ABRUZZO ATENEO CHIETI
Corrado Zunino per “la Repubblica”
Sull’attestato incorniciato con eleganza c’è l’ovale con la suora santa, Francesca Saverio Cabrini, l’immancabile motto latino, … facit aspera plana, e in basso a destra tre righe minuscole che rivelano che il documento è falso: «Disposizione di autorizzanda istituzione del ministero della Pubblica istruzione». Quell’«autorizzanda» non è mai diventato «autorizzata» e l’istituzione — il Social college di Fermo — ha chiuso bottega alle prime indagini di magistratura.
Oggi, a causa di questa scuola abusiva che ha rilasciato negli anni Novanta inutilizzabili diplomi di assistente sociale, 411 lauree andranno al macero. E 411 laureati scopriranno di avere in mano solo un titolo valido di terza media, visto che il diploma è una truffa e la laurea conseguente in Scienze sociali è stata ottenuta con crediti scaturiti da un foglio senza valore.
ABRUZZO LAUREE A RISCHIO
Il pasticcio brutto assai dell’università Gabriele D’Annunzio di Chieti e Pescara — 26mila iscritti, 53 corsi di laurea — è riemerso dal silenzio degli archivi dopo vent’anni e nel mezzo di un conflitto che sta avvelenando aule e segreterie. Il post-Cuccurullo, potente e generoso rettore per quindici stagioni di vacche grasse, con l’insediamento del medico Carmine Di Ilio si è trasformato in un Vietnam di scontri, denunce anonime e firmate, tagli al bilancio. Solo il direttore generale Filippo Del Vecchio ne ha accumulate sessanta, di denunce: estorsione, abuso d’ufficio, violazione della privacy. Trentotto sono diventate procedimenti giudiziari, i primi otto sono stati archiviati.
ABRUZZO ATENEO CHIETI
La faida della D’Annunzio ha trovato la coppia che oggi governa — rettore Di Ilio-dg Del Vecchio, vicini al Pd — stringere un corpo a corpo con un instancabile sindacalista interno della Cisal, Goffredo De Carolis, musicista, batterista. Il direttore generale, ispirato, dice, da una lettera anonima e stimolato dalla valanga di denunce ricevute (anche da De Carolis), lo scorso febbraio è andato a controllare di persona il database “Scienze sociali” e ha scoperto che, dei 1.783 laureati tra il 2002 e il 2007, 411 venivano dal Social college di Fermo “Ab antiqua universitate picena” inserito nel Centro studi Lattanzi.
All’inizio del 2000, con l’Ue che spingeva per trasformare quello di assistente sociale (e di fisioterapista e di infermiere) in un mestiere “da laurea”, gli atenei italiani hanno inventato le “triennali di corsa”. Due terzi dei crediti necessari per laurearsi venivano garantiti dagli studi di scuola media superiore fatti (in questo caso 130 su 180), i pochi crediti mancanti si potevano integrare con un’unica prova: otto esami in una sola mattina, precisamente, alla D’Annunzio.
L’”universitate picena”, oltre al sindacalista De Carolis, ha formato migliaia di assistenti sociali in Italia, ed è probabile che altri atenei italiani abbiano laureato falsi diplomati e che, con un controllo a ritroso, scoprirebbero gli stessi problemi di Chieti e Pescara.
CARMINE DI ILIO
Già nell’ottobre 1994, il ministero dell’Università segnalò come il campus fermano fosse capofila di una sfilza di scuole improbabili e non riconosciute, perlopiù d’ispirazione cattolica: la Mons Calpe con sede a Gibilterra, l’Università Mechnikov di Odessa operante a Portici, l’americana Clayton con amministrazione a San Marino, l’Universidade moderna di Lisbona e l’University of the Islands: «Evitate rapporti con le istituzioni su indicate », scriveva preoccupato Stefano Podestà, ministro nel primo Berlusconi. I rapporti invece ci sono stati, le tasse per le integrazioni di laurea sono state incassate, gli attestati finali sono arrivati e oggi il Miur, con lettera del 7 marzo, ha confermato: «Il citato istituto “Social college” non è mai stato riconosciuto da questa amministrazione come ente abilitato al rilascio di titoli aventi valore legale o professionale ».
Il ministero, però, non ha aggiunto cosa dovrebbe fare ora l’università abruzzese. Già. Il direttore generale Del Vecchio ha istruito la pratica, sottolineando come il sindacalista De Carolis «non solo abbia usufruito della falsa laurea ma, lavorando in un ufficio amministrativo, non abbia controllato la bontà di quei pezzi di carta». Il legale del sindacalista ha ribattuto: «De Carolis non ha tratto giovamento da quella laurea e mai ha lavorato in segreteria studenti». Il senato accademico (in cui siede il sindacalista) ha preso atto del problema e ora la decisione è sulle spalle del rettore.
ABRUZZO LAUREE A RISCHIO
Se annullerà 411 lauree, si vedrà piovere addosso un concentrato di ricorsi che, si calcola, costerebbe all’ateneo mezzo milione di euro. Carmine Di Ilio, medico, amministratore prudente, alza gli occhi: «Non potrò esimermi dall’annullamento. Il falso è acclarato, se non procedessi rischierei una denuncia per omissione di atti d’ufficio».