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    L’ULTIMO TENTATIVO PER EVITARE LA CRISI – IL MINISTRO DEI RAPPORTI PER IL PARLAMENTO, FEDERICO D'INCÀ, PROVA LA MEDIAZIONE E PROPONE DI EVITARE LA FIDUCIA SUL DECRETO AIUTI IN SENATO E DI VOTARE ARTICOLO PER ARTICOLO – IL GOVERNO STA VAGLIANDO LA PROPOSTA - CINQUESTELLE IN POLVERE: D'INCÀ, BUFFAGNI E LO STESSO CRIPPA CRITICANO LA DECISIONE DI CONTE – IL M5S RISCHIA UN’ALTRA SCISSIONE: IL FRONTE GOVERNISTA CHE ANNOVERA NELLE SUE FILA ANCHE LA CONTIANA ALESSANDRA TODDE, VICEMINISTRA ALL'ECONOMIA, GUARDA VERSO DI MAIO


     
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    D INCA CONTE D INCA CONTE

    (ANSA) Mediazione al Senato da parte del ministro dei Rapporti per il Parlamento, Federico d'Incà sul decreto Aiuti, nel tentativo di evitare la crisi di governo. Ai capigruppo parlamentari che ha riunito prima dell'Aula, si è proposto di evitare la fiducia sul provvedimento ma di votare articolo per articolo. Sono in corso interlocuzioni con Palazzo Chigi.

     

    ( 9Colonne ) Secondo fonti parlamentari, su iniziativa del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà il governo starebbe valutando l'ipotesi di ritirare la domanda di FIDUCIA sul DL AIUTI in Senato, votando articolo per articolo il testo uscito alla Camera.

     

     

    LE 14 ORE DI TRAVAGLIO DEI PENTASTELLATI D'INCÀ, BUFFAGNI E CRIPPA CONTRO IL LEADER

    Estratto dell'articolo di Andrea Bulleri per “il Messaggero”

     

    Come in una partita a poker. Con la differenza che le carte che ha in mano, Giuseppe Conte, non vuole (o non può, suggeriscono i maligni) giocarsele di testa sua. A ogni mossa l'avvocato si consulta con i suoi compagni di tavolo. Molti dei quali ben più propensi al rischio di lui.

    CONTE DRAGHI CONTE DRAGHI

    C'è chi, e sono in molti tra i senatori pentastellati, lo incita a puntare tutto. All-in. E pazienza se sarà bad beat, sconfitta netta. «Almeno ne saremo fuori», gli ripetono all'orecchio almeno due dei suoi cinque vice, Riccardo Ricciardi e Mario Turco.

     

    Poi c'è il gruppo di chi vorrebbe sì rischiare, ma non al punto di uscirne con le ossa rotte. «Abbandoniamo l'aula è il ragionamento offerto durante la riunione in streaming del Consiglio nazionale grillino da Michele Gubitosa, altro vicepresidente stellato non votiamo la fiducia al Dl Aiuti ma assicuriamo il sostegno al governo qualora Mattarella mandasse Draghi alle Camere per una verifica». Infine l'ala dei prudenti. Quelli che osservano le carte in mano al leader e insinuano il dubbio che il bluff sia andato fin troppo avanti. È il fronte governista, sempre meno ascoltato in queste ore.

     

    federico dinca federico dinca

    E sempre più propenso a migrare altrove. Magari verso i gruppi di Luigi Di Maio. Tra loro la contiana di ferro Alessandra Todde, viceministra all'Economia, che però ribadisce ai colleghi: «Le posizioni espresse dal Consiglio e da Conte si rispettano». Non così determinati il capogruppo alla Camera Davide Crippa. Anche tra i duri e puri però c'è chi, in caso di sostegno al governo, potrebbe andarsene. Una decina di senatori almeno, si vocifera. Per ora D'Incà, Buffagni e lo stesso Crippa criticano la decisione del leader.

     

    Si cerca di mediare tra tre posizioni inconciliabili. Strappo, strappetto o fiducia. Per tutto il giorno si gira intorno a queste tre strade. Prima nella cinque ore convocata da Conte alle 8,30 del mattino, cominciata alle 9 e terminata oltre le 14. Poi il nuovo vertice online poco prima delle 20 (in tutto sono 14 ore...), dopo la pausa per confrontarsi con il premier.

     

     

    STEFANO BUFFAGNI STEFANO BUFFAGNI

     

     

    alessandra todde mario turco giuseppe conte paola taverna michele gubitosi alessandra todde mario turco giuseppe conte paola taverna michele gubitosi

     

     

    LE DIVISIONI Fremono gli oltranzisti: «Ma quale segnale? quasi grida, raccontano, Paola Taverna Dal governo sono arrivate solo parole, il reddito di cittadinanza cercano di cancellarlo un giorno sì e l'altro pure. Ci stanno facendo fuori comunque, meglio che ce ne andiamo da soli all'oppoisizione». Conte tace. Prende tempo, parla con Draghi, chiede un altro «segnale». Poi la nuova riunione ristretta. E, a fine serata, il vertice dei gruppi parlamentari. «Usciamo», «restiamo». Una cacofonia di voci. Tutte che indicano al leader quale carta giocare.

     

    federico dinca federico dinca

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