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    LA BIANCA-NEVE DEL TENNIS - HA 19 ANNI, È UN’IMMIGRATA RUMENA CON PASSAPORTO CANADESE, BIANCA ANDREESCU, SUPERANDO IN FINALE SERENONA WILLIAMS, È DIVENTATA LA PIU’ GIOVANE VINCITRICE DEGLI US OPEN - SE NEL TENNIS MASCHILE BRILLANO GLI HIGHLANDER, IN QUELLO FEMMINILE AVANZANO LE RAGAZZE TERRIBILI: OSAKA, GAUFF E ADESSO BIANCA – AUDISIO: “SE NELLA SOCIETÀ NON È EDUCATO ALZARE LA TESTA, DIRE LA PROPRIA, PERCHÉ BISOGNA ASCOLTARE I GRANDI, LO SPORT SE NE SBATTE…” - VIDEO


     
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    Emanuela Audisio per la Repubblica

     

    BIANCA ANDREESCU BIANCA ANDREESCU

    Le lolite nello sport seducono e vincono. Forse non sono tutte pretty baby, ma hanno forza, irruenza, sicurezza. Ti investono con innocenza, ma non ti rialzi più. Quella di oggi si chiama Bianca, quelle di ieri Tracy, Jennifer, Martina. Nel tennis delle donne domina la precocità, negli uomini la longevità. Da una parte le figlie, dall' altra i padri.

     

    Anche se per la prima volta dopo molto tempo tra i primi 10 del ranking maschile la metà è sotto i 25 anni. Bianca (Andreescu), 19 anni, immigrata rumena con passaporto canadese, al suo primo Open Usa batte Serena (Williams), mamma americana, 37 anni. E così Bianca diventa la prima canadese e la più giovane vincitrice dai tempi di Serena che si era aggiudicata il torneo di New York non ancora diciottenne nel '99.

     

    Perché le ragazze ci riescono e i ragazzi no? Certo sulla Williams ha influito la maledizione dell' appuntamento con il 24° titolo Slam e la rincorsa a Margaret Court. Altrimenti non perdi in due set con la n. 15 del mondo dopo aver battuto sempre in due set la n. 5. C' è che nelle mani delle teenager lo sport è un arnese che funziona benissimo: dà identità, carattere, orgoglio.

    BIANCA ANDREESCU BIANCA ANDREESCU

     

    Permette alle ragazze di fare di testa propria, seguendo più che il cuore, forze e energia. Scegli tu ritmo e colpi, non il professore o la famiglia. E questo regala molta libertà, se ne sai godere. Più certi schemi culturali imprigionano, più lo sport spinge via. Se nella società non è educato alzare la testa, dire la propria, perché bisogna ascoltare i grandi, lo sport se ne sbatte.

     

    La nerd americana Tracy Austin aveva le treccette e una passione per i gelati quando nel '79 a 16 anni e 9 mesi agli Internazionali d' Italia sconfigge la regina Chris Evert interrompendo la sua serie di 125 successi consecutivi sulla terra che durava dal '73, e senza nessun senso di colpa la elimina anche in finale a New York. Un' altra yankee, Jennifer Capriati a 13 anni e 11 mesi a Boca Raton diventa la più giovane finalista nella storia del tennis professionistico e a 14 entra (record di precocità) nella classifica delle prime 10 del mondo per poi essere nel '92 la prima a quell' età a superare il milione di dollari in montepremi. Senza dimenticare la svizzera Martina Hingis che nel '97 ad appena 16 anni è la più giovane numero uno della storia.

    BIANCA ANDREESCU BIANCA ANDREESCU

     

    Ma la più famosa lolita dello sport resta Nadia Comaneci, che a 15 anni dormiva con due orsetti di peluche, ma che ai Giochi di Montreal nel '76 vinse tre medaglie d' oro costringendo i giudici ad assegnare il primo 10 della storia. Una bambina, ma in aria è la padrona dello spazio.

     

    Nel 2009 all' Open Usa tutto cambia: Kim Clijsters, belga, 26 anni, diventa la prima mamma a vincere un torneo dello Slam dopo Evonne Goolagong, che aveva trionfato a Wimbledon nell' 80. Nella fotografia finale c' è Kim con la coppa e Jada Ellie, la sua bimba di appena 18 mesi, con papà Bryan Lynch, giocatore di basket Nba. Mothers do it better, si disse. Anche le mamme tirano forte. Kim rientrava dopo due anni di stop per la nascita della figlia e con una wild card decretando la fine di un tabù.

    Una donna anche in epoca moderna poteva tenere insieme le due carriere: quella professionale e quella personale. Clijsters si ripeté a New York anche l' anno dopo.

     

    BIANCA ANDREESCU BIANCA ANDREESCU

    Le altre SuperMom sottoscrissero che la maternità non era né una malattia, né un impedimento: la mezzofondista irlandese Sonia O' Sullivan: «Per me è stato come allenarmi in altitudine»; la velocista Evelyn Ashford: «Avere un figlio dà più forze di un' intera scatola di vitamine o di steroidi»; la maratoneta inglese Paula Radcliffe, capace 9 mesi dopo la nascita di Isla di rivincere a New York: «Tutti mi guardavano come fossi una pazza».

     

    Sembrava la fine delle ragazze terribili invece da Kim a Serena non ci sono più state mamme. E sicuramente il corpo della Williams è cambiato e patisce le accelerazioni del gioco. Nessuno tra i papà in attività ha la sua eccedenza di peso, non si tratta di criminalizzare il grasso, ma anche la leggerezza fisica ha il suo fascino vincente.

     

    E Serena da mamma non la trova più. Se all' uomo (Federer, Djokovic) la genitorialità dà stabilità mentale per non cedere davanti alle unghiate dei giovani leoni, nelle donne è diverso.

     

    La giapponese Osaka ha 22 anni (ad ottobre) e ha già vinto Open Usa e d' Australia, l' astro nascente «Coco» Gauff, americana, a 15 anni, è la più giovane tennista ad arrivare al terzo turno a New York dai tempi di Anna Kournikova ('96). E questo è il terzo anno consecutivo in cui quattro giocatrici diverse vincono i 4 Slam. Nessuna mamma, nessuna signora.

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