La rettrice della Bicocca: "Nessuna censura, il corso di @paolonori su Dostoevskij si terrà come previsto. Ho invitato Nori per un caffè in rettorato e ha accettato.
— alessandro trocino (@aletrocino) March 2, 2022
C’è stato un misunderstanding. E' un momento di grande tensione". Marcia indietro per decisione ridicola.
Da corriere.it
paolo nori
«Ho ricevuto una mail dall’università Bicocca..». La diretta video è partita dal tema «la paura che fanno i russi», è passata dalla testimonianza del premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov, il direttore di Novaja Gazeta, poi ha toccato la vicenda di Alexander Gronsky, prima invitato e poi «cancellato» dal festival di fotografia di Reggio Emilia. Infine è arrivata in Bicocca, l’ateneo pubblico di Milano.
Paolo Nori su Instagram: «Dovevo cominciare mercoledì un corso di quattro lezioni sui romanzi di Dostoevskij, un’ora e mezzo ciascuno, gratuito e aperto a tutti. Poi ho ricevuto questa mail: “Caro professore, il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione presa con la rettrice (Giovanna Iannantuoni, ndr) di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione».
Dostoevskij
Nori — classe 1963, traduttore e blogger, scrittore raffinato, autore di una cinquantina di romanzi — è docente al Dipartimento di studi umanistici Iulm, insegna traduzione editoriale della saggistica russa. In questo caso era stato chiamato dalla Bicocca per un mini-corso su Fëdor Michajlovic Dostoevskij. Quel corso non si farà — non ora. Ridicola censura, dice Nori: «La paura che fanno i russi sta prendendo dimensioni singolari».
La diretta Instagram
L’ultimo libro di Paolo Nori, pubblicato nel 2021, si intitola: «Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij». Un nome impronunciabile, oggi, con il conflitto russo-ucraino in corso e le bombe russe su Kiev? «Essere un russo è una colpa — dice Nori sbigottito e quasi in lacrime nella diretta Instagram —. Anche essere un russo morto.
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Quello che sta succedendo in Ucraina è orribile, e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma queste cose qua sono ridicole: un’università italiana che proibisce un corso su Dostoevskij, non ci volevo credere. Bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij. O di Tolstoj, primo ispiratore dei movimenti non violenti, molto ammirato da Gandhi che poi ha perfezionato la pratica. Questa cosa che l’università italiana proibisca un corso su Dostoevskij per evitare ogni forma di polemica è incredibile».
La colpa dei russi
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All’inizio della diretta c’erano le parole scritte da Dmitry Muratov e tradotte proprio da Nori: «"Il nostro Paese per ordine del presidente Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina e non c’è nessuno che può fermarla. Perciò, oltre ad essere addolorati, abbiamo e ho anche vergogna.
Dalla mano del comandante supremo come il portachiavi di una macchina costosa penzola il pulsante dell’attacco nucleare... Solo un movimento globale contro la guerra può salvare la vita sul nostro pianeta...”. Sono argomenti potenti in considerazione delle conseguenze che i giornalisti possono subire — riflette Nori — Ma essere russi è come una colpa, ormai. Non riesco a capire».
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La solidarietà a Paolo Nori
Sul tema interviene con un tweet lo scrittore, drammaturgo e regista teatrale Giulio Cavalli: «La pericolosa abitudine di confondere i popoli con i loro governi è utile per infiammare il tifo ma diseduca alla complessità. Solidarietà a Paolo Nori (e a #Dostoevskij)»
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