Emanuele Trevi per il “Corriere della Sera”
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Solo per convenzione le notizie dei giornali si suddividono in gerarchie che, a partire dalla prima pagina, scendono fino ai più striminziti trafiletti relegati nelle cronache locali. In realtà, il valore poetico e filosofico delle notizie è inversamente proporzionale alla loro cosiddetta «importanza».
E la ragione è abbastanza evidente: la vita di tutti noi non assomiglia affatto ai grandi temi d' attualità, semmai è un mosaico di fattarelli indecifrabili, tanto più degni di memoria quanto più non si sa proprio cosa pensarne.
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Ogni giorno, in tutto il mondo, le agenzie e i giornali riportano un' infinità di notiziole talmente bizzarre, talmente inconcepibili, talmente surreali che sembrano inventate. Chi le raccogliesse tutte, in una specie di annuario dell' assurdo, otterrebbe un quadro dell' esistenza che meriterebbe le meditazioni più profonde degli storici, dei teologi, e ovviamente degli psicologi.
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Prendiamo il caso di un recentissimo eroe (involontario) del nostro tempo, il settantaseienne Giuseppe Fasanaro, di Montegrotto Terme, provincia di Padova. Ci sarà tempo, quando il signor Fasanaro si sarà ripreso dalla sua brutta avventura, per ricostruirla nei dettagli. Ma atteniamoci a quello che già sappiamo.
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Mercoledì scorso, Giuseppe era uscito di casa per fare una passeggiata. Percorse poche decine di metri, a quanto pare gli sono cadute le chiavi, ingoiate da una di quelle grate di ferro alle quali non facciamo mai caso se non quando, appunto, ci cadono le chiavi proprio lì sopra. Cose che capitano, ma il brutto deve ancora avvenire.
Non è ancora chiarissima la dinamica dell' incidente, ma il nostro eroe, nel legittimo tentativo di recuperare le chiavi perdute, si è calato nel buco sollevando la grata che però si è richiusa come una trappola.
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Non sarà un caso se quegli spazi sotterranei si chiamano con il nome minaccioso di «bocche di lupo»! Colpito alla testa, Fasanaro sviene. Inizia il solito scenario da «Chi l' ha visto?», con accurate descrizioni dell' aspetto, dei vestiti, delle abitudini dello scomparso.
Si sospetta che si sia perso nei boschi sulle colline dove Fasanaro ama passeggiare. Seguono, come si può immaginare, giorni di angoscia per la famiglia. Nessuno cerca Fasanaro dov' è, vale a dire davanti alla porta di casa sua.
E centinaia di persone gli passano sopra, in quella piazzetta su cui si affacciano molti negozi. Un gruppo di bambini gioca a pallone proprio lì. Ma chi si sogna di guardare attraverso un grata?
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Fasanaro intanto, con molte fratture, approfitta della pioggia di questi giorni per bere almeno un po'.
Diventa il protagonista del peggiore degli incubi, che è quello che si svolge nei luoghi della vita quotidiana, consacrati dalle abitudini più rassicuranti. Ma è proprio questo il problema: l' abitudine, che ha il potere di rendere tutto opaco, quasi invisibile, invischiandoci a volte in una specie di sortilegio, che trasforma la piazzetta sotto casa in un posto più pericoloso di una giungla tropicale o di un ghiacciaio in alta quota.
Finché, per fortuna, qualcuno inciampa proprio là sopra. L' unica cosa buona degli incidenti è proprio il fatto che interrompono l' inerzia delle percezione. Permettono, in questo caso, di vedere che sotto quella grata dove passano tutti c' è un uomo ferito, che da giorni attende un soccorso.
Se non è istruttiva questa storia, se non contiene un insegnamento molto profondo su ciò che vediamo, e sulla nostra capacità di attenzione, non saprei proprio raccontarne un' altra.