Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
bce
Martedì prossimo il responsabile della vigilanza bancaria della Bce Andrea Enria si confronterà con gli eurodeputati della commissione problemi economici e monetari. Al centro dell' attenzione generale c'è la crescente preoccupazione per gli effetti economici e finanziari della seconda ondata pandemica. Con un problema immediato, che interessa molto da vicino anche l' Italia, il cosiddetto calendar provisioning: si tratta dell'azzeramento dei crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni dei crediti coperti da garanzie reali, prevista dalla normativa Ue.
In un contesto di recessione la progressiva svalutazione di tutti i crediti deteriorati fino al 100% può comportare effetti negativi sull' erogazione del credito. L' Associazione bancaria italiana ha chiesto di modificare quelle regole data la situazione. Inoltre, si tratta di valutare se è il caso o meno di procedere verso una gestione accentrata dei crediti deteriorati oppure no.
l'esordio di christine lagarde alla guida della bce 8
I TEMPI
Il riferimento è alla creazione di una bad bank, una banca-veicolo paneuropea nella quale far confluire gli asset deteriorati per poi gestirne la vendita. È una prospettiva sulla quale si discute da tempo e uno dei fautori è stato fin dall' inizio Andrea Enria, già quando guidava l' Autorità bancaria europea (Eba). Non se ne fece nulla soprattutto perché la Germania in particolare (ma non solo) temeva di dover sostenere i sistemi bancari di Paesi con alti livelli di sofferenze (tra cui l' Italia).
CREDITI DETERIORATI
E così è stato. In una recente intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, Enria ha indicato che in caso di una recessione più severa quest' anno, con un Pil a -10% e non a -7,2% (scenario di base) «con una seconda ondata di contagi e di misure di contenimento i crediti cattivi arriverebbero a 1.400 miliardi, più di quanto furono nell' ultima crisi finanziaria». Richiesto di chiarire se è il caso di rilassare le regole sui crediti cattivi, Enria aveva risposto: «Sono assolutamente convinto che sia meglio per le banche e i loro clienti ripulire i bilanci bancari il più velocemente possibile.
Sono molto lieto che abbiamo introdotto regole e pratiche di vigilanza dopo l' ultima crisi per costringere le banche a riconoscere e liquidare i crediti inesigibili prima. Nella crisi attuale questo è più importante che mai». Quanto alla prospettiva di una bad bank paneuropea, il responsabile della vigilanza Bce ribadiva che ci sono «forti argomenti per una iniziativa europea, tuttavia una rete di società nazionali di gestione degli asset può fare bene lo stesso».
CREDITI DETERIORATI
L'Eba è sulla stessa linea. Enria metteva però in guardia dal non ricadere nell' errore compiuto dieci anni fa quando le banche vennero salvate dai governi ma riemersero dalla crisi strutturalmente deboli: «La ristrutturazione era nelle mani degli Stati, questa volta dovrebbe seguire principi europei e condurre a un mercato più integrato». Prima della seconda ondata pandemica, la Bce riteneva che una discussione sulla bad bank fosse prematura, ora si tratta di vedere se la sterzata dei coprifuoco ha cambiato qualcosa nella sua impostazione.