Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
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Non conosce colore politico il Partygate, lo scandalo delle feste in pieno lockdown in Gran Bretagna.
Dopo la valanga di rivelazioni su Boris Johnson e le sue allegre riunioni conviviali a Downing Street, da giorni sono i laburisti a essere sulla graticola: il Daily Mail , tabloid cane d'attacco dei conservatori, sta conducendo una campagna martellante contro Keir Starmer, il leader del Labour che è stato filmato mentre l'anno scorso si scolava una birra con i colleghi, in un momento in cui le norme sul Covid vietavano qualsiasi socializzazione che non fosse strettamente di lavoro.
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La polizia inglese, quando il video era emerso un paio di mesi fa, aveva detto che non c'era niente su cui indagare: ma domenica Starmer è stato messo in difficoltà nei programmi politici televisivi e la storia sta cominciando a prendere piede. I laburisti insistono a dire che nessuna regola è stata violata perché si trattava di una riunione di lavoro, ma adesso anche giornali che non sono il Mail scrivono che la loro linea è «insostenibile» e che è difficile scorgere differenze con la condotta di Boris e soci.
La cosa imbarazzante, per il Labour, è che Starmer ha più volte chiesto le dimissioni di Johnson a causa del Partygate: ma ora appare come uno che predica bene e razzola male.
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Per di più, i laburisti si sono avviluppati in una serie di giustificazioni improbabili e palesi menzogne nel tentativo di scagionare il loro leader: hanno sostenuto che le bevute di birra erano solo una breve pausa durante una sessione di lavoro, ma è emerso che il video incriminato è stato girato dopo le 22 di un venerdì sera, il che rende la tesi assai implausibile; inoltre, in un primo momento avevano negato che fosse presente Angela Rayner, la vice di Starmer: ma poi è emerso che era una bugia, perché c'era pure lei. Dunque ci si chiede: stanno cercando di nascondere altre cose?
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La polemica ha chiaramente dietro una manovra elettorale: giovedì si svolge una importante tornata amministrativa e per i conservatori si prospetta un bagno di sangue. Gli elettori sono disgustati dal Partygate, hanno perso la fiducia in Johnson e si apprestano a punire il suo partito: i giornali raccontano addirittura che in certi posti la gente ha bruciato i poster dei candidati conservatori. Per Boris è un affare serio: un risultato disastroso ridarebbe fiato a quanti, all'interno del suo stesso partito, vogliono mettere in questione la sua leadership, nonostante il delicatissimo momento internazionale.
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Ecco allora che, puntuale come un orologio, è arrivata la campagna del Mail contro i laburisti: un modo per fare di tutt' erba un fascio e dire che non c'è ragione di voltare le spalle ai conservatori, perché in fin dei conti così fan tutti. Il rischio, però, è di dare ancora di più l'impressione di un'intera classe politica ipocrita e insensibile alle sofferenze della gente. E non è detto che Johnson ne tragga davvero sollievo: all'indomani di un risultato elettorale che potrebbe essere catastrofico, Boris rischia di essere raggiunto da nuove multe a causa delle festicciole cui ha partecipato; ed è in dirittura d'arrivo il rapporto finale della commissione d'inchiesta sullo scandalo. Insomma, il mal comune con Starmer potrebbe non rivelarsi un mezzo gaudio.
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