Antonio Riello per Dagospia
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In Italia c'è una trasmissione televisiva che - tra il serio e il faceto - parla spesso di inquilini problematici che procurano più dolori che gioie ai legittimi (e affranti) proprietari di case. Una storia riportata in questi giorni dai media del Regno Unito potrebbe - almeno in apparenza - fare la sua "porca figura" in questo tipo di contesto.
Ron Gittins era un simpatico signore (mancato nel 2019) che ben impersonava quella esasperata curiosità che spesso finisce per sconfinare in una benigna forma di eccentricità, propria della miglior tradizione britannica. Credente e praticante della confessione Anglicana (cantava in chiesa con una voce particolarmente possente) era un uomo di passioni, benedetto da una sensibilità estetica piuttosto particolare.
ron gittins.
Vestiva sgargianti abiti che si faceva confezionare appositamente (e che probabilmente non passavano inosservati neanche nel suo eccentrico e tollerante paese). La sua vita cambiò dopo un breve viaggio fatto a Pompei. Le rovine romane lo impressionarono ad un punto tale che passò il resto della sua esistenza a produrre, come artista totalmente autodidatta, opere d'arte che riproducevano atmosfere archeologiche molto italiche (opportunamente condite in salsa decisamente britannica).
Nel corso degli anni la sua abitazione (a Birkenhead, nel Merseyside, non lontano da Liverpool) divenne talmente piena di interventi decorativi da diventare quasi una pazzesca dependance non autorizzata (e quasi esagerata) della Casa del Fauno. Pavimenti, pareti, soffitti erano stati ingegnosamente iper-decorati e trasformati sia con affreschi che con interventi ad encausto.
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Leoni e altri animali (anche mitologici) la fanno da padrone. Il "rosso pompeiano" magari si spreca ma è indubbia comunque una certa abilità dell'artista nel saper catturare lo spettatore. Dipinse anche una serie di affreschi che si rifacevano ad una personale ipotetica (e divertente) "galleria degli antenati".
Importante: tutto rimase rigorosamente confinato all'interno dell'abitazione, dall'esterno non c'era modo di vedere/intuire la che ricchezza di illustrazioni che possedeva stanze e corridoi (salvo tentare di sbirciare dalle finestre, comunque "blindate" da tendine a prova di curioso). Solo due bizzarre colonne poste all'ingresso potevano suggerire che c'era qualcosa di speciale in quel posto.
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Immaginazione irrefrenabile, ingenuità, pazienza e dedizione sono gli ingredienti di questa opera assolutamente singolare. Nel mondo anglosassone questi lavori vengono in genere catalogati come il frutto di una creatività definita "outsider" (ovvero marginale rispetto al sistema che riconosce e certifica l' "espressione artistica").
Un tipo di produzione visiva - liquidata nel passato per lo più come mera curiosità antropologica - che negli ultimi anni ha conquistato una nuova credibilità. Incasellato tra "Art Brut", "Vernacular Expression" e "Spontaneus Art" questo fenomeno è oggi infatti al centro dell'interesse della critica d'Arte più attenta ed impegnata.
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Ma torniamo alla casa dove Mr Gittins aveva vissuto per molti anni e che era diventata il suo museo personale. Non era sua. Lui era in affitto. E l'esiguo deposito che aveva pagato alla stipula del contratto d'affitto non era certo abbastanza, alla sua morte, per riportare le stanze "come da contratto esattamente all'aspetto originale" che avevano nel momento in cui il nostro artista si era insediato nell'appartamento, una trentina di anni prima.
Gli eredi, sbalorditi e divertiti da tanto spettacolo, dopo una serie di faticose trattative con i proprietari (che avrebbero voluto smantellare il tutto) hanno dapprima ri-affittato l'appartamento - nello stato in cui si trovava - e poi sono riusciti a comperarlo, grazie a una raccolta di fondi pubblica (Mr Gittins era decisamente amato e benvoluto nella comunità dove viveva).
Il tutto ovviamente con grande giubilo dei (preoccupatissimi) precedenti padroni di casa. "Tutto è bene quel che finisce bene" è il titolo di una commedia di Shakespeare che ben potrebbe concludere questa storia. Ma non basta, c'è di più: l'appartamento ha da poco acquisito il "Grade II listed status" (appena sotto la qualifica di "Bene Artistico di valore Nazionale"). Le stanze di Mr Gittins sono dunque sotto la protezione permanente dell'Ufficio delle Belle Arti britannico. E il "Wirral Arts and Culture Community Land Trust" gestisce ora questa piccola meraviglia rendendola finalmente accessibile al pubblico come "The Ron's Place" (il posto di Ron).
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