Paolo Portoghesi per roma.repubblica.it
paolo ramundo
Con la morte di Paolo Ramundo (detto Capinera), l'ispiratore del gruppo degli "Uccelli", Roma ha perduto un interprete del lato migliore della sua identità popolare, un uomo semplice, collezionista di 30 e lode, ma tanto discreto da sembrare ignorante e con un disarmante sorriso sulla bocca, dotato di scanzonata ironia, ma anche di una incrollabile fede nel fatto che il mondo, la vita, si possono e si devono cambiare in meglio.
Il terzetto dei primi uccelli di cui facevano parte Martino Branca e Gianfranco Moltedo coinvolse poi molti altri studenti tra cui Paolo Liguori ( straccio), Roberto Federici (diavolo) Giovanni Feo e molti altri. Da tempo Ramundo si era ritirato in una fattoria dove praticava l'agricoltura e viveva in comunità. Ma la sua storia è una storia europea che ha a che fare con lo spirito di rivolta dei grandi creatori dell'arte moderna. Nel 1968, quando la notizia della scalata di Sant' Ivo venne pubblicata dal "Figaro", Max Ernst, l'inventore di Dada, scrisse una cartolina a Guttuso per esprimergli il suo entusiasmo.
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Cosa era successo ? Tre studenti della facoltà di architettura sottraendosi alla noia dei discorsi velleitari avevano riscoperto la forza del linguaggio simbolico e avevano passato due notti nella gabbia di ferro che corona la cappella della antica università romana disegnata da Francesco Borromini. Il giorno dopo molti studenti di architettura avevano inscenato una fiaccolata di solidarietà, dimostrando di aver capito il senso del messaggio degli Uccelli che era quello di non accontentarsi di occupare delle facoltà ma di uscire all'aperto e coinvolgere la città.
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Li chiamavano uccelli perché diffidavano delle parole e preferivano cinguettare e, liberi così di volare, almeno metaforicamente, ne combinarono di tutti i colori. Sacrificarono un agnello nell'Ara Pacis, Andarono a Berlino per solidarizzare con le comuni e poi al Politecnico di Milano interrompendo una assemblea con il getto degli idranti. Ispirati da Carlo Levi andarono a Matera e occuparono un vicinato dei Sassi, interpretando la delusione dei contadini relegati nei villaggi dell'UNRA Casas poi, sorpresi dal fatto che alle donne non era consentito di partecipare alla vita sociale organizzarono in piazza una scandalosa festa in costume da bagno, sottoponendosi così a una specie di linciaggio al quale si sottrassero rifugiandosi in una caserma.
Andarono in guardina per qualche giorno ma ne uscirono trionfanti. A Gibellina inventarono un finto sbarco dei mille arrivando a Marsala con un barcone preso in affitto e guidarono i terremotati a occupare simbolicamente gli uffici della regione arrampicandosi su esili scale e dipingendo sulla facciata con la tecnica delle sagome di ferro della futura street art. Nel 1976 Paolo Ramundo, con Carlo Zaccagnini, Lorenzo Mammì e Isabella Rossellini dipinsero le pareti del quartiere di Tor di Nona con bellissimi affreschi.
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Di questi è rimasto in opera soltanto " l'asino che vola" nel quale Paolo Ramundo si sarebbe orgogliosamente riconosciuto. L'asino è considerato il più ignorante degli animali. Ma quanta saggezza nella sua ostinazione e quanta affettuosa solidarietà nei suoi grandi occhi. Robert Bresson dipingendolo come un testimone delle follie umane ne ha fatto l'eroe del suo capolavoro: " Au Hasard Balthasar", uno dei più bei film della storia del cinema. Ai romani che hanno amato Paolo Ramundo consiglio di recarsi a Tor di Nona a rendere omaggio all'asino che se n'è volato, chissà dove e di guardare il bellissimo film di Silvio Montanaro e Gianni Ramacciotti a cura dell'Archivio del Movimento Operaio, dedicato alle gesta degli "Uccelli".
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