DAGONOTA
lorenzo guerini
Alla direzione nazionale della prossima settimana la corrente di Base Riformista di Guerini arriverà con un ultimatum alla segreteria multigender Elly Schlein: “O si cambia tutto, oppure ce ne andiamo dal Pd”
FASSINO
Estratto dell'articolo di Andrea Bulleri per “il Messaggero”
Al Pd, per risollevarsi, servono «proposte più chiare» sui temi che interessano ai cittadini: lavoro, fisco, pensioni, ma anche Europa e transizione ecologica. A dirlo è Piero Fassino, uno dei padri nobili del Pd, già segretario dei Ds dal 2001 al 2007 e oggi deputato dem.
ELLY SCHLEIN diretta social
Cominciamo dal voto sulle armi a Bruxelles. Diversi europarlamentari Pd sono orientati per il no o l'astensione: si rischia di rompere l'unità del partito sulla guerra in Ucraina?
«Partiamo da un dato sostanziale. La guerra è nata con l'aggressione della Russia all'Ucraina, che combatte per difendere la propria libertà e sovranità, non solo la propria ma anche la nostra. Uno sforzo che va sostenuto con tutto il nostro sostegno, politico, economico e militare».
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Schlein però non ha chiesto agli europarlamentari di votare a favore. Una linea ambigua?
«Mi sembra che nei suoi pronunciamenti pubblici Schlein sia sempre stata molto chiara sulla necessità di sostenere Kiev, anche con l'invio di armi. I nostri voti lo dimostrano. Dopodiché tutti sosteniamo la necessità di mettere in campo ogni sforzo per un negoziato di pace. Ma bisogna essere consapevoli che i margini sono stretti: Putin rivendica l'annessione di una parte del territorio ucraino e dice che non intende trattare la sua restituzione, ma gli ucraini legittimamente non accettano una mutilazione del loro Paese».
lorenzo guerini foto di bacco
Veniamo al flop amministrative. Non le sembra un tentativo di autoassolversi, dire - come fanno autorevoli dirigenti dem - che all'arrivo di Schlein i giochi erano già fatti?
«Penso sia ragionevole non caricare sulle spalle del segretario in carica da due mesi l'esito elettorale negativo: le ragioni della sconfitta sono maturate in un tempo più lungo. Però si tratta di una sconfitta grave che va affrontata seriamente. Dire "dateci tempo, risolveremo", non basta».
Dove ha sbagliato, il gruppo dirigente?
«Non si tratta di cercare l'errore, ma di sapere che la sinistra vive difficoltà in tutta Europa. Basta guardare gli esiti elettorali di questi anni. Non è un alibi, ma un'aggravante: rischiamo che alle Europee si concretizzi una maggioranza popolari-conservatori. Per quel che riguarda il Pd, vedo il maggiore problema nella perdita di radicamento. Non si crea una classe dirigente credibile a livello locale senza un rapporto stretto con la società, le sue domande e le sue aspettative».
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Le Comunali erano il cavallo di battaglia dem. Che è successo?
«Si sono indeboliti i nostri legami con la società, la capacità di raccogliere domande e bisogni e tradurli in proposte. In passato non è stato così. E noi ci siamo adagiati su quella rendita di posizione».
Girano voci (smentite) di rimpasto in segreteria. Sarebbe utile?
«Non inseguiamo scorciatoie. Tutti dobbiamo lavorare per rilanciare il Pd, in spirito di collaborazione con la segretaria. Naturalmente occorre che lei sia capace di coinvolgere tutti, saper ascoltare e fare sintesi. Avendo fatto il segretario per sette anni, so che è chi guida che ha il maggior interesse all'unità».
piero fassino
Sta dicendo che finora Schlein ha agito in solitudine?
«Non do un giudizio dopo soli due mesi. Dico che l'unità del partito non dipende dal fatto che vinca una posizione o un'altra, ma dalla capacità di chi guida trovare un punto di condivisione in cui tutti, o una larga maggioranza, possano riconoscersi».
Sono mancate delle proposte concrete, da parte del Pd in questi mesi?
«Penso che il Pd debba rendere più chiare le sue proposte. Dalla questione dei redditi fino alle pensioni, al fisco e all'Europa. Come rilanciamo la crescita? Come affrontiamo la transizione energetica? Servono proposte credibili e convincenti, in cui i cittadini riconoscano le risposte ai loro problemi. E perché siano tali, c'è bisogno di un'elaborazione in cui tutti vengano chiamati a partecipare. Il rilancio del Pd non riguarda solo chi lo dirige. Coinvolgere tutti è la condizione per farcela».
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