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    L’UE SI SCAPPELLA DAVANTI AL PNRR ITALIANO: “IMPRESSIONANTE” – IL VICE PRESIDENTE ESECUTIVO DELLA COMMISSIONE EUROPEA, L'OLANDESE FRANS TIMMERMANS (GRANDE TIFOSO DELLA ROMA): “ERAVAMO DISPERATI PER IL FATTO CHE NON SI RIUSCIVA A FAR RIPARTIRE L’ITALIA, NONOSTANTE IL SUO POTENZIALE INCREDIBILE. ORA SI PUÒ SOLO PROVARE UNA SENSAZIONE DI GIOIA" - SULLE POLEMICHE PER IL PRESUNTO DIVIETO DA PARTE UE DI AFFITTO E VENDITA DI ABITAZIONI CHE NON ABBIANO AVUTO UN AGGIORNAMENTO DELLA CLASSE ENERGETICA DICE CHE…


     
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    Giovanni Maria Del Re per “Avvenire

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    Non c'è alternativa alle misure per la lotta al cambiamento climatico, la maggiore sfida alla sicurezza per il mondo. Siamo ancora in tempo, ma bisogna convincere anche i cittadini. E intanto l'Italia fa la sua parte: il Pnrr è «impressionante».

     

    Parola di quello che molti definiscono il «Mister clima» dell'Ue, vice presidente esecutivo della Commissione Europea, l'olandese Frans Timmermans, responsabile per il Green Deal (il «Patto Verde») dell'Unione.

     

    Vicepresidente, di recente Lei ha detto che il cambiamento climatico è la maggiore minaccia alla sicurezza che il mondo abbia mai affrontato.

    In realtà siamo già nel mezzo della crisi climatica. Registriamo 50 gradi nel Canada Nord-Occidentale in estate, incendi e fusione del permafrost in Siberia, tornado nella Repubblica Ceca, desertificazione dell'Africa.

    draghi draghi

     

    A un certo punto una parte del pianeta non sarà più abitabile. Milioni di persone cominceranno a litigare sul cibo, in alcune aree stanno già litigando per l'acqua. È assolutamente una questione di sicurezza: se saltano i raccolti, si ripetono le pandemie, milioni di persone cominciano a spostarsi, ci saranno tensioni, conflitti.

     

    Che cosa dobbiamo fare?

    Anziché credere che la crisi riguardi solo gli altri, dovremmo essere tutti alleati nella lotta al cambiamento climatico, perché siamo tutti nella stessa barca. Dobbiamo lavorare per politiche efficaci di adattamento al cambiamento climatico, dando ai Paesi in via di sviluppo gli strumenti per adattare le proprie infrastrutture, la propria agricoltura, il proprio ambiente naturale.

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    Dobbiamo creare le condizioni per far sì che si investa in questi Paesi per creare fonti rinnovabili. Seicento milioni di africani non hanno ancora accesso all'elettricità: immagini che cosa significherebbe portare loro elettricità con energia solare o eolica: cambierebbe le loro vite, darebbe loro opportunità di lavoro, di istruzione. Contribuiremmo così ad affrontare anche la questione migratoria, ma sarebbe anche un'enorme possibilità economica per l'Europa.

     

    C'è chi è rimasto deluso dalla Cop26, importanti decisioni sulle misure per centrare l'obiettivo del limite a 1,5° sono state rinviate a fine 2022, gli esperti sostengono che con quelle attuali andiamo vero i 2,4°. Siamo ancora in tempo?

    Certo che siamo in tempo. Del resto sono un po' più ottimista sulle stime: resto convinto che se applicassimo tutte le misure già decise resteremmo al di sotto dei due gradi. Inoltre, non dimentichiamo che all'inizio della Cop26 c'erano Paesi che non volevano neppure accettare un limite a due gradi, e tanto meno 1,5°, che è invece uscito come accordo dalla Conferenza.

     

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    Un gran bel risultato, anche se naturalmente l'Ue avrebbe voluto andare anche oltre. E non è da poco che India e Cina abbiano accettato almeno di ridurre, anche se non di eliminare progressivamente, l'utilizzo del carbone.

     

    Parlando d'Italia, come giudica il Pnrr del governo, che come richiesto dedica oltre un terzo delle risorse a misure climatiche?

    Sono assolutamente impressionato. Quando ho visto la prima bozza la mia prima reazione è stata: hanno davvero capito che cosa serve.

     

    Se si guarda alle stime di crescita dell'Italia attuali, sta già funzionando molto bene. Era davvero da molto tempo che non si vedevano questi livelli per il Paese: eravamo disperati per il fatto che non si riusciva a farlo ripartire, nonostante il suo potenziale incredibile. Ora si può solo provare una sensazione di gioia, faccio i miei complimenti.

     

    La lotta al cambiamento climatico impatta direttamente su tutti noi. E non mancano le polemiche, come quelle sulla Commissione per il presunto divieto di affitto e vendita di abitazioni che non abbiano avuto un aggiornamento dalla classe energetica G alla F. Conferma che il divieto non c'è?

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    Certamente. Posso assicurare ancora una volta gli italiani che possono vendere e affittare i loro immobili senza problemi anche senza aver effettuato la ristrutturazione.

     

    È vero che avete «cambiato idea» dopo le proteste italiane legate alle indiscrezioni stampa?

    Se un giornale scrive che qualche burocrate a Bruxelles può venire a togliervi la casa, o impedire di vendere l'immobile, e poi noi smentiamo, non è che siamo noi ad aver cambiato idea. Semplicemente correggiamo quella che era una falsa notizia. A Bruxelles non ci mettiamo a dettare regole sulla proprietà delle vostre abitazioni. Al contrario, speriamo che con l'aiuto nostro e del governo italiano possiamo far aumentare il valore degli immobili e far calare la bolletta energetica.

     

    Secondo nostre stime, facendo passare un edificio dalla classe energetica G alla classe F si aggiunge un 29% al valore dell'immobile. Se si può farlo con fondi pubblici, si ripaga da solo. Basta guardare a tutti i sussidi che lo Stato italiano dà ai cittadini per pagare le bollette energetiche: pensiamo come potrebbe esser utilizzato quel denaro in istruzione, sanità, cultura. Mentre ora è denaro letteralmente buttato dalla finestra. Sono stato a Roma nel fine settimana, e ho parlato con il sindaco, il mio amico Roberto Gualtieri: mi ha detto che il costo della bolletta energetica per le scuole della Capitale è di oltre 100 milioni di euro l'anno. E sappiamo che ci sono classi in cui i ragazzi siedono al freddo.

     

     Lei capirà ovviamente la sensibilità in materia...

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    Ma certo. Ci rendiamo assolutamente conto che è una questione molto importante. Stiamo parlando delle case della gente. E questo prova quanto sia profondamente intrusiva la crisi climatica, che richiede misure come queste che toccano da vicino la vita delle persone. La grande sfida è riuscire a convincere i cittadini che abbiamo urgente bisogno di questa trasformazione, che capiscano quel che stiamo facendo, lo sostengano e comprendano che ne traggono benefici, che dobbiamo farlo per i nostri figli e nipoti.

     

    Ha suscitato molte critiche anche un'altra vostra proposta, del luglio scorso, che include veicoli e abitazioni nel mercato Ets (permessi di emissione, ndr). La paura è che, imponendo un costo sulle emissioni delle case e dei carburanti, si crei una sorta di «tassa nascosta»...

    Ha ragione, all'inizio ci sono state varie critiche. Poi però gli Stati membri e il Parlamento Europeo sono giunti alla conclusione che il problema delle emissioni dei trasporti e dei riscaldamenti c'è davvero. Si possono fare tre cose: normative, tasse o il mercato delle emissioni. La strada delle imposte è stata tentata in Francia, e abbiamo avuto i «Gilet Gialli».

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    La normativa ce l'abbiamo solo in parte con la direttiva sull'efficienza energetica, ma se dovessimo ottenere tutto con le leggi, sarebbe estremamente intrusivo. Allora il sistema migliore è una imposta sui fornitori di energia per il settore abitativo e per i trasporti, per obbligare loro a pagare per le emissioni di CO2 attraverso l'Ets.

     

    Il che genera un gettito per gli Stati membri, che potrà esser restituito ai cittadini che sono a maggior rischio di povertà energetica. La discussione con le capitali in effetti si sta spostando su quanto grande dovrebbe essere il Fondo sociale per il clima, quanti dei soldi che arrivano dal mercato Ets dovrebbe andare a finanziarlo. Più soldi ci sono, più sarà possibile compensare i cittadini.

     

    Intanto c'è chi ritiene che i prezzi energetici stiano crescendo anche per colpa delle misure a difesa del clima. Cosa risponde?

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     I prezzi energetici attuali non c'entrano niente con le politiche per il clima, sono invece strettamente legati a una situazione molto specifica del mercato energetico, alla enorme domanda di gas in un momento in cui l'offerta è insufficiente. I dati sono chiari.

     

     La risposta è anzitutto nella diversificazione delle fonti energetiche, in modo da non esser dipendenti da un solo fornitore. Il modo migliore è investire massicciamente nelle rinnovabili, che oltretutto costano molto meno: quanto più rapidamente lo facciamo, tanto meno avremo bisogno di gas. Questo naturalmente non significa che saremo completamente indipendenti dal gas, ci servirà ancora a lungo.

     

    Parliamo di un argomento che sta suscitando polemiche e tensioni a livello europeo tra Francia e Germania: l'inclusione del nucleare come fonte energetica «verde» in quanto a bassa emissione di CO2.

    Decideremo nei prossimi giorni con la tassonomia (l'elenco delle fonti suscettibili di finanziamenti Ue in quanto tutelano il clima, che sarà pubblicato a gennaio, ndr). Il grande vantaggio del nucleare è che è a emissione zero. E questo aiuta nel periodo di transizione (verso l'obiettivo del taglio del 55% delle emissioni rispetto al 1990 entro il 2030, ndr).

     

    Questo non vuol dire che sia «verde», ma certo può essere utile per il clima avere il nucleare anziché fonti a combustibili fossili. Ovviamente restano sfide da affrontare: le scorie, il fatto che è molto costoso, e poi pianificare una centrale nucleare richiede diversi anni.

    FRANS TIMMERMANS E MASSIMO DALEMA FRANS TIMMERMANS E MASSIMO DALEMA FRANS TIMMERMANS FRANS TIMMERMANS Frans Timmermans Frans Timmermans TIMMERMANS MAGLIETTA ROMA TIMMERMANS MAGLIETTA ROMA frans timmermans frans timmermans

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