DAGONOTA
Lloyd Austin Yoav Gallant
Nel faccia a faccia tra il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, e il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, è emersa tutta la frustrazione della Casa Bianca verso l'atteggiamento irragionevole di Benjamin Netanyahu.
Per conto di Joe Biden, Austin ha consegnato un messaggio chiaro al suo omologo: se il governo di “Bibi” continuerà a cannoneggiare Gaza, ignorando gli appelli della comunità internazionale, gli Stati Uniti inizieranno a ridurre le forniture di armi a Tel Aviv. Se la situazione sanitaria nella Striscia, già disperata, dovesse precipitare a condizioni disumane e rischiose per la salute pubblica della zona, la sospensione delle forniture belliche sarebbe totale.
RAZIONARE I RIFORNIMENTI DI ARMI L'UNICA LEVA DEGLI USA CONTRO BIBI
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
Israele non osserverà la tregua "immediata" a Gaza chiesta praticamente all'unanimità – l'astensione Usa era una luce verde – dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Terribile per i due milioni circa di civili palestinesi della Striscia, in condizioni alimentari e sanitarie sempre più aleatorie, a costante rischio di fatalità bellica.
È strategicamente devastante per il governo israeliano che va in rotta di collisione con l'amministrazione Biden. Benjamin Netanyahu spera di farla franca; non si è mai peritato di sfidare Washington, convinto di sapere come «spostare molto facilmente l'America». Questa volta potrebbe aver sbagliato i calcoli.
Lloyd Austin Yoav Gallant
L'Onu è riuscita a battere un colpo sul tavolo. Non poca cosa in tempi di aperta inimicizia fra i membri permanenti del CdS. Dietro le quinte, il braccio di ferro era fra Washington e Gerusalemme. La reazione ufficiale di Netanyahu non menziona quasi la tregua; se la prende direttamente ed esplicitamente col mancato veto americano. Nell'ignorare la richiesta di cessate il fuoco, il Primo Ministro israeliano dorme sonni tranquilli. La risoluzione 2728 del Consiglio di Sicurezza finirà nel mare magnum dell'inosservanza internazionale. In buona compagnia, e non solo per il Medio Oriente.
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JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
Al di là delle schermaglie verbali, peraltro forti, il nodo verrà presto al pettine se Israele procede con l'offensiva contro Rafah. L'amministrazione Biden ha preavvertito che sarebbe una «linea rossa». Cosa farà se Israele la varca? Ha in mano una leva pesante: il regolare flusso di forniture militari indispensabili alla sostenuta campagna israeliana contro Gaza. Chiuderà o serrerà il rubinetto? O si limiterà a deprecare l'azione israeliana?
Benjamin Netanyahu scommette sulla seconda.
Pur revocando la delegazione che doveva andare a parlare di Gaza, non ha richiamato il Ministro della Difesa Yoav Gallant che, mentre al Palazzo di Vetro passava la 2728, faceva la spola fra Pentagono e Dipartimento di Stato, presumibilmente parlando anche di forniture militari.
ANTONY BLINKEN - BENJAMIN NETANYAHU
Con gli americani – Clinton, GW Bush, Obama, Trump, Biden – Benjamin Netanyahu ha sempre giocato d'azzardo e più vinto che perso. Sarà rincuorato dal vago «che Israele finisca la sua guerra» di Donald Trump. Sta tuttavia venendo alla resa dei conti con un bilancio disastroso. La guerra a Hamas dopo il 7 ottobre era più che legittima, era doverosa.
Il fallimento sta nel continuarla quando non può più vincerla, incurante delle conseguenze umanitarie, politiche ed economiche. Armiamoci realpolitik. Se gli obiettivi della guerra – causata e voluta da Hamas – fossero vicini ad essere raggiunti, la tragica situazione umanitaria di Gaza sarebbe un costo terribile in vite umane e distruzione ma necessario in una logica bellica. Come i massicci bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Non è stato così: non sono stati raggiunti e sembrano ancora lontani.
LLOYD AUSTIN - BENJAMIN NETANYAHU
Gli obiettivi della guerra a Hamas erano due: eliminare la minaccia, quindi distruggere le capacità offensive, militari e terroristiche, di Hamas; liberare gli ostaggi. Il secondo richiede la tregua che americani, egiziani, qatarini ed altri cercano di negoziare; quindi, che Israele metta in pausa l'eliminazione di Hamas – altrimenti perché mai Hamas dovrebbe rilasciare gli ostaggi?
Netanyahu non ha mai avuto il coraggio politico di risolvere la contraddizione. Ancor più gravi altri fallimenti. Ha compromesso l'accettazione regionale di Israele. Non ha una soluzione al problema palestinese. È venuto meno alla responsabilità di potenza occupante della Striscia per delegare a una coalizione internazionale (Usa, Ue, Uk, Eau) una complessa operazione marittima di assistenza umanitaria – Russia e Cina mancanti all'appello, se ne fa carico il vecchio Occidente transatlantico, con una mano dal Golfo.
parenti degli ostaggi israeliani protestano contro netanyahu 4
Ha dato la stura ai rigurgiti dell'antisemitismo in Europa e nei campus americani. Ora mette in crisi l'alleanza con gli Stati Uniti da sempre pilastro della sopravvivenza di Israele in un vicinato difficile. Nessun leader israeliano era mai riuscito a farsi dire "devi andartene" da un Senatore di Brooklyn, rappresentante lo Stato di New York con più del 20% di popolazione ebraica – lui stesso compreso. Chuck Schumer non ha avuto peli sulla lingua. Biden gli ha dato ragione. Bibi è avvisato.
donna palestinese a gaza attacco israeliano all ospedale nasser di khan yunis 2 gaza city dopo i bombardamenti joe biden bibi netanyahu in israele