VIDEO - LA POLIZIA INSEGUE I TEPPISTI DEL TRENO
1. UBRIACHI, MOLESTI, SENZA BIGLIETTO CACCIA AI BABY TEPPISTI DEL TRENO
Niccolò Zancan per la Stampa
Il professor Mauro Somà, insegnante di Latino e Greco al liceo Classico di Cuneo, era su quel treno. E li ha visti, ha cercato di capire.
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«Durante la sosta forzata di due ore alla stazione di Cengio, sono sceso sulla banchina per rendermi conto della situazione. Erano ragazzi intorno ai sedici anni. Molti di origini maghrebine. Erano ubriachi, qualcuno probabilmente aveva assunto delle sostanze stupefacenti. Vedevi che erano alterati, in stato confusionale. Ciondolavano, ridevano. Hanno ammesso candidamente che molti di loro erano senza biglietto. Ma erano ragazzi, ripeto, c' era il modo di entrare in contatto.
Magari lo dico per deformazione professionale, ma era una situazione gestibile. Bisognava controllarli. Al limite, mettere un filtro come per le tifoserie di calcio oppure un carabiniere di scorta sul quel vagone. Non erano fondamentalisti dell' Isis».
I ragazzi urlavano. Tiravano il freno d' emergenza per gioco. Facevano delle scorribande sul treno interregionale partito da Ventimiglia alle 15.30 di domenica e diretto a Torino nel giorno di massimo affollamento. Quello del ritorno dalle vacanze di Pasqua. Trecento passeggeri a bordo. E anche quel gruppo di sessanta ragazzi sull' ultimo vagone. Erano stati al mare in giornata, soltanto poche ore di spiaggia.
Se poi il treno si era dovuto fermare al confine fra Liguria e Piemonte, un motivo c' era.
«Avevamo ricevuto la telefonata allarmata di un passeggero», spiega il maresciallo Schiavo della stazione di Cengio. «Era molto preoccupato, diceva che quel gruppo stava molestando due ragazze. Così, siamo intervenuti. Abbiamo subito accompagnato le vittime in caserma per capire quello che era successo. Ma loro, una ragazza di 15 e l' altra di 16 anni, hanno detto che si trattava di un gioco. Stavano solo scherzando.
Abbiamo chiamato i loro genitori. Eravamo pronti ad identificare tutti i passeggeri, in modo da trovare i responsabili. Ma alla fine, nessuno ha voluto sporgere denuncia. Nessuno ha riconosciuto i molestatori. Il treno è ripartito».
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Intanto a bordo la confusione era aumentata. Faceva caldo. Il capotreno cercava di arrangiarsi in qualche modo.
Due soli annunci per spiegare il ritardo. I bambini davano segni di insofferenza, neonati in pianto. Un viaggiatore aveva bisogno di fare l' iniezione di insulina. Ma il viaggio non era ancora finito. Perché tornati a bordo, quelli dell' ultimo vagone non hanno smesso di essere molesti. Due risse sfiorate a bordo. Il capotreno ha provato inutilmente e fare scendere tutti quelli senza biglietto. Altre fermate: Mondovì, Carmagnola. Altre urla.
In un video della polizia ferroviaria si vede, adesso, la fine della storia. Stazione di Porta Nuova, Torino, ore 21 e 23 minuti. I ragazzi scappano via in bermuda, con i cappellini da baseball sulla testa, gli zaini in spalle. La circolazione dei treni viene interrotta per venti minuti, per cercare di andargli dietro in mezzo ai binari.
Ma i ragazzi corrono più veloci. Dietro di loro, lasciano due finestrini colpiti e quattro sedili squarciati. «Raid vandalico», è la definizione della polizia. Non è qualcosa che succede raramente.
Trenord, la società che gestisce i treni regionali della Lombardia, spende 10 milioni di euro all' anno per riparare i danni. L' amministratore delegato Cinzia Farisé, pochi giorni fa, è scesa nei dettagli: «Sui treni lombardi si è registrata una crescita significativa degli atti vandalici, con il 40 per cento degli episodi in più rispetto al 2015. Abbiamo avuto 8400 segnalazioni in un anno, per una media di 23 al giorno». I dati italiani sono più vaghi, ma nell' ultimo anno sono stati spesi non meno di 5 milioni per «rimozioni graffiti» e «ripristino decoro». Esiste un progetto già finanziato per dotare tutti i treni regionali di un servizio di videosorveglianza in diretta, vagone per vagone. Come deterrente.
Mentre da questo fine settimana la polizia ferroviaria schiererà delle pattuglie dedicate nelle stazioni a rischio del Piemonte e della Liguria.
Chi sono questi ragazzini?
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La polizia sta lavorando per identificare i responsabili dei danni sul treno di Pasqua. Puoi vederli su Facebook, le cuffiette bianche nelle orecchie. Il viaggio a Gardaland. La foto alla stazione di Torino Stura oppure a quella di Fossano. Binari, musica rap. Abbracci, fumo dalla bocca. E questi sfondi ferroviari alle giornate, come se il treno non fosse altro che una periferia da vivere e talvolta da marchiare con la loro rabbia.
2. CI DICEVANO: TANTO SIAMO MINORENNI
Federico Genta per la Stampa
«Arrivati a Torino, sfiniti e spaventati, mi sono rivolta a un capotreno per lamentarmi. Sa cosa mi ha detto? Signora, prendere un regionale per il mare, a Pasqua, è da pazzi». Anna, 72 anni, è uno dei 300 passeggeri del regionale Ventimiglia-Torino che domenica è rimasto per 5 ore in balia di una sessantina di adolescenti.
Cosa ha visto?
«Sono salita a Savona. Quei ragazzi hanno subito preso il comando del treno. Urla, spintoni. Atteggiamenti vergognosi verso due tredicenni, ubriache, che erano con loro».
Nessuno ha reagito? «Avevano tutti paura. Prima che il treno si fermasse a Cengio, dove sono intervenuti i carabinieri, una voce all' altoparlante ha chiesto se a bordo di fossero agenti che potessero aiutare il personale, anche fuori servizio. La situazione era fuori controllo».
Cosa l' ha impressionata?
«La loro sfacciataggine. Quando sono risaliti, hanno continuato a prenderci in giro. Continuavano a ripetere, mostrandoci i documenti: vedete? Siamo minorenni, non possono mica arrestarci».
3. ERANO IN PREDA A DROGA E ALCOL
Elisa Sola per il Corriere della Sera
«Ci sono due ragazze in fondo al treno che si sono sentite male. Le stanno violentando».
L' odissea che ha vissuto il capotreno del Ventimiglia-Torino, un uomo di 50 anni «ostaggio» di una sessantina di vandali come gli altri 300 passeggeri, è partita da qui.
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Dalle parole di un ragazzino marocchino impaurito. L' adolescente era un membro del gruppo fino a pochi minuti prima di chiamare l' uomo in divisa.
L' addetto alle ferrovie ha allertato la sala operativa di Trenitalia per chiedere un intervento d' urgenza. Poi, ha preso l' altoparlante e ha lanciato un messaggio: «Se c' è qualche rappresentante delle forze dell' ordine a bordo, è pregato di rivolgersi al personale di Trenitalia». A quel punto, si è avventurato da solo nel vagone occupato dai vandali.
«Mi sono recato personalmente nella carrozza per accertarmi che le due ragazze stessero bene», ha spiegato ai suoi superiori. Ora la sua testimonianza è al centro di un verbale che costituisce la prima denuncia finita sulla scrivania della Polfer del Piemonte-Valle d' Aosta. È il primo atto che dà vita all' inchiesta coordinata dalla Procura di Torino. Il dipendente di Trenitalia è il testimone numero uno.
«Pensavo di vedere i carabinieri a Cairo, ma a Cengio ho notato una pattuglia sulla banchina, quindi mi sono fermato», ha precisato il capotreno, che ha aggiunto: «I carabinieri, dopo la procedura di identificazione, hanno fatto risalire tutti sul mezzo. Io ho detto a coloro che erano sprovvisti di biglietto che dovevano scendere, ma nessuno lo ha fatto. Sono stato costretto a far ripartire il treno, dopo 90 minuti che era fermo».
Al lavoratore delle ferrovie è stato spiegato che non rientrava, in quel momento, nelle competenze dei carabinieri aiutarlo a fare scendere ragazzi sprovvisti del titolo di viaggio, perché la priorità, e anche il motivo della chiamata al 112, erano in quel momento le presunte violenze sessuali (che poi, come è emerso, non sono avvenute). «A Carmagnola è stato tirato il freno di emergenza - ha riferito il capotreno - sono andato a ripristinarlo, ho notato due vetri rotti e sedili divelti, privi delle fodere. Ho chiesto di nuovo l' intervento della sala operativa».
«Un viaggio devastante, angosciante e senza fine», scrive su Facebook Tiziana Tamborra, una passeggera, che precisa: «La gente si è contenuta nel non iniziare delle risse perché quelli che ci rimettono siamo noi. Loro non hanno nulla da perdere... Stavano tentando di rubarmi lo zaino e rompere gli occhiali a mio padre».
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Qualcuno ipotizza che il gruppo di minorenni abbia già agito con le medesime modalità in precedenza. Luciano Missarianni segnala: «Sono sempre gli stessi, Torino-Savona, è capitato anche a me, ubriachi, davano fastidio a tutti, erano in tanti anche italiani». E ancora Riccardo Muraro, rispondendo a un dibattito sul social: «Una piccola parte di questo gruppo si trovava sul 56 proveniente da Grugliasco il giorno 13 aprile. Erano circa le 18.15 e sono saliti a Porta Susa».
«Con quei ragazzi ho parlato sulla banchina di Cengio, alcuni potevano essere come i miei allievi - racconta Mauro Somà, professore in un liceo classico a Cuneo - non mi sembravano dei guerriglieri dell' Isis. Però erano visibilmente in preda a droghe e alcol. Mi chiedo soltanto perché per colpa loro hanno dovuto bloccare un treno intero per 90 minuti. C' erano neonati che piangevano e un anziano che aveva bisogno di farsi un' iniezione di insulina».