Marco Giusti per Dagospia
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Ancora un film diretto da una donna su una donna che vuole scopare? Sì, è così. I tempi cambiano, dopo un secolo di professoresse, infermiere, dottoresse e maschi allupati che le sbirciano sotto la doccia, ci possiamo stare. Inoltre, credo che possa essere una delle sorprese più significative di Cannes il bel film georgiano passato alla Quinzaine “Blackbird Blackbird Blackberry”, scritto e diretto, al suo terzo film da Elene Naveriani.
È un altro di quei film, che hanno davvero riempito il festival, diretti da donne con storie di donne forti che vivono ognuna a modo proprio la loro sessualità. La protagonista femminile in questione, la strepitosa Eka Chavleishvili, è la massiccia Etero detta Eto, donna di 48 anni di pochissime parole che vive silenziosamente in un villaggio della Georgia.
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Dopo aver passato tutta la vita dietro al padre, ora defunto, ai maschi di casa, che se ne sono andati, e dietro alla piccola drogheria, l’unica del posto, scopre, dopo aver rischiato la pelle per guardare un corvo sul rovo di fragole che coglie da sempre per farci i suoi dolci, decide che è tempo di dedicarsi ad altro. E si dedica al sesso.
Ancora vergine, non proprio femminile, confesserà di aver avuto una sola cotta in vita sua, mai dichiarata, ma per un’altra donna, acchiappa il gentile Murman, Temiko Chichinadze, signore cinquantenne che le porta i detersivi con il furgoncino, e se lo scopa sul pavimento. Decide che è amore. Anche se per questo non è che voglia cambiare modello di vita.
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Seguita a vedere le vecchie amiche del tè del pomeriggio, a fare marmellate e dolci, senza dire nulla a nessuno della sua storia, neanche alle amiche lesbiche di un paese vicino con le quali è più in confidenza. Murman, inoltre, è sposato con figli, anche se si dimostra addirittura innamorato di Etero. Le scrive poesie romantiche e le manda messaggi.
Etero, da parte sua, scopre che gli uomini possono essere gentili e sensibili. Sente finalmente il suo corpo e sente che la sua vita può cambiare. Costruito sul grande corpo della protagonista, donna robusta non giovanissima ma di grande forza anche da nuda, impaginato con eleganza dalla regista e da una scenografia minimale ma di bella presa sullo spettatore, il film, che viene da un paese che sembra così lontano, è molto più moderno e urgente del previsto. Divertente, ironico, allegro, andrebbe distribuito anche da noi.
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