Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”
donna mangia dalla ciotola del cane
«Prendo il cane due ore per andare a fare una passeggiata al parco, giusto il tempo di fare amicizia con una che ci sta, e poi lo lascio». «E io lo tengo nel fine settimana per far giocare i bambini e poi lo restituisco». Gli animali inteneriscono anche i cuori più duri e predispongono a nuove conoscenze; fanno bene ai più piccoli, li rendono più socievoli. Tutto vero. Ma è quel «poi lo lascio» e «poi lo restituisco» che suona male. Non sono mica oggetti che si pigliano in prestito e in seguito si mollano. Ma questo agli americani poco importa.
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Negli Stati Uniti, dopo le automobili e le biciclette, ora condividono pure i cani: è l' ultima trovata dello sharing economy. Il passo successivo sarà quello di dividersi i bambini.
Per il momento sembrerebbe un fenomeno scoppiato oltreoceano che «piace a chi teme le responsabilità, a chi non ha tempo e soldi da spendere», dicono. Ma è anche un espediente commerciale partorito dalla mente di chi gli animali non li ama.
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Adottare un cucciolo è una gioia immensa e privarsene un dolore infinito. Già con i divorzi abbiamo sentito storie strazianti di cani e gatti costretti a vivere con uno della coppia e a trascorrere i week end con l' altro. È vero succede pure ai figli di ritrovarsi a vivere con un solo genitore, però almeno i bambini o gli adolescenti possono esprimere il loro parere, e magari scegliere con chi andare.
Agli animali qualcuno ha chiesto cosa ne pensano? Ai veterinari lo abbiamo chiesto e sono tutti d' accordo: il "dog sharing" non è salutare, genera confusione e confonde l' animale, che non riesce ad identificarsi in un nucleo familiare o in una persona precisa. E quando finisce la giornata giocosa, rischia di ritrovarsi da solo.
borrow my doggy
Non si tratta di prendersi cura di un cane abbandonato dividendo le spese veterinarie, nel dog sharing, la bestiola viene sballottata tra più persone per il gusto di ritrovarsi a giocherellare con un quattrozampe per qualche ora. E ognuno paga la propria parte.
BRUTTE MANIE
Spartirsi un animale sembra essere una mania anche delle famiglie che pur avendo già un cane, decidono di condividerlo, secondo un calendario stabilito, per recuperare un po' di spese e tempo libero da dedicare ad altro. Belle famiglie...egoisti.
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Nato inizialmente solo con gruppi dedicati sui social, il nuovo fenomeno è sostenuto da una pioggia di applicazioni e servizi specializzati. E sembrerebbe già uscito dai confini americani per approdare in Europa, con successo a Londra, dove «non pochi condomini vietano la presenza di animali», si giustificano.Tra le app dedicate ci sono BorrowMyDoggy (prendi a prestito il mio cane, il nome dice tutto), Share a Dog e altre, perché quello del pet care è un business che cerca di estendersi ad altri animali.
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Qualcuno ha già provato con i gatti: pensate alla gioia di un micio quando cambia casa. Che felicità... Il piccolo felino soltanto per un divano spostato tiene il muso per giorni. Comunque gli animali non sono giocattoli, sono senzienti, hanno una sensibilità, oltre che un' anima, un carattere, alcuni sono più introversi, altri più estroversi, si affezionano, amano, conoscono la fedeltà e la lealtà, a differenza di molti esseri umani, e soffrono l' abbandono. Il fatto che facciano le feste a quasi tutti gli esseri umani, non vuol dire nulla: sono gioiosi e bisognosi di un rapporto a due proprio come noi.
L' EDUCATORE
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E c' è chi come Roberto Marchesini, etologo e direttore della scuola per educatori cinofili, vede una possibilità nella condivisione. Ma «il tutto deve avvenire in modo corretto, attraverso una adeguata preparazione delle due persone che, seppur attraverso una libera espressione della loro personalità, devono avere comportamenti coerenti e simili rispetto al cane. Questa potrebbe essere una buona soluzione per dare al cane l' opportunità di non rimanere troppe ore da solo».
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Gli americani sono strani: da un parte ci sono quelli che praticano il dog sharing e dall' altra quelli che - al momento dell' acquisto o dell' affitto di una casa - prevedono la stanza del cane. E la fanno arredare dall' architetto senza badare a spese. È una tendenza molto forte a New York, dove c' è chi smantella la stanza dedicata agli ospiti, trasformandola in uno spazio super confortevole per il proprio pet. Le sale presentano ogni tipo di comodità, a misura di cane: divano, letto, poltrona e bagno con grande vasca per il lavaggio. E sulle pareti quadri a tema animalier.
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Alcuni cagnolini vip, vantano addirittura interi appartamenti. I palazzi di Central Park offrono stanze per cani, pappagalli, gatti, tartarughe e coniglietti. Monolocali di 50 metri quadrati super lussuosi dove gli animali possono sbizzarrirsi in giochi, dormire rilassati e coccolati in assenza del proprio padrone, partito per un viaggio d' affari. Non solo.
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Hunt Slonem, un affermato artista di Brooklyn specializzato in ritratti umoristici di conigli, ha ricavato all' interno del proprio appartamento una sala di oltre centro metri quadrati per farne una gigantesca voliera per i suoi oltre 60 uccelli, salvati da abbandono e maltrattamento. Tutti gli animali vivono in gabbie sospese e aperte. E l' inusuale pavimentazione importata dal Nicaragua permette di mascherare i bisognini dei volatiliTocco da artista.
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