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    C’È UN NUOVO MACIGNO DA 80 MILIARDI SUI CONTI PUBBLICI ITALIANI: È L’EFFETTO DI UNA NORMA VARATA DAL GOVERNO CONTE BIS, CHE PREVEDEVA UN GROSSO SCONTO FISCALE PER LE IMPRESE CHE VOLEVANO RIVALUTARE GLI ATTIVI IMMATERIALI - TUTTO NASCE DA UN EMENDAMENTO DELLA LEGA VOTATO A DICEMBRE 2020 DALLA MAGGIORANZA GIALLO-ROSSA: L’USO MASSIGGIO DELLE AGEVOLAZIONI HA CREATO UN MANCATO GETTITO DI 4,5 MILIARDI L’ANNO (PER I PROSSIMI 18 ANNI). E ORA DRAGHI DEVE RIMEDIARE...


     
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    Daniele Manca per il "Corriere della Sera"

     

    GIUSEPPE CONTE E ROBERTO GUALTIERI ALLA. MANIFESTAZIONE DELLA CGIL GIUSEPPE CONTE E ROBERTO GUALTIERI ALLA. MANIFESTAZIONE DELLA CGIL

    La cifra è più che ragguardevole: 80 miliardi di mancato gettito. Un macigno sui conti pubblici. Nascosto nella legge di Bilancio varata dallo scorso governo. È l'effetto di una norma che prevedeva un importante sconto fiscale per le imprese che avessero voluto rivalutare i propri attivi immateriali. Sulla carta una mossa per rafforzare patrimonialmente le aziende in un momento di difficoltà, che si è invece trasformata in un regalo.

     

    MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

    E per di più, si è rivelato iniquo. A usufruirne sono state solo quelle imprese alle quali non era sfuggita l'occasione. Tanto che tra le ipotesi che circolano in questi giorni c'è anche quella di cancellare del tutto la misura. O in alternativa, perlomeno studiare un percorso che permetta a tutte le aziende indistintamente di usufruire di un taglio delle tasse, ad esempio tramite la riduzione del cuneo fiscale.

     

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    Si deve fare un passo indietro di quasi un anno per capire la portata di un pasticcio al quale il governo in fase di stesura di nuova legge di Bilancio per il 2022 deve rimediare. Siamo in quei giorni drammatici che precedono il ritorno in zona rossa dell'Italia. Il Covid non solo non è sconfitto ma sta spingendo il Paese verso nuove chiusure. Il 20 dicembre viene presentato dalla Lega un emendamento che riceve il parere favorevole dell'allora maggioranza giallo-rossa del governo Conte.

     

    In quell'emendamento c'era scritto che le imprese che avessero voluto rivalutare i propri attivi anche immateriali, avrebbero pagato un'imposta una tantum del 3%. Uno sconto notevole. Tanto per avere un'idea, l'imposta Ires sul reddito delle imprese è pari al 24%. E volendo fare ancora un altro paragone, la global minum tax che ci si appresta a imporre sulle grandi corporation mondiali è del 15%.

    giuseppe conte giuseppe conte

     

    Un provvedimento analogo era già stato varato nell'agosto del 2020 ma era relativo a quei beni protetti giuridicamente come marchi e brevetti. Con l'emendamento approvato sotto Natale si allargava a tutti i beni immateriali, come l'avviamento di un'azienda. Con un taglio significativo dell'aliquota effettiva delle imposte sui loro redditi.

     

    Oggi un bene può essere svalutato nell'arco di 18 anni. Se ad esempio un'azienda rivalutasse un bene immateriale per 200 milioni, a fronte di un pagamento una tantum del 3%, pari a 6 milioni, otterrebbe un vantaggio di non poco conto.

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    Ammortizzando il bene per circa 20 milioni all'anno (10%) per i 18 anni successivi, abbatterebbe ogni anno i profitti per una cifra analoga e corrispondentemente le tasse che paga. A fine estate, chiusi i bilanci, il conto è stato presentato al Fisco.

     

    L'uso massiccio del provvedimento ha fatto stimare il mancato gettito annuale in circa 4,5 miliardi l'anno per i prossimi 18 anni. È vero che al momento di presentare l'emendamento non si poteva stimare l'eventuale buco nelle entrate, anche se esisteva un rischio evidente.

     

    ires ires

    Fatto sta che adesso il governo si trova a dover fare fronte a questo ulteriore spinoso dossier. Le strade che oggi il governo ha davanti non sono tante. Una possibilità è allungare di molto il periodo di ammortamento estendendolo da 18 a, poniamo, 50 anni, e così dimezzare la perdita di gettito annuale.

     

    E indirizzare le nuove risorse così liberate a tutte le imprese: 2,5-2,7 miliardi l'anno che potrebbero andare a riduzione del cuneo fiscale con benefici per tutte le aziende. Non va dimenticato che questa è la prima legge di Bilancio del nuovo governo insediato a febbraio.

     

    Il fatto che proprio la finanziaria veda tra le altre cose la revisione di provvedimenti come Quota 100 e Reddito di cittadinanza, oltre che la verifica di provvedimenti come quello dello sconto fiscale per alcune imprese, indica che l'ultima cosa da fare è pensare che i problemi vadano aggirati invece che affrontati.

     

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    Anche perché il governo è nato per ottenere alcuni obiettivi precisi. Combattere il Covid, attuare il Piano nazionale di resilienza e rilancio, riavviare il Paese su un sentiero di crescita. L'Europa ci ha reso il principale beneficiario di quel piano Next generation Eu che rappresenta la chiave di volta per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia. Ed è pensabile che l'Unione e i nostri partner che ci hanno dato così ampio credito saranno molto attenti ai passi che faremo.

     

    mario draghi mario draghi

    Se non altro perché siamo uno dei motori principali delle economie continentali. E la Finanziaria come espressione concreta della politica economica italiana sarà ancora più oggetto di attenzioni fuori dai confini nazionali.

     

    Proprio a cominciare da quelle misure che devono aiutare e sostenere la crescita del Paese. Le buone intenzioni che si traducono in leggi scritte male e che producono iniquità invece di aiutare a superarle non fanno altro che alimentare diffidenze inutili in una fase che richiede invece l'opposto: chiarezza di intenti e nessuna scorciatoia.

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