Maurizio Belpietro per “la Verità”
IL NUOVO HOTEL DI GIANNI ZONIN
La notizia arriva come uno sberleffo nei confronti di decine di migliaia di persone che hanno perso tutti i propri risparmi. Manca solo la foto con il bicchiere in mano per il brindisi d' ordinanza e poi il dileggio è completo. Di che cosa parliamo? Di un articolo comparso sulle pagine del Messaggero Veneto, quotidiano locale del gruppo Espresso.
Titolo: «Hotel di lusso e wine bar: Zonin apre in Scozia e fa affari d' oro». In esso si dà conto dei successi della famiglia vicentina, quella del vino, ma soprattutto quella il cui capostipite, Gianni, è stato per anni il padre padrone della Banca Popolare di Vicenza.
Il banchiere vinaio per un quarto di secolo ha dettato legge nell' istituto di credito, comprando terre in ogni angolo d' Italia per la sua azienda e accompagnando gli acquisti con l' apertura di nuovi sportelli della Bpvi.
Come sia andata a finire l' avventura bancaria del Doge, così lo chiamavano in Veneto per il portamento ritto e lo sguardo altero, si sa: un crac di miliardi che ha bruciato gli «sghei» di un' intera regione, mettendola sul lastrico. Pensionati, operai, impiegati, imprenditori e milionari: tutti accomunati dalla colossale fregatura.
IL NUOVO HOTEL DI GIANNI ZONIN
I primi a detestarlo e a sognare di vederlo sul banco degli imputati sono i suoi colleghi, industriali e Cavalieri del lavoro, gente con cui andava a cena la sera e che invitava nelle sue tenute per rilassanti battute di caccia. Gli stessi che Zonin finanziava, ma la banca poi chiedeva che parte di quei soldi così generosamente prestati venissero usati per comprare azioni dello stesso istituto di credito.
L'operazione, che si chiama in gergo «baciata», serviva a tener alto la quotazione in Borsa e di conseguenza a far credere che tutto andasse a gonfie vele. Più il titolo saliva e più la gente credeva di avere trovato nella Popolare di Vicenza la gallina dalle uova d' oro. Una banca solida, del territorio, su cui investire. Il sistema alla fine è crollato sotto il peso dei crediti concessi con facilità e mai più restituiti.
gianni zonin con i figli
Un patrimonio in fumo senza nessuna possibilità di essere recuperato. Da quel momento il Doge ha smesso di girare a testa alta in città, preferendo inabissarsi come un sottomarino in fuga dai radar nemici. Tanto prima appariva a ogni ricorrenza e celebrazione, a ogni taglio di nastro e brindisi, tanto poi è sparito agli occhi dei suoi ex amici e clienti. Qualcuno lo dà rinchiuso nella sua villa di Gambellara. Altri lo hanno segnalato in una tenuta in Friuli.
francesco e gianni zonin
Di certo a giugno lo hanno fotografato in via Monte Napoleone, a Milano, mentre faceva shopping con la moglie. Nel frattempo, mentre la Procura indagava e si preparava a rinviarlo a giudizio, Zonin ha fatto sparire i beni al sole, cedendo ai figli azienda e immobili. Mentre decine di migliaia di risparmiatori sono stati spogliati dei propri risparmi, il Doge si è spogliato dei propri averi donandoli agli eredi. Semplice, no? E così mentre altri, dopo aver perso tutto, macinano un disastro dietro l'altro, Zonin può macinare nuovi successi. È il Messaggero veneto a segnalare l' ultimo messo a segno dall' azienda di famiglia con i wine bar di lusso. Uno sberleffo, appunto. Come dicevamo, l'articolo non è accompagnato da una posa con il calice in mano ma da una foto di repertorio, con il patron e i figli, tutti ovviamente con le bottiglie della casa. Ma basta leggere per sentire montare lo sdegno.
GIANNI ZONIN
La cronaca racconta di un progetto che ha debuttato a Edimburgo, in Scozia, dal nome The Wine house & Hotel 1821, un albergo boutique con sole quattro suite e wine bar interno, oltre a una cocktail lounge e un' area dedicata al business.
«Ciascuna camera», precisa il cronista, «è ispirata allo stile delle tenute italiane controllate da Zonin 1821». Ma c' è di più: «Uno degli elementi centrali della struttura alberghiera, ricavata all' interno di una dimora in stile georgiano, è la wine library, concepita come luogo di diffusione della cultura enologica».
GIANNI ZONIN E VINCENZO CONSOLI
E, come ci informa il quotidiano del Nordest, tutto è progettato da un fior di architetto, con tanto di marmi rossi di Verona e legni pregiati. E lì, tra un libro e un soprammobile in stile, i clienti possono degustare i cru delle tenute Zonin. Un progetto che presto sarà replicato in diversi angoli del mondo «per consentire ai nostri ospiti di essere parte della nostra famiglia», ha dichiarato uno dei figli di Gianni Zonin, il banchiere vinaio. Chissà, se anche i clienti-truffati della Popolare di Vicenza vorranno stringersi a loro per sentirsi parte della famiglia. Chissà se fra loro ci sarà chi vorrà brindare al Doge e ai suoi castelli. Chissà, soprattutto, a cosa penseranno alzando il calice.