Ghigo al festival dell'Urlo1960
Dario Salvatori per Dagospia
Incredibile come ancora oggi il cosiddetto “uso improprio della banana” possa far notizia. Tanto più in un ristorante. Nell’estate del 1960, proprio per questo motivo, passò i suoi guai Ghigo Agosti, uno dei primi esponenti del rock and roll milanese, prima ancora di Adriano Celentano, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci.
Agosti, oggi 85enne, già l’anno prima aveva spaccato nei juke-box con la sua “Coccinella”, ispirata a Madame Coccinelle, transgender francese di una certa notorietà. Ghigo, re del filone rock demenziale anni Cinquanta, sfornò “La banana è un frutto di moda”, con un testo ad alto potenziale equivoco, che incappò nella censura Rai, anche se ad un primo ascolto sembrava un innocuo cha-cha-cha: “La banana è un frutto di moda/fa più scena del whisky and soda/te la chiedon di qui, te la voglion di là/in calypso o in cha-cha-cha formato/se la provan, ti dicon ancora/”non mi basta gustarne una sola”/ed Antonio, il bello si pentirà/di non ballare il banana cha-cha.”
Ghigo
La Rai giudicò il testo “concupiscente”, ma nei juke-box, il dispositivo musicale più libertario di tutte le epoche, la censura non era arrivata e K22 di Ghigo e gli Arrabbiati urlava eccome. Con questo brano Ghigo vinse il 1° Festival dell’Urlo. Vinse grazie al pubblico del juke-box, che era costituito da adolescenti, da un pubblico che non si poteva permettere di frequentare un locale e magari possedere un giradischi.
Già per il semplice fatto di starsene davanti a quello scatolone musicale luminoso, con lo sguardo rivolto a titoli, tasti e manopole, potevano comunicare rimanendo insieme per interi pomeriggi. Quei ragazzi, alle prese con qualche accenno di rock and roll “lento” o con qualche sostanzioso approccio con l’altro sesso, erano certamente più numerosi, in città come in provincia, dei loro coetanei che leggevano Ginsberg o la Sagan.
Ghigo e i Ribelli concerto roma
Superato il periodo iniziale, in cui era visto soprattutto come un simpatico mostro dispensatore di suoni, si diffuse rapidamente nelle località balneari, nei piccoli centri di provincia, nei bar di periferia delle grandi città. Così i figli degli emigranti italiani che avevano per primi installato gli espresso-bar nelle periferie delle metropoli americane, sentirono l’America più vicina, alla portata di mano, grazie ai loro gusti musicali sempre più vicini a quelli dei coetanei americani.
Ragazzi che grazie a Ghigo e a Celentano avevano già un inno: “La felicità costa un gettone/per i ragazzi del juke-box/la gioventù, la gioventù, si compra per cinquanta lire/e nulla più/in un gettone c’è l’ossessione/l’ossessione dei ragazzi del juke-box.”.
Ghigo Ghigo Celentano - I Ribelli