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    I FUNERALI DELLA CORONA – LA BARA AL BAR E UNA BICCHIERATA CON GLI AMICI: SABINA CORONA, LA PRIMA COMMERCIANTE A RIAPRIRE DOPO IL DISASTRO DEL VAJONT, HA VOLUTO CHE LA GENTE DI ERTO LE DICESSE ADDIO CON UN BRINDISI NEL LOCALE CHE HA GESTITO PER UNA VITA – E ALLA VEGLIA PARTECIPA ANCHE LO SCRITTORE MAURO CORONA, GRANDE AMICO DELLA DEFUNTA


     
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    Fabiano Filippin per corrierealpi.gelocal.it

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    Sabina Corona, storica esercente di Erto, ha voluto esser salutata così dalla propria comunità. Tanto che l’altro ieri tutto il paese è entrato nella sua trattoria “La stella” per renderle omaggio. Ad attendere parenti, conoscenti e autorità un bicchiere di vino offerto dalla casa.

     

    «Mia nonna amava la vita e ha voluto dimostrarlo fino all’ultimo chiedendo espressamente di essere salutata qui, tra le mura che l’hanno vista impegnata al lavoro per tanti anni», ha raccontato la nipote Beatrice Sartor, che insieme alla madre Adriana porta avanti l’attività.

     

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    Ieri mattina si sono svolti i funerali della Corona, la prima a riaprire l’osteria a Erto vecchia, quando ancora in pochi avevano avuto il coraggio di rientrare nelle terre devastate dal disastro del Vajont. La sera prima, dopo il rosario recitato tra i tavoli del ristorante, attorno al feretro si sono riuniti in decine. Tra loro il sindaco Fernando Carrara e lo scrittore Mauro Corona, dirimpettaio de “La stella” e grande amico della defunta.

     

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    «La nonna era una grande e aveva voluto dare un esempio a tutti rialzando le serrande del bar nel 1968 – ha continuato al proposito Beatrice –. Era una che sapeva cogliere l’aspetto positivo in tutto e in tutti. Era nata il 29 luglio ma all’anagrafe avevano sbagliato scrivendo 13 agosto: lei aveva quindi deciso di festeggiare due volte all’anno. In famiglia era lei la guida. Ultima di quattro sorelle, lascia una figlia, sei nipoti e due pronipoti. Tutte rigorosamente femmine».

     

    Durante l’insolita veglia funebre, tra una bicchierata e un “evviva Sabina”, la gente di Erto ha iniziato a rievocare aneddoti del prima e del dopo Vajont. È a questo punto che è comparsa una foto in bianco e nero in cui la Corona inneggia su un palco.

     

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    «Era il 1974, Erto doveva di fatto ancora risollevarsi dalla tragedia ma lei era già avanti – ha raccontato la nipote –. In quell’occasione la nonna organizzò una squadra di calcio e un torneo della vallata. Vennero persone dalla Valcellina, da Longarone e dall’intera zona. Vinse la sua formazione. Abbiamo scelto questa immagine per ricordare una donna tenace, devota e sempre attenta al prossimo».

     

    Guardando le centinaia di persone che hanno brindato in onore della parente, la Sartor conclude: «Solo ora capiamo davvero cosa rappresentasse per la comunità, è come se l’intera Erto avesse perso la propria nonna».

     

    Da parte sua Mauro Corona, che ha dedicato all’omonima compaesana alcune pagine dei suoi romanzi, non dimentica l’ospitalità di Sabina. Negli anni Novanta l’artista inaugurò la palestra di roccia de La Moliesa e in valle fecero capolino i primi free climber. La Corona li accolse ad uno ad uno, diventando un punto di riferimento per comitive e singoli escursionisti.

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