Fabio Savelli per Corriere della Sera
buoni pasto
Qualcuno, con un po’ di enfasi, pensa di mettere lo Stato in black-list. Nonostante le direttive Ue che disciplinano i tempi di pagamento ai privati. Nonostante la lente della Commissione europea che ha trascinato l’Italia davanti alla Corte di Giustizia per «i ritardi sistematici». Per i rimborsi non ancora evasi a chi lavora con lo Stato, potremmo dire, suo malgrado. Stavolta è il settore dei buoni pasto ad essere diventato il terreno di confronto. Qui! Group, una delle principali emittitrici di ticket, denuncia una pesante asimmetria tra le tempistiche con cui deve rimborsare gli esercenti convenzionati e quello con cui ottiene i trasferimenti da parte delle pubbliche amministrazioni per essersi aggiudicata il servizio-mensa per i dipendenti di ministeri, enti locali e centrali, a seguito dell’ultimo bando Consip, la centrale acquisti dello Stato.
saccone
«Un mercato insostenibile, in cui il fornitore è chiamato addirittura a fare da “banca” al cliente, anticipando milioni di euro che poi gli verranno pagati soltanto molto dopo», rileva Gregorio Fogliani, presidente esecutivo di Qui! Group. Questa presunta asimmetria ha portato ora alla presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte di Antonio Saccone, senatore Udc, al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Scrive Saccone che «nei bandi di gara relativi alle forniture dei buoni pasto viene preteso il pagamento agli esercenti in media entro due-tre giorni dalla data di emissione della fattura, quando invece la stazione appaltante salda le società emittitrici con fattura posticipata, a volte a otto mesi».
BUONI PASTO
Questo comporta uno stress finanziario rilevante, denuncia Qui! Group, perché «nelle ultime settimane il gruppo ha operato rimborsi per oltre 170 milioni di euro ai propri esercenti». In filigrana, il ragionamento è che la società fondata da Fogliani è l’unica insegna italiana di un certo rilievo per quota di mercato, in diretta concorrenza con le filiali tricolori delle multinazionali francesi come Edenred, Sodexo e Up Day, che hanno le spalle patrimoniali più larghe per assorbire meglio questo dis-allineamento nei flussi di cassa.
Consip-marchio
È una tesi che gli altri gruppi, in gran parte aderenti ad Anseb, rispediscono al mittente. Sotto osservazione c’è un bando Consip da un miliardo per il servizio-mensa di un milione di dipendenti pubblici per tutto il 2019, con possibile proroga al 2020. Fonti Consip rilevano che la procedura «dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno». Ora siamo all’apertura delle buste nella “fase tecnica”, con cui la società guidata da Roberto Basso sta valutando i requisiti dei partecipanti. Quel che denunciano tutti è che vince soltanto l’offerta economicamente più vantaggiosa, che porta ad insostenibili gare al ribasso tra gli operatori. Che rischiano di “strozzare” gli esercenti, ultimo anello della filiera. Per questo il nuovo Codice degli appalti li ha voluti “proteggere”.
Assegnando loro una corsia preferenziale nei tempi di pagamento. Rischiando di mettere fuori mercato Qui! Group, in passato accusata di non essere troppo puntuale nei rimborsi. Luca Palermo, amministratore delegato di Edenred Italia, puntualizza però che il «i tempi più veloci nei pagamenti agli esercenti sono correlati a maggiori commissioni». Non proprio un regalo.
CONSIP buoni pasto BUONI PASTO