Lorenzo Bertocchi per “La Verità”
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Anche questo è Francesco. Le parole pronunciate dal Papa, come spesso accade quando non parla di ambiente o di presunte aperture pastorali, non trovano lo stesso eco sui media. È il rischio che corrono anche quelle proferite ieri, durante l'udienza alla Federazione delle Associazioni familiari cattoliche in Europa. Qui papa Bergoglio ha detto che la famiglia «fondata sul matrimonio [] è la prima cellula delle nostre comunità e dev' essere riconosciuta come tale, nella sua funzione generativa, unica e irrinunciabile».
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La sottolineatura è importante, soprattutto perché seguita da un'indicazione precisa: «Gli Stati hanno il compito di eliminare gli ostacoli alla generatività delle famiglie e di riconoscere che la famiglia costituisce un bene comune da premiare, con delle naturali conseguenze positive per tutti». L'affondo rivolto ai governanti non lascia troppo scampo a interpretazioni, il Papa indica la famiglia, con la sua funzione generativa, come un bene comune che ha una valenza «per tutti» e come tale va riconosciuta. Piaccia o meno, qui siamo nei paraggi dei cosiddetti «principi non negoziabili», una formula che a Francesco sembra non piacere molto, ma che in realtà qui ricalca con attenzione, indicando la generatività della famiglia fondata sul matrimonio come contenuto centrale del bene comune. Lo fa anche parlando esplicitamente di un «inverno demografico» che «è grave; per favore, state attenti! È gravissimo».
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La soluzione è quella di lavorare anche alla «nascita e il consolidamento di reti di famiglie. È un servizio prezioso, perché c'è bisogno di luoghi, di incontri, di comunità in cui le coppie e le famiglie si sentano accolte, accompagnate, mai sole». Ma non c'è dubbio che questa rete di famiglie non sia una rete a caso, ma appunto fatta da famiglie fondate sul matrimonio e generative, un concetto che, ha detto Francesco, «non è ideologico, perché rappresenta il luogo naturale delle prime relazioni e della generazione».
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Siamo decisamente lontani dalla figura di papa Bergoglio cara a certi interessati interpreti, anche a quelli che ne hanno fatto una specie di novello attivista di Greenpeace o un seguace di Greta Thunberg. Ieri mattina ha ricordato, per esempio, che «il fatto di avere figli non deve mai essere considerato una mancanza di responsabilità nei confronti del Creato o delle sue risorse naturali. Il concetto di "impronta ecologica" non può essere applicato ai bambini, poiché essi sono una risorsa indispensabile per il futuro».
Quello che va affrontato, ha proseguito citando sempre una risoluzione della Federazione di associazioni incontrata ieri, sono semmai «il consumismo e l'individualismo, guardando alle famiglie come il miglior esempio di ottimizzazione delle risorse».
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E poi, due colpi molto incisivi di Francesco, che non gli provocheranno gli applausi di certi suoi interessati spettatori. Il primo sulla «piaga della pornografia, che è diffusa ormai ovunque tramite la Rete: va denunciata come un attacco permanente alla dignità dell'uomo e della donna. Si tratta non soltanto di proteggere i bambini, compito urgente delle autorità e di noi tutti, ma anche di dichiarare la pornografia come una minaccia per la salute pubblica». Il secondo affondo, invece, richiamando il fatto che «la dignità dell'uomo e della donna è minacciata anche dalla pratica inumana e sempre più diffusa dell'utero in affitto, in cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce».
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