Marco Giusti per Dagospia
elvis di baz luhrmann
Cannes. Penultimo giorno di Festival. “Elvis” di Baz Luhrmann, 2h49 di rara potenza musicale, cinema barocco, trionfo del gusto pop di un regista che è sempre stato eccessivo, critici che si sono da subito divisi tra chi lo ama, quasi tutti i giornalisti americani (ma non Indiewire, che lo ha definito “Il film hollywoodiano più visivamente anarchico che si sia visto dai tempi di Speed Rider dei Wachowski”), e chi lo detesta, i giornalisti inglesi più snob, ha un po’ sommerso tutti gli altri film presenti nella giornata.
margaret qualley stars at noon
Come “Stars at Noon” di Claire Denis, tratto dal romanzo omonimo di Denis Johnson con Margareth Qualley e Joe Alwyn, che hanno dovuto fare un tappeto rosso ristretto per non disturbare quello di “Elvis”.
Per non parlare di “Leila’s Brothers” di Saeed Roustay, il regista iraniano di “La legge di Teheran”, che è già indicato come uno dei possibili vincitori della Palma d’Oro. L'ho visto stamane, è un potente ritratto dal di dentro nel sistema patriarcale iraniano.
leilas brothers
Un vecchio padre stupido e prepotente, che pensa solo a diventare il padrino-patriarca del clan della zona grazie 40 pezzi d'oro che serviranno al vero boss del clan di pagare il matrimonio della figlia.
Quattro figli maschi tutti con problemi, il codardo che lavora in fabbrica e non è in grado di portare avanti una guerra sindacale, il ciccione che ha fatto cinque figlie femmine e ha solo debiti, il truffatorello che si legato a un malavitoso, il palestrato. L'unica con la testa è la sola figlia femmina, Leila.
margaret qualley stars at noon
È lei che contrasta il potere maschile e cerca di fare uscire da una sicura miseria i fratelli. Lungo, non facile da capire, ma estremamente interessante e ben girato, è un film importante per capire qualcosa di quel che accade in Iran e sui desideri di emancipazione delle donne.
Leila sogna di comprare una boutique coi 40 pezzi d'oro della famiglia, ma è contenta di non essersi sposata e di non aver fatto altri maschi. Intanto sono arrivati i primi premi dalle sezioni collaterali.
la jauria
Alla Semaine de la Critique il primo premio è stato vinto dal film colombiano “La Jauria” di Andrés Ramirez Pulido, tragica storia di un ragazzino che finisce in un riformatorio sperimentale nel centro della foresta colombiana.
Premiato anche col Prix French Touch il potente film scozzese “Aftersun” di Charlotte Welles sulle desolate vacanze di un padre e una figlia in un resort turco, molto amato da tutti i critici inglesi. Come miglior attrice è stata premiata Zelda Samson per “Dalva”. W di Emmanuel Nicot.
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