Estratto dell’articolo di Leandro Del Gaudio per il Messaggero
(...)
leclerc
È andata così la storia dell'arresto di quattro presunti scippatori, provenienti da Napoli, protagonisti di un colpo diventato - almeno tra i vicoli del Cavone, a Napoli - qualcosa di leggendario: lo scippo dell'orologio gioiello dal polso di Leclerc, con una fuga a dir poco rocambolesca.
Una storia che si conclude appena pochi giorni fa, con gli arresti dei quattro presunti scippatori, al termine di una caccia all'uomo messa a segno dai carabinieri, che offre oggi un retroscena inedito: quello dell'inseguimento di Leclerc verso due dei quattro banditi che gli avevano scippato il "Richard Mille" che portava al polso, esemplare - bene ricordarlo - valutato 2 milioni e mezzo di euro. In cella sono finiti, Luciano Allinoro, Davide Stefanoni, Annamaria Nocerino, Francesco Pinto.
Già, perché dalle carte degli arresti emerge il tentativo dell'asso monegasco di inseguire i due malviventi in fuga, in una sorta di circuito improvvisato per le strade di Viareggio. Nella misura cautelare viene specificato il ruolo dei quattro napoletani, indicati - a vario titolo - come organizzatori e concorrenti del furto del secolo.
le immagini delle telecamere che hanno permesso di ricostruire lo scippo ai danni di leclerc
Sono le 22,15 del 18 aprile dello scorso anno, in una strada del comune toscano. Il piano è abbastanza semplice, dura pochi istanti: uno dei rapinatori scende dallo scooter e si avvicina a Charles Leclerc, fingendo entusiasmo e stupore di fronte al pilota di fama mondiale. «Con insistenza - si legge nella misura cautelare - chiedono a Leclerc di fare delle foto con lui, che si trovava a bordo della sua autovettura, modello Ferrari». Dopo aver vinto la naturale ritrosia, Leclerc esce dall'abitacolo, si fa immortalare, ma uno dei quattro scippatori (Francesco Pinto, secondo il giudice) gli strappa l'orologio "Richard Mille". Pochi secondi dopo è di nuovo in sella allo scooter, convinto di averla fatta franca.
le immagini delle telecamere che hanno permesso di ricostruire lo scippo ai danni di leclerc
LA REAZIONE La storia, però, si complica e la scena si fa dinamica, secondo quanto ricostruito dai carabinieri. A questo punto infatti Leclerc non demorde, torna al volante della sua Ferrari e dà inizio a un inseguimento «che si conclude all'altezza del parcheggio di via Petrarca». A questo punto infatti i due malviventi, incalzati dal pilota, «cadevano dallo scooter, perdendone il controllo».
È sempre Francesco Pinto a tornare alla carica, precipitandosi contro Leclerc, «impedendogli di uscire dall'abitacolo». È la fase delle minacce, secondo il gip: «Pinto usava violenza e minaccia contro il Leclerc, impedendogli di scendere dall'autovettura e di usare il cellulare per chiedere aiuto, tentando di afferrarlo, per poi minacciare di fargli del male estraendo e puntandogli contro un coltello, potendo poi riprendere definitivamente la fuga». Una fuga che durerà un anno, per i quattro presunti banditi napoletani. Vengono dalla zona del Cavone e di rua Catalana, sarebbero protagonisti di un altro retroscena, questa volta legato alla difficoltà di piazzare il prezioso "Richard Mille".
le immagini delle telecamere che hanno permesso di ricostruire lo scippo ai danni di leclerc
Sono bastate infatti poche ore per realizzare che il bottino era difficile da vendere, dal momento che recava la firma serigrafata di "Charles Leclerc", modello unico al mondo. Ed è in questo scenario che la scorsa estate, si consuma una vendita al ribasso, orologio piazzato per 300mila euro versati da un cittadino spagnolo rimasto anonimo. Doveroso dire che è risultata decisiva la capacità del pilota di riconoscere uno dei presunti aggressori in fuga sul circuito anomalo di Viareggio.
le immagini delle telecamere che hanno permesso di ricostruire lo scippo ai danni di leclerc leclerc gp australia