di spingere per un «accordo di unità nazionale».

     

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    Possibile eclissi di Berlusconi a parte, di questioni da risolvere ce ne sono tante altre. Salvini, che punta su Letizia Moratti, continua a indicare come soluzione per il Colle un «candidato condiviso, di alto profilo e di centrodestra». Letta però resiste: «Non è vero che il pallino ce l'ha il centrodestra, in Parlamento hanno il 40-45%. Dunque nessuno faccia il giochetto di dire, leviamo Berlusconi e voi ci votate un altro dei nostri. Chi l'ha detto che dobbiamo pagare un prezzo per la rinuncia di Berlusconi?!».

    ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

     

    Replica di Salvini attraverso i suoi: «Da decenni la sinistra si sceglie il Presidente, ora tocca a noi che abbiamo in Parlamento la maggioranza relativa».

     

    LA CARTA MATTARELLA

    Visto lo stallo, Letta vedrebbe con favore il bis di Sergio Mattarella. «Sarebbe il massimo», si è lasciato sfuggire martedì in tv. Certo, il capo dello Stato ha già scandito decine di no, ma per il segretario dem la posta in gioco è talmente alta (il destino di Draghi) che continua a coltivare la speranza che alla fine Mattarella accetti, in quanto solo con lui al Quirinale sarebbe sicura la permanenza di Draghi a palazzo Chigi.

     

    SERGIO MATTARELLA SERGIO MATTARELLA

    Il problema è creare le condizioni per la rielezione. Come? Al Nazareno sperano che il Generale Covid corra in soccorso: «Se il 24 gennaio avremo un'alta percentuale di grandi elettori positivi al virus, sarà indispensabile un'intesa alla prima votazione e solo sul nome di Mattarella questa convergenza sarà possibile. Tanto più che se si renderà necessario introdurre l'obbligo vaccinale generalizzato, a palazzo Chigi servirà un premier molto forte...». Draghi, appunto.

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