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    LA CANNES DEI GIUSTI – CHI VINCE IL FESTIVAL? COME FAI A BATTERE MOHAMMAD RASOULOF, CHE SI È FATTO UN VIAGGIO DELLA SPERANZA DALL’IRAN PER EVITARE 8 ANNI DI CARCERE PER AVER RACCONTATO COME SI VIVE NEL SUO PAESE IN “THE SEED OF THE SACRED FIG”? – DIFFICILE CHE NON VINCA NULLA NEMMENO “ALL WE IMAGINE AS LIGHT” DI PAYAL KAPADIA, PRIMO FILM INDIANO A CANNES – CHE “PARTHENOPE” DI PAOLO SORRENTINO POSSA OTTENERE QUALCOSA? CHI SA. INTANTO L'ITALIA HA CONQUISTATO UN PREMIO, PRESTIGIOSO, PER LA REGIA NELLA SEZIONE UN CERTAIN REGARD A ROBERTO MINERVINI PER “I DANNATI”… – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    the seed of the sacred fig the seed of the sacred fig

    Come fai a battere un regista come Mohammad Rasoulof che si è fatto un viaggio della speranza dall’Iran per evitare otto anni di carcere per aver raccontato come si vive nel suo paese in “The Seed of the Sacred Fig”, tre ore di dramma familiare dove si mette in discussione il potere maschile all’interno della famiglia?

     

    Rasoulof è arrivato commosso a Cannes per la prima con le foto delle sue protagoniste da mostrare al pubblico, Soheila Golestani, Missash Zarek, visto che è stato vietato a loro di arrivare fino a qua. Ma oltre a questo i critici lo hanno trovato cinematograficamente folgorante. Difficile che non vinca nulla visto che è già diventato, ma lo era fin dai primi giorni, il caso di Cannes.

     

     

    all we imagine as light all we imagine as light

    Difficile che non vinca nulla nemmeno “All We Imagine as Light” di Payal Kapadia, primo film indiano che arriva a Cannes in concorso dopo trent’anni, inoltre tutto al femminile, donna regista e storia di donne, infermiere, a Mumbai. L’India oggi festeggia anche la vittoria a Un certain regard della protagonista di “The Shameless”, cioè Anasuya Sengupta. Cosa mai accaduta in 77 anni di festival.

     

    L’ultimo film presentato ieri sera in concorso, “La plus precieuse des marchandises” di Michel Hazanavicius è un cartone animato sull’Olocausto con la voce incredibile di Jean-Louis Trintignant da poco scomparso. Grande commozione. Stasera sapremo chi sono i vincitori.

     

    gary oldman in parthenope photo by gianni fiorito gary oldman in parthenope photo by gianni fiorito

    I favoriti sono sempre quelli, “Emilia Perez” di Jacques Audiard, “Anora” di Sean Baker, “The Substance” di Coralie Fargeat per l’interpretazione delle due ragazze, Demi Moore e Margaret Qualley, con la presenza in più dei film di Mahammas Rasoulof e di Payal Kapadia. Che “Parthenope” di Paolo Sorrentino possa vincere qualcosa? Chissà?

     

    Gli ultimi giorni sono stati una specie di bagno di realtà per Cannes e per l’industria cinematografica internazionale. Ma vedo che Francis Coppola è rimasto per la serata finale. E’ tornato a presentare il suo film nella proiezione delle 20, 30 ieri sera. Magari ha vinto qualcosa o non ha molto da fare.

     

     

    emilia perez emilia perez

    Come saprete anche l’Italia, e la produzione di Rai Cinema ha avuto il suo primo premio. E’ un premio prestigioso, quello per la regia nella sezione parallela Un Certain Regard a Roberto Minervini per “The Damed”/”I dannati”, piccola storia della Guerra di Secessione, che divide con Rungano Nyoni, regista di “On Becoming a Guinea Fowl”, ambientato durante i preparativi di una famiglia per un funerale tradizionale in Zambia.

     

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    La giuria di Un Certain Regard, guidata da Xavier Dolan, ha dato però il massimo premio a “Black Dog” di Guan Ho, un mischione di western, noir, e commedia. Le motivazioni della vittoria lette da Dolan: “una poesia che toglie il respiro, la sua immaginazione, la sia precisione e la sua regia magistrale”.

     

    Il Premio della Giuria va invece a al dramma sociale francese “L’histoire de Souleymane” di Boris Lojkine, storia di un immigrato della Guinea a Parigi, interpretato da Abou Sangare, che vince il primo dei due premi per gli attori.  Il secondo premio, come ho scritto prima, va all’indiana Anasuya Sengupta per la sua interpretazione di queer worker a Delhi che si trova nei guai dopo aver ucciso un poliziotto in “The Shameless” di  Konstantin Bojanov.

    celeste dalla porta, daniele rienzo and dario aita in parthenope photo by gianni fiorito celeste dalla porta, daniele rienzo and dario aita in parthenope photo by gianni fiorito

     

    Anasuya Dangupta ha dedicato la vittoria alla comunità queer del film e a tutte le altre comunità marginalizzate di tutto il mondo in lotta per la loro esistenza. Come vedete i temi, quelli forti, legati a personaggi queer, a lotte vivile, come le cronache delle realtà hanno un peso rispetto ai premi delle giurie. Nella sezione Palm Dog, il vincitore è però certo Kodi, il cane protagonista di “Dog on the Trial” e non il cane protagonista di “Black Dog”. Bau. Per i fatti nulla da fare.

     

    Tutti premi di Un Certain Regard:

     

    Prix Un Certain Regard: “Black Dog,” Guan Hu

     

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    Jury Prize: “The Story of Souleymane,” Boris Lojkine

     

    Best Director: (ex aequo) “The Damned,” Roberto Minervini; “On Becoming a Guinea Fowl,” Rungano Nyoni

     

    Performance Awards: “The Shameless,” Anasuya Sengupta; “The Story of Souleymane,” Abou Sangare

     

    Prix de la Jeunesse (Youth Prize): “Holy Cow! (Vingt Dieux),” Louise Courvoisier

     

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    Special Mention: “Norah,” Tawfik Alzaidi

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