L. De Cic. per “il Messaggero”
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È una partita su due tavoli quella che Virginia Raggi è pronta a giocare da qui alla fine del mandato in Campidoglio, tra un anno e cinque mesi. Da un lato c'è lo scacchiere nazionale, più aperto che mai col passo indietro di Luigi Di Maio i cui rapporti con Virginia, al netto delle smentite, erano ormai sotto lo zero sull'altro versante c'è il match più difficile, le elezioni comunali di Roma, nel giugno 2021.
La caccia al bis, ostica dopo questi tre anni e mezzo di mandato più che travagliati, non è più esclusa dalla sindaca. Che fino al 2017 diceva: «Già arrivare viva alla fine di questo mandato sarà un successo...». Ora invece Raggi è più determinata. Anche perché i fedelissimi sono in pressing. Dagli assessori ai consiglieri comunali. C'è la convinzione che la «partita sia ancora aperta», anche se tutti gli ultimi sondaggi sull'operato della sindaca la danno in picchiata, sul fronte dei consensi.
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E il M5S non è nemmeno arrivato al ballottaggio nei due municipi di Roma dove si è ri-votato, dopo l'implosione delle giunte locali, tutte di segno grillino. Insomma, le premesse non sembrano le migliori. Eppure Raggi e i raggiani ci sperano. In Campidoglio ormai non si fa mistero dell'ipotesi di una lista civica a sostegno «di Virginia», che potrebbe affiancare il simbolo del M5S.
Sarebbe la via primaria per non essere tagliati fuori dal vincolo del doppio mandato grillino (il profilo di Raggi non rientra tra le deroghe del mandato zero), in quel caso Raggi sarebbe la candidata di una lista civica ampia, col sostegno del M5S. Ma c'è anche chi pensa a una civica pure se la sindaca fosse di nuovo la candidata pentastellata ufficiale. Sarebbe un modo, dice più di un consigliere a Palazzo Senatorio, per tenere unita quella «rete» che Raggi avrebbe costruito.
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LA REAZIONE
Certo è che dopo la débâcle a 5 Stelle in Emilia e in Calabria, Raggi ieri ha fatto capire che sarà alla convention pentastellata di metà marzo: «Il Movimento 5 Stelle deve fare una riflessione, vedremo cosa accadrà agli Stati Generali», ha detto ieri la prima cittadina. Pronta a interpretare la parte dell'anti-salviniana della prima ora: «Salvini ha fatto le solite chiacchiere ma, come sempre, si è rivelato inconcludente», ha attaccato Raggi ieri, dicendosi convinta che «gli emiliani e i romagnoli, così come i romani, non si lasciano prendere in giro».
In molti, intorno al Marc'Aurelio, vorrebbero per lei un ruolo al vertice. E dato che nel toto-nomi è finita la sindaca di Torino, Chiara Appendino, premono perché anche «Virginia» abbia un ruolo nel nuovo assetto nazionale del Movimento. Addirittura leader? Probabilmente no, ma comunque un posto al sole negli equilibri rivisti e corretti dei grillini. Raggi, per il momento, non si è espressa pubblicamente. Ma ha fatto capire di voler essere in qualche modo della partita.
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Il capogruppo grillino, Giuliano Pacetti, ieri la rilanciava chiedendo di «ripartire dagli esempi delle amministrazioni virtuose a Roma e Torino». L'assessore al Personale, Antonio De Santis, sempre più braccio destro di Raggi, incalzava: «La vera politica si fa sui territori e gli amministratori locali sono gli interpreti di questa frontiera, penso ai percorsi promossi da Raggi».
Per il Pd una cosa è certa: «Nessun sostegno a un Raggi bis. Se quel che resta dei 5 Stelle vorrà votare il nostro candidato, dando fiducia al centrosinistra, per noi va bene...», risponde il capogruppo comunale Giulio Pelonzi. La Lega di Salvini intanto si prepara a tornare nelle piazze. «Il M5s è sparito in Italia così come nella nostra città attacca il capogruppo del Carroccio, Maurizio Politi E Roma è per noi prioritaria».
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