Simone Di Meo per “la Verità”
GIOVANNI TRIA
Che ci fa la portavoce del ministro Giovanni Tria nel Consiglio d' amministrazione del gruppo petrolifero Saras? Le austere sale di Via XX Settembre, dopo il caso di Niccolò Ciapetti, riservano un' altra sorpresa. Adriana Cerretelli, giornalista in pensione del Sole 24 Ore, fa parte infatti, come indipendente, del board della Saras, holding della famiglia Moratti. Rinnovata nel 27 aprile 2018, la giornalista ne faceva già parte (come si evince dal bilancio 2016 reperibile on line). La nomina a via XX Settembre è dell' 8 ottobre 2018.
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La Saras è una delle eccellenze imprenditoriali italiane. Possiede - c' è scritto nel sito istituzionale della Spa - «una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo ad elevata complessità» per «300.000 barili/giorno di capacità di raffinazione», che rappresentano «circa il 15% della capacità totale in Italia». Garantisce «oltre l' 80% della produzione composta da prodotti a basso impatto ambientale quali gasolio autotrazione e benzina» e gestisce la «vendita all' ingrosso di prodotti petroliferi ad alto valore aggiunto».
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È proprietaria di «due depositi [] per la distribuzione dei prodotti ad Arcola (Italia) e a Cartagena (Spagna)» e di «circa 100 stazioni di servizio, situate principalmente nel sud della Spagna». Da qualche tempo, la holding si occupa anche di «attività di trading» e di «servizi di ingegneria nel settore oil».
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La Cerretelli, che nel cda ricopre il ruolo di componente del comitato Controllo e Rischi, nella scheda biografica aziendale è attenta a far notare di essere «laureata in scienze politiche» ed «editorialista per Il Sole 24 Ore a Bruxelles per l' Europa, la Nato e su tematiche globali».
Nel 2000 - annota il cv - il «presidente della Repubblica l' ha nominata Ufficiale della Repubblica per il contributo dato con i suoi servizi giornalisti alla nascita dell' euro» mentre quattro anni più tardi, il «presidente della Repubblica francese l' ha insignita della Legion D' Onore per le sue analisi sull' Europa e gli scritti sulla Francia ed il suo ruolo Europeo».
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Tra le firme del giornalismo economico italiano, è sicuramente la più europeista e la meno compatibile con la visione battagliera e sovranista del governo gialloblù. Qualche tempo fa, la Cerretelli fu relatrice alla presentazione del libro di Sandro Gozi Generazione Erasmus al potere organizzata dalla rappresentanza del Partito democratico a Bruxelles. Gozi, ex sottosegretario agli Affari esteri dell' esecutivo di Matteo Renzi, si candiderà alle Europee del 26 maggio nella lista di Emmanuel Macron.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
Ecco, allora: che cosa ci fa la portavoce del ministro dell' Economia nel cda di una società quotata in Borsa con un fatturato superiore ai 10 miliardi di euro? Se non esistono, come la giornalista ha espressamente dichiarato, in un' autocertificazione, «cause di inconferibilità e incompatibilità» tra i due ruoli, potrebbero sussistere però motivi di opportunità. Non fosse altro per l' ingente flusso di informazioni riservate che transitano, e originano, dagli uffici in cui si prendono le decisioni di politica economica e finanziaria che riguardano tutto il Paese. Informazioni che, in un modo o nell' altro, la giornalista è chiamata a maneggiare.
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Un aspetto, particolarmente sensibile, che evidentemente non è sfuggito all' ex editorialista del Sole se, nel curriculum presentato al ministro, ha voluto espressamente specificare, al tempo della sua permanenza a Bruxelles per conto del quotidiano di Confindustria, che l' attività si svolgeva tra «incontri confidenziali, contatti di alto livello e la quotidianità degli appuntamenti istituzionali che variano tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, riunioni formali e informali dei ministri e vertici dei capi di Stato e di governo europei».
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L' incarico in Saras della portavoce scadrà nel 2021 ed è remunerato con 65.279 euro lordi all' anno a cui aggiungere altri 90.000 euro (lordi) di pensione. Mentre, per il ruolo tutt' altro che secondario al ministero, la Cerretelli percepisce... zero. Sì, perché nel decreto di nomina dell' ottobre 2018, firmato da Tria, c' è scritto che «per l' assolvimento del predetto incarico di portavoce del ministro dell' Economia non è attribuito alcun emolumento, trattandosi di incarico a titolo gratuito come disposto» dal decreto legge 95/2012 «salvo il riconoscimento del rimborso per eventuali spese rendicontate di missione all' interno e all' estero».
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Si tratta della normativa che vieta alle pubbliche amministrazioni di «attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza». Non è inopportuno però che uno stretto assistente del ministro, che lavora gratis per lo Stato, prenda invece soldi da un privato?
E inoltre: quanto è faticoso, per la portavoce di Tria, liberarsi della rete di relazioni e del carico di informazioni ministeriali quando siede nel cda della Saras? E quanto è faticoso, per lo stesso ministro, scindere i due ruoli e i rispettivi punti di vista della sua stretta collaboratrice?