Marco Giusti per Dagospia
le retour
Cannes. A parte le polemiche, nelle quali non vorrei proprio entrare, su una lavorazione toccata da violenze verbali tra troupe e attrici, che ne avevano bloccato la partecipazione al concorso un mese fa sollevando un polverone, e come si vede risolte grazie soprattutto alla forte presenza de Le Pacte, la distribuzione francese (te pareva...) questo "Le retour" scritto e diretto da Catherine Corsini, prodotto dalla sua compagna Elizabeth Perez, si sistema soprattutto nel grande nuovo genere dei film che devono riscrivere le regole aggiornate della nuova morale e delle buone maniere legate ai rapporti di classe e ai problemi di inclusione.
le retour
Anche il film di Kore eda, in fondo, vi appartiene, e vedrete quanti altri sparsi un po’ ovunque. Fuor di polemiche, diciamo che "Le retour", che non è stato accolto benissimo, è una buona commedia su famiglie disfunzionali o non troppo funzionali, con più di una punta drammatica, una verità da scoprire, una storia lesbo tra classi diverse, una la radical chic figlia di un papà che paga sempre e l'altra poveraccia che vuole mantenersi da sola col suo lavoro.
le retour
Le due belle sorelle Farah e Jessica, interpretate da Suzy Bemba e Esther Gohourou, tornano assieme alla mamma, Aïssatou Diallo Sagna, in Corsica, dove sono nate e da dove sono andate via quindici anni prima, mentre il padre, bianco, moriva senza più rivederla. La mamma ha preso un lavoro estivo di governante da una ricca famiglia parigina, con figlia lesbica, Lomane de Dietrich, che ha puntato all’ingenua Jessica. Essendoci un ritorno in Corsica c’è anche una famiglia da ritrovare, e una lunga notte di sballo con pasticche e alcol da passare.
le retour di catherine corsini
Il film, che promette più di quanto non mantenga, è divertente nella parte commedia, i rapporti fra le due sorelle ad esempio, o la figura di Farah, che diventa spacciatrice da spiaggia, mentre si appesantisce un po’ quando cede alle complicazioni di classe e ai rapporti fra ricche bianche e ragazze povere nere. Le tre protagoniste, però, sono decisamente la cosa migliore del film. Non è male neanche la grande scena di sesso in bagno con Jessica che deve leccare la ragazza parigina seduta sul lavandino a gambe larghe, ma il peso delle due fa cadere tutto e intanto entra un'altra ragazza e si sistema sulla tazza. E' la scena più divertente. Presentato inutilmente in concorso.
Youth (Spring)
Molto più blasonato, invece l’applauditissimo Wang Bing di “Youth (Spring)”, il primo film lanciato tra i possibili vincitori, bello ma, in verità per noi pesantissimo (altre tre ore e mezzo!) ritratto della vita di giovani ragazzi inesperti che dalla provincia rurale dello Yannan vanno a lavorare a Zhili City, una città fabbrica vicino a Shanghai con orari assurdi.
Youth (Spring)
Il film, che ha un impianto da grande cinema realistico, Wang Bing ha lavorato cinque anni per ricostruire le singole storie dei suoi giovani personaggi e gli ambienti, ci mostra la faccia reale della nuova classe operaia cinese, giovanissima, e dove vive e come vive. Dovrebbe essere completato da altri due episodi per formare un trittico sulla nuova Cina.
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