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    LA 16ENNE DESIREE MARIOTTINI E’ STATA DROGATA E STUPRATA PRIMA DI ESSERE UCCISA - COME PAMELA MASTROPIETRO A MACERATA, ANCHE LA RAGAZZA E’ FINITA NELLE GRINFIE DI UN BRANCO (AFRICANI E ARABI, STANDO AL RACCONTO DI UN TESTIMONE SENEGALESE) NEL QUARTIERE SAN LORENZO A ROMA. E’ PROBABILE CHE SIA MORTA PER OVERDOSE - LA MINORENNE E’ STATA RITROVATA IN UNO STABILE ABBANDONATO, ABITATO DA PUSHER E SENZATETTO, FORSE PER RECUPERARE UN TABLET CHE LE ERA STATO RUBATO. MA C’E’ CHI GIURA CHE LO FREQUENTASSE DA TEMPO - LE RIVELAZIONI DEL TESTIMONE, LA FURIA DEI RESIDENTI E LE DUE TELEFONATE MISTERIOSE


     
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    1 - UNO STUPRO DI GRUPPO SU DESIRÉE«UCCISA, ALTRE DUE IN TRAPPOLA»

    RInaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

     

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    Come Pamela Mastropietro a Macerata, come Sara Bosco in un padiglione abbandonato del Forlanini. Età simile, analogo destino. Anche Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata morta nella notte tra giovedì e venerdì in un cantiere abbandonato del centralissimo quartiere San Lorenzo a Roma, è finita in un «non luogo», in cerca di droga o forse attirata in una trappola, e non è più uscita.

     

    Ma quello che sembrava un dramma della solitudine in un'adolescenza tormentata è ora qualcosa di più. Desirée ha subìto una violenza di gruppo prima di morire per cause ancora da accertare. Forse un collasso per abuso di sostanze, ma solo l'esame tossicologico potrà dirlo. Quello che l' autopsia ha reso però subito evidente è che la ragazza è stata vittima di un'aggressione a sfondo sessuale.

     

    Le indagini sono da ieri in mano al pool dei magistrati che si occupano di violenza di genere, ma il pm Stefano Pizza e l' aggiunto Maria Monteleone, che indagano per violenza sessuale e omicidio, hanno una difficoltà in più da affrontare in una storia dalle tinte già scurissime. Almeno tre giorni sono stati persi a causa di una sbrigativa relazione del commissariato di zona che parlava di una donna di 25-30 anni morta per overdose e senza apparenti segni di violenza.

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    Una storia forse liquidata con troppa fretta come triste routine nel mondo di sotto della Capitale e invece con precise responsabilità da individuare. Nella prima annotazione c' era scritto che Desirée era «vestita», poi si è scoperto che qualcuno l' ha rivestita per sviare le indagini.

     

    In aiuto dei magistrati e della Squadra Mobile ci sono però alcuni elementi. Intanto la testimonianza di un cittadino del Senegal che si è recato in commissariato e ha raccontato (poi anche in televisione, al programma Rai «Storie Italiane») quello che avrebbe visto nello scheletro dell' edificio in via dei Lucani: «Io c' ero quella sera, dopo che è morta c'ero», ha spiegato il testimone.

     

    «Sono arrivato lì a mezzanotte o mezzanotte e mezza e c'era una ragazza che urlava. Ho guardato quella che urlava e c' era un' altra ragazza a letto: le avevano messo una coperta fino alla testa ma si vedeva la testa. Non lo so se respirava, sembrava già morta, perché l' altra ragazza urlava e diceva che era morta. C' erano africani e arabi - ha continuato l' uomo - sei o sette persone. Anche un' altra ragazza era lì e parlava romano. Urlava che l' hanno violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. Da quello che diceva lei sono stati tre sicuramente o quattro...».

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    La sua ricostruzione viene verificata in queste ore anche grazie al racconto di altre persone identificate, tra cui le due ragazze e un altro cittadino nordafricano. Agli inquirenti è stato consegnato anche un telefono, forse proprio quello della vittima. Accanto al corpo di Desirée, che in passato è stata in cura con psicofarmaci, non c'erano siringhe o strumenti simili.

     

    Quanto alle motivazioni che l'hanno spinta nel rudere abitato da senzatetto e covo dei pusher - si tratta di ex officine collegate allo scalo delle Ferrovie e mai recuperate ad altro uso - c'è anche la versione di una donna del quartiere, secondo la quale la ragazza sarebbe entrata per riprendere un tablet che le avevano rubato. E c'è poi il mistero sulla telefonata anonima al 118. Chi ha chiamato i soccorsi alle 3 di notte? Il personale dell' ambulanza è rimasto bloccato all' esterno del cancello di ingresso, sbarrato da catena e lucchetti. Solo l'arrivo dei Vigili del fuoco ha consentito di raggiungere il corpo senza vita della ragazza.

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    San Lorenzo è uno dei quartieri della movida romana, frequentato tutte le sere da migliaia di ragazzi, molti dei quali studenti fuorisede della vicina La Sapienza. In tanti hanno portato fiori (anche gli zii della vittima) e lumini. Accanto al degrado del rudere c'è anche uno spazio dove si tengono concerti. I frequentatori del posto hanno dipinto di bianco il cancello dell'ex cantiere, adornandolo con cuori rossi e la scritta «Giustizia per Desirée, San Lorenzo non ti dimentica».

     

    2 - L'ULTIMA NOTTE DI DESIRÉE STUPRATA E UCCISA DAL BRANCO

    Elena Panarella per “il Messaggero”

     

    L'autopsia sul corpo di Desirée Mariottini, la 16enne trovata morta tra giovedì e venerdì notte in uno stabile occupato in via dei Lucani, a San Lorenzo, conferma il racconto del supertestimone: la ragazzina di Cisterna di Latina aveva assunto stupefacenti e ha segni compatibili con una violenza sessuale, molto probabilmente di gruppo.

     

    La polizia ha ascoltato due immigrati africani e due ragazze per ricostruire le sue ultime ore di vita. E così il mistero ha lasciato posto alla più atroce delle verità. A quanto ricostruito finora dagli investigatori, la ragazza frequentava il magazzino semi-abbandonato da tempo e negli ultimi giorni sarebbe stata vista entrare e uscire in più di un' occasione. Sebbene gli esami tossicologici siano ancora in corso, i medici legali considerano probabile la morte per overdose. […]

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    […] Tanti i sopralluoghi, sono stati acquisiti anche i filmati delle telecamere della zona. […] La terribile fine di questa ragazzina, che abitava nella cittadina ai margini settentrionali dell'Agro Pontino con la madre e una sorella più piccola, è avvolta ancora da enormi interrogativi. L'unica certezza è che non aveva fatto rientro a casa giovedì sera, una circostanza inusuale che aveva indotto i familiari a presentare una denuncia: «Desirée era abituata a comunicare i suoi spostamenti», ripetono sconvolti gli zii. «Era un po' giù di morale, fragile. Ma niente di più», dicono le amiche.

     

    C'è poi un altro testimone, sempre straniero, che è andato spontaneamente a raccontare di averla vista fuori l'edificio quella sera, sulla strada. «Cercava qualcuno. Ma io poi sono andato via». I residenti sono sul piede di guerra: «Una tragedia annunciata». Qualcuno racconta che forse le avevano rubato lo smartphone o il tablet e che era andata lì per riprenderselo. «Ci devono dire cosa è accaduto lì dentro», ripetono alcune mamme della zona mentre portano fiori e candele davanti al grosso cancello.

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    IL TELEFONO SPORCO DI SANGUE

    Tra i racconti della gente c' è anche chi dice che sempre ieri «qualcuno ha trovato all' interno della struttura un cellulare sporco di sangue e lo ha portato agli investigatori». Che questa storia potesse avere risvolti più tragici gli abitanti lo avevano capito da giorni, malgrado i depistaggi iniziali. «Le voci correvano velocemente, subito avevamo sentito parlare di violenza».

     

    Quella sera ad avvertire i soccorsi una persona da una cabina telefonica. «Sbrigatevi c' è una ragazza che sta male», ha urlato dall' altra parte della cornetta la voce di un uomo al 112. «Sta morendo». Poi, la tragedia nella tragedia. Quando i soccorsi sono arrivati sul posto si sono trovati davanti una struttura abbandonata (utilizzata da persone senza fissa dimora) e un grosso cancello chiuso da catene e lucchetti. Dopo pochi minuti, al numero unico per le emergenze è arrivata una seconda telefonata, sempre da una cabina telefonica, sempre la stessa voce: «Correte, non c' è tempo».

     

    Non riuscendo ad entrare il personale del 118 ha avvertito i vigili del fuoco. Una volta dentro però, non c' era più nulla da fare: era già morta. «Desy era un angelo, non è giusto», ripete disperato uno zio. A questa 16enne la vita non aveva risparmiato le sofferenze, sicuramente la separazione dei genitori, ma anche gli interventi chirurgici per un problema congenito ad un piede, un problema superato, tanto che era riuscita a frequentare anche la scuola di danza.

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    Una vita come tante, fatta di sofferenze, di amicizie, di una strada da imboccare. Ma tutto questo si è interrotto in quel rudere di via dei Lucani dove Desirée ha incontrato l' orrore. Ora si cercano i responsabili, ci saranno indagini, ricostruzioni e una famiglia che dovrà convivere per sempre con questo immenso dolore. Una morte che inevitabilmente ricorda quella di un' altra giovanissima, Pamela Mastropietro, 18enne romana, fuggita da una comunità e andata a morire a Macerata drogata, violentata e poi uccisa.

     

    3 - IL FORTINO DEI PUSHER SENZA NOME «TENGONO IN OSTAGGIO IL QUARTIERE»

    Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

     

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    «Ogni fine settimana, quando fuori scende la notte, ci assale la paura di uscire di casa. Con gli ubriachi che si mischiano ai drogati, è diventata una strada maledetta perché qui non ci sono solo disperati, ci sono vere bande di delinquenti extracomunitari». Angelo Formiconi abita da anni a due passi da via dei Lucani, una stretta via in discesa del quartiere San Lorenzo, dove in un palazzo al civico 22 occupato da sbandati nigeriani, marocchini ed egiziani la giovane, Desirée Mariottini, 16 anni, originaria di Cisterna di Latina, è stata prima drogata e poi violentata e alla fine è morta.

     

    La sua tragedia si è consumata in questo angolo della Capitale che un tempo ospitava molte botteghe di artigiani (se ne contavano 40 fino ai primi anni Duemila) e che poi è stato vinto dal degrado e dall' illegalità. «Sarebbe potuto accadere, due, tre, quattro anni fa racconta Fabio Pennacchia, artista con studio di fronte al palazzo dell' orrore qui è così da molto tempo e devi solo cercare di tenerti lontano o difenderti».

     

    San Lorenzo è cambiato, e in peggio: quello che era solo un quartiere universitario si è trasformato prima in zona di movida anche selvaggia, fino a diventare poi territorio di diversi clan criminali. In questo contesto, la vicenda del palazzo dove è morta Desirée è quasi paradigmatico: uno stabile che doveva essere oggetto di una riqualificazione urbanistica (pensata dalla giunta Marino e mai realizzata) e che, lasciato in abbandono, è diventato ritrovo di pusher e di sbandati.

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    IL PALAZZO

    La proprietà è della Tunda Orange, società immobiliare il cui amministratore unico è Valerio Veltroni. Per una querelle giudiziaria, però, l' edificio è ora nelle mani di un custode giudiziario. Di più: i permessi a costruire sono scaduti. Proprietari e Municipio più volte hanno sollecitato gli sgomberi: ne sono stati fatti sette, l'ultimo lo scorso luglio, ma poi i gruppi di occupanti sono sempre tornati.

     

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    I delinquenti da occasionali sono diventati stanziali, organizzati in bande dedite allo spaccio di stupefacenti sul territorio. Di giorno a caccia di vittime da rapinare o a cui vendere droga, di notte nascosti tra i cortili fatiscenti e i ruderi. Tra chi entra e poi esce, scavalcando i muri o insinuandosi tra le fessure dei cancelli, i volti non sono mai gli stessi: «Non è possibile capire quanti e chi sono ma questo quartiere è in forte difficoltà», racconta Laura dello studio di ingegneri e architetti al civico 27 di via dei Lucani.

     

    SENZA ARGINI

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    Non c' entra solo la droga. A via dei Lucani un uomo non molto tempo fa è stato anche gambizzato e nelle strade circostanti la delinquenza dilaga senza argini. Nel villaggio dei senza nome di via dei Lucani ci sono anche tre carrozzerie, tutte di italiani, che hanno preso in gestione i terreni dagli altri due proprietari dell' area: Santarelli e D' Antoni. «Mandare avanti l' attività è difficile in questo contesto racconta Vanessa che gestisce l'area di una delle tre carrozzerie dal palazzo occupato ci separa solo un muro, li vediamo questi delinquenti, abbiamo presentato esposti su esposti ma nulla, ora nella tragedia di una ragazza morta, ci auguriamo che sia presto ripristinata la legalità».

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    LA PAURA

    Un carrozziere seduto su una sedia aggiunge: «Per fortuna che vado via quando è ancora giorno, lavorare qui fa paura». Intanto l' amministrazione del II Municipio ha convocato per domani una nuova riunione con le autorità, compresa la polizia locale di Roma Capitale, e i tre proprietari dell' area per «discutere e riuscire a garantire spiega la presidente del Municipio, Francesca Del Bello un controllo e una maggiore sicurezza della zona».

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