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    “ALTRE DUE ORE E SAREBBE POTUTA FINIRE MALE” – LA BRUTTA AVVENTURA DI UN GRUPPO DI SCOUT CHE HA SFIDATO LA MONTAGNA IN PANTALONCINI E GIACCHE A VENTO E SI E' RITROVATO NELLA BUFERA DI NEVE SUL CORNO DELLE SCALE, SULL’APPENNINO TOSCO-EMILIANO: NONOSTANTE L’ALLERTA METEO, GLI UNDICI RAGAZZI TRA I 17 E 19 ANNI E GLI ACCOMPAGNATORI SI SONO AVVENTURATI RISCHIANDO DI MORIRE ASSIDERATI – IL SOCCORRITORE: “RISPETTO IL MONDO DEGLI SCOUT, MA QUESTI CASI SI STANNO RIPETENDO SPESSO. TROPPA SUPERFICIALITÀ…”


     
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    Luca Serranò per “la Repubblica”

     

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    Il crinale sferzato da un vento gelido a quasi cento chilometri orari, un muro di nebbia e neve a oscurare la visuale. E loro, undici ragazzi tra i 17 e i 19 anni, in tenuta da scout. A stringersi nelle giacche e strofinarsi i polpacci nudi. E a pregare per l'arrivo dei soccorsi. «Aiuto, non sento le mani e i piedi, non ce la faccio più», le parole di una ragazza di 17 anni, infreddolita e nel panico, alla vista dei primi soccorritori. La comitiva, parte di un gruppo scout dell'Agesci con base in una parrocchia di Scandicci, alle porte di Firenze, si era inoltrata nel comprensorio del Corno alle Scale, sull'Appenino Tosco-emiliano, nonostante l'allerta lanciata nei bollettini meteo: tre ragazze sono state trovate con apparenti sintomi di ipotermia, ma in ospedale i medici hanno escluso gravi conseguenze.

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    «Hanno rischiato molto, non credo se ne siano resi conto - spiega Mauro Ballerini, tra i primi soccorritori ad arrivare sul posto, domenica intorno alle 13,30 - La situazione era critica, scarsa visibilità, vento a cento chilometri l'ora, neve e grandine. Condizioni impraticabili per gli esperti, figuriamoci per degli scout».

     

    Ballerini racconta di aver chiesto spiegazioni a uno dei capigruppo per quella scelta di sfidare la montagna, per di più senza conoscenze, attrezzature e strumenti idonei. «Probabilmente si sono informati su fonti sbagliate, perché i bollettini erano chiari e parlavano di meteo in peggioramento. C'è stata forte superficialità, altre due ore con quel freddo e sarebbe potuta finire male».

     

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    Secondo la ricostruzione, la comitiva aveva lasciato la base intorno alle 9, col programma di pranzare al sacco presso il rifugio Duca degli Abruzzi (peraltro chiuso dal primo mattino proprio per maltempo) e proseguire fino al vicino rifugio Doganaccia. Dopo circa tre ore di cammino, a un chilometro dal punto di arrivo, la tormenta ha sorpreso il gruppo costringendolo a fermarsi e a chiedere aiuto. Col passare dei minuti il brivido dell'imprevisto ha così lasciato spazio alla paura: «Quando li abbiamo visti con quei pantaloncini, con quelle giacche leggere, stentavamo a crederci - racconta ancora il soccorritore - abbiamo subito recuperato coperte e piumini e bevande calde, erano quasi congelati ».

     

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    Le squadre del soccorso Alpino di Corno alle Scale hanno raggiunto la comitiva nei pressi di un bivio, insieme con personale del 118 compreso un medico rianimatore. Due ragazze di 18 anni e una di 17 sono state visitate al pronto soccorso (accompagnate da uno dei tre capigruppo), mentre gli altri sono stati caricati su un pulmino e portati alla sede della Croce Rossa di Lizzano. Nel pomeriggio il rientro a casa in treno, col pensiero fisso a quelle ore nella tormenta, le scene dei panico dell'amica, la consapevolezza (forse) di aver rischiato grosso.

     

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    «Rispetto il mondo degli scout, ma negli anni questi casi si stanno ripetendo spesso - conclude Ballerini - Troppa superficialità nello scegliere i percorsi, la montagna è piena di insidie e non si può affrontare con leggerezza. Quelle divise possono andar bene d'estate, non certo in questo periodo dell'anno».

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