1 - SFIDA A DUE
Annalisa Cuzzocrea e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
grillo intervistato da rt
«Siamo rimasti noi e Renzi. Gli altri sono tutti morti. Il momento di giocarsela è adesso. Io ci sono e lo vedrete». Due settimane fa Beppe Grillo ha deciso di uscire dalla mischia, puntando dritto contro il presidente del Consiglio. E così, l' ultimo miglio di una contesa finora frammentata in mille duelli si è trasformata in una sfida a due. Matteo contro Beppe, fino all' ultimo respiro.
renzi porta a porta
Con il premier ben felice di far leva sulla paura di una deriva populista che condurrebbe l'Italia ai margini dell' Europa: «Alla fine è tutto molto semplice - ha spiegato il capo del governo - questa è una contesa tra l' Italia delle riforme e chi invece cerca solo la rissa. Gli elettori grillini magari mi odiano, ma intanto valutano di votare Sì. È in salita, ma la partita è riaperta. Ecco perché alzano i toni, mentre noi opponiamo un sorriso: Grillo pensava di aver già vinto, e adesso invece ha paura».
renzi e beppe grillo con il gelato
Comunque vada il 4 dicembre, il crescendo di attacchi scomposti - quella campagna che Giorgio Napolitano definisce "aberrante" - sembra davvero l' antipasto delle prossime politiche. «Serial killer della democrazia », accusa Grillo. «Il fronte del No è un' accozzaglia», risponde Renzi, che punta il dito anche contro i privilegi del "comunicatore" Rocco Casalino: «Gli pagano la casa con i fondi del gruppo. E non rispondono, perché è lama nel burro delle loro contraddizioni».
Non è solo scontro tra leader, però. Dai social, i parlamentari dem bollano i 5 stelle come «falsari della democrazia», mentre il blog gestito dalla Casaleggio Associati ribatte che «Renzi ha una paura fottuta del voto e si comporta come una scrofa ferita» e il deputato Danilo Toninelli accusa: «Fa spot per il Sì con l' aereo di Stato, #fuoriiprivilegi». Il merito è sparito. La battaglia è a due, a mani nude.
GRILLO SCONFITTO DALLA PESTE ROSSA RENZI
A distanza, però. Perché il premier aveva chiesto un confronto in tv col capo politico M5S, e Grillo ha preferito proporgli Luigi Di Maio come sfidante: «Non ci sto a farmi mettere nella parte del vecchio, del passato - il ragionamento del fondatore - vediamo come se la cava con una faccia più fresca della sua». Non se ne farà nulla. E così tornano le piazze, il cuore della campagna. Renzi chiuderà in tre tappe: prima una grande città, poi in quel Sud pronto a voltargli le spalle, infine piazza della Signoria a Firenze. Grillo invece sfiorerà Roma, sabato prossimo per una "passeggiata" con la bandiera italiana, ma riserverà a Torino - l' esperimento più riuscito del grillismo - il gran finale.
la coppia grillo e renzi
I giochi veri però si apriranno il 5 dicembre. Vincesse il No, Renzi esclude categoricamente «inciuci» con Berlusconi, i 5 stelle rimarcano che nel volantino che denuncia l'"accozzaglia del No" - inviato agli italiani - manca proprio l' ex Cavaliere. Grillo invece chiederà il voto subito. Sa che un governo per ritoccare la legge elettorale - cui l' M5S non parteciperebbe mai - gli darebbe in realtà più tempo per preparare il programma e la squadra di governo che ancora gli manca. Ma ha una grande paura: «Torneranno ai collegi uninominali. E noi finiremo come Nigel Farage, o com' è stata finora Marine Le Pen. Lontani anni luce dal governo del Paese».
2 - PRIMA DI PARLARE DELLE CASE DEGLI ALTRI RENZI CI SPIEGHI CHI GLI PAGAVA L'AFFITTO
Maurizio Belpietro per “la Verità”
carrai renzi
Ci sono argomenti dai quali bisognerebbe tenersi alla larga in quanto scivolosi, ma evidentemente la paura di perdere il referendum ha fatto perdere al presidente del Consiglio la testa e dunque, invece di evitare questioni pericolose, ci è finito in mezzo, con i risultati che seguono. Di che cosa parliamo? Della casa, argomento che è croce e delizia della classe politica. Sulla casa è caduto Massimo D’Alema, anni fa imbucato con canone ai minimi in un appartamento di proprietà di un ente pubblico.
marco carrai agnese landini renzi
Sulla casa è cascato anche Claudio Scajola, il ministro che guardava il Colosseo da un alloggio pagato a sua insaputa. E da qualche giorno, sulla casa, ha i suoi guai anche Rocco Casalino, il portavoce dei Cinque Stelle, il quale non abita né in un superattico, né in una magione di qualche istituto previdenziale. Semplicemente, l’ex concorrente del Grande fratello ora convertito al grillismo, vive insieme a un collega in un trilocale pagato dal movimento. È bastato questo perché il Pd sollevasse una polemica, dalla quale non si è tenuto lontano neppure Matteo Renzi.
Nella diretta Facebook, commentando la notizia dei fondi usati per pagare gli affitti dei dipendenti della comunicazione dei Cinque Stelle, il premier non si è risparmiato. «È un’affittopoli enorme. Oggi Casalino è passato dalla casa del Grande fratello alla casa del Grande Senato» alludendo alla provenienza dei soldi. Ebbene, ci sono almeno un paio di motivi che avrebbero dovuto spingere Renzi a mordersi la lingua e a non affrontare l'argomento. Il primo è che il Pd incassa dal Senato decine di milioni di euro, cifra enorme che, nonostante il presidente del Consiglio dica di volerla cancellare, finirà comunque nelle casse del partito.
RENZI E CARRAI
Al contrario, i Cinque Stelle forse avranno usato parte di quel denaro per saldare la pigione dei loro dipendenti in trasferta romana, ma siccome, in base alla legge, con quei fondi si possono pagare le spese del gruppo e anche dei dipendenti, stiamo discutendo di lana caprina. Senza contare poi che senatori e onorevoli grillini si tagliano l'indennità versandola in un fondo per le aziende in crisi.
Tuttavia, questo è il motivo meno importante che avrebbe dovuto spingere Renzi a stare zitto. Quello più rilevante è casa sua. O meglio, quella casa in cui lui per anni ha avuto la residenza, ma che qualcun altro pagava al posto suo. La storia emerse poche settimane dopo il suo arrivo a Palazzo Chigi. Il nostro Giacomo Amadori scoprì infatti che l' ex sindaco, per circa 3 anni, aveva avuto la residenza in un bell' appartamento con vista sui tetti di Firenze e per di più a due passi da Palazzo Vecchio, il municipio del capoluogo toscano.
RENZI CARRAI
Casa e bottega. Fin qui nulla di male. Anzi, in buona fede si poteva anche elogiare l'impegno del primo cittadino, che avendo casa a Pontassieve aveva deciso di prendersi un pied-àterre in città, proprio di fianco al comune. Peccato che il nostro cronista, indagando sui trascorsi del sindaco, abbia scoperto che a pagare l' affitto non fosse Matteo Renzi, ma un altro signore, tal Marco Carrai.
Costui, all' epoca, era un perfetto sconosciuto. Nel Giglio magico era descritto come un amico imprenditore, anche se non risulta che a quel tempo avesse grandi imprese. Di certo si sa che nel 2013, cioè mentre il futuro premier aveva la residenza nel la casa pagata dall'amico, la C&T Crossmedia di proprietà di Carrai ottenne un appalto per la fornitura di audioguide formato tablet destinate ai musei fiorentini e che più o meno nello stesso periodo l'imprenditore fu nominato nel Consiglio di amministrazione della società che gestisce l'Aeroporto di Firenze, diventandone poi presidente.
RENZI E CARRAI LA REGISTRAZIONE DEL CONTRATTO DELLA CASA A VIA DEGLI ALFANI A FIRENZE
Perché un sindaco mette la residenza in un appartamento pagato da un amico pur abitando ufficialmente con la famiglia a Pontassieve? Soprattutto, perché l'amico paga regolarmente oltre 1.000 euro al mese per un appartamento in cui non ha la residenza e continua a vivere a casa con mamma e papà? Misteri renziani che nessuno ha voluto svelare.
RENZI E CARRAI CONTRATTO DI AFFITTO PER LA CASA A VIA DEGLI ALFANI A FIRENZE
Non Marco Carrai, che però rispunta ogni volta che a Palazzo Chigi ci sia qualche nomina in vista e soprattutto qualche incontro al vertice. Non Matteo Renzi il quale, pur avendo fatto dimettere un ministro perché il figlio aveva ricevuto in dono un Rolex, si è ben guardato dal fornire anche la benché minima spiegazione.
Due cose però in questa faccenda sono certe. La prima è che il giorno in cui cominciò a circolare la strana storia, ossia pochi mesi prima di arrivare a Palazzo Chigi, il futuro presidente del Consiglio ritrasferì in tutta fretta la residenza a Pontassieve, lasciando l'alloggio gentilmente pagato da Carrai. La seconda cosa certa è che, se c'è qualcuno che non ha titolo per parlare di case pagate da altri e per lanciare accuse di Affittopoli, beh, questo è Renzi. Per lo meno fino a quando non ci racconterà che cosa ci faceva con la residenza in via degli Alfani a Firenze.
NARDELLA RENZI CARRAI