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    LA CADUTA DI SOFIA GOGGIA POTEVA ESSERE EVITATA - AL MOMENTO DELL’INCIDENTE, AVEVA UNO ZAINO DI OLTRE 30 CHILI CHE LE BALLAVA SULLE SPALLE. COME E’ POSSIBILE CHE LA REGINA DELLO SCI PORTAVA IN SPALLA UNA ZAVORRA MENTRE SCENDEVA NELLA NEBBIA SULLA NEVE MARCIA? - L’ITALIA DIA UN TEAM A SOFIA GOGGIA, COME FU PER TOMBA. NON SI TRATTA DI CAPRICCI MA DI TUTELARE UNA FUORICLASSE – LA CHIAMATA DEL PRESIDENTE MATTARELLA


     
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    Alessandra Retico per "la Repubblica"

     

    Salvate il soldato Sofia. Dalle sue intemperanze, dal suo talento, dalla sua solitudine. Goggia è un patrimonio dello sport nazionale, sempre, non solo il giorno in cui vince le Olimpiadi (Pyeong-Chang 2018), prima discesista italiana a riuscirci.

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    Non dovrebbe stare adesso a casa sua a Bergamo, in lacrime e con un "panino" sulla gamba per la magnetoterapia alla tibia della gamba destra, fratturata cadendo fuori gara a Garmisch a una settimana dai Mondiali a Cortina: «Un infortunio dal timing pessimo, brutto colpo, sono devastata. È terribile non partecipare ai campionati in casa. Dura da accettare».

     

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    Infatti, è inaccettabile. Quel capitombolo insensato si sarebbe potuto evitare, se qualcuno l' avesse almeno sollevata dal peso di uno zaino di oltre 30 chili «che mi ballava» e che portava in spalla mentre scendeva con gli sci lunghi nella nebbia sulla neve marcia. Sofia non va lasciata con se stessa: i fuoriclasse hanno carattere e una scarsa percezione dei limiti («nel bene e nel male, è come se volessi sopravvivere negli altri»), snaturarla sarebbe uno spreco, non sarebbe la Goggia. Ma anche un cane sciolto deve poter contare su un padrone fidato. Se non più di uno.

     

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    Sofia ha costruito la sua rete: a Mantova tramite l' associazione Fisi ha il fisioterapista Roberto Galli («è come un padre, gli devo tutto, mi segue nell' ombra da quando ho 15 anni, mi ha resuscitata, io ho bisogno di mani fidate »), a Verona il preparatore atletico Flavio Di Giorgio, lo stesso di Filippo Tortu, come skiman tramite Atomic ha arruolato Barnaba Greppi (marito di Bibiana Perez).

     

    Gianluca Rulfi è il dt del gruppo Elite della nazionale (oltre Sofia, Marta Bassino e Federica Brignone, quest' ultima si fa seguire anche dal fratello Davide) è un allenatore eccellente, intelligente, appassionato e stimato da tutti. Le ragazze lo adorano. Ma Goggia ha bisogno del tempo pieno: qualcuno che la lasci libera, sorvegliandola. Federica Pellegrini lo ha sempre preteso e ottenuto, giustamente.

     

    Capricci da star? Piuttosto, esigenze da atleta di alto livello. I team privati sono diffusi anche nello sci, senza distinzioni di censo, per quanto le federazioni più abbienti (e gli sponsor) riescano a offrire anche una logistica di trasferimenti in aerei o elicotteri tra una località di gara all' altra. Da squadre dedicate sono nati e crescono i migliori: Marcel Hirscher, Lindsey Vonn, Tina Maze, Lara Gut-Behrami, Mikaela Shiffrin, Petra Vhlova, Ester Ledecka, Ilka Stuhec.

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    E anche l' Italia ha i suoi trascorsi eccellenti: Alberto Tomba con Gustav Thoeni (per 9 anni), il preparatore atletico Giorgio D' Urbano (per 7 anni fino al '96), lo skiman Arturo Maiolani, Robert Brunner per i rapporti con la stampa (ruolo notoriamente non facile). Deborah Compagnoni, pur in maniera meno ufficiale, poteva consegnarsi alle cure di Tino Pietrogiovanna e dello skiman Mauro Sbardellotto.

     

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    Altro che capricci. Se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la chiama il giorno in cui Mario Draghi sale al Colle e lei, confondendo il numero con un call center, mette giù più volte prima di essere sollecitata a rispondere dal presidente del Coni Giovanni Malagò, qualcosa vuole dire. Il capo dello Stato, che avrebbe voluto complimentarsi dopo i Mondiali, date le circostanze non può che augurarle una pronta guarigione («Mi ha fatto molto piacere, vista la situazione nel Paese»). Salterà quasi di certo le finali di coppa a marzo («servirebbe un miracolo»), ma tra un anno ci saranno le Olimpiadi a Pechino. Salvate il soldato Sofia.

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