Marco Giusti per Dagospia
La strada dei Samouni di Stefano Savona
la strada dei samouni
L’Italia scende in campo oggi con un bel documentario di Stefano Savona, La strada dei Samouni, presentato alla Quinzaine des Realisateurs, dove ricostruisce con estrema precisione e attenzione nei dettagli un terribile massacro di civili a Gaza a opera dell’esercito israeliano. L’idea è di unire alla parte documentaristica dove i sopravvissuti della famiglia Samouni narrano i fatti, sia le animazioni di Simone Massi che trattano la visione a terra della strage, sia le incredibili immagini, ricostruite in 3D in base alle documentazioni reali, del massacro visto dalle telecamere dell’aviazione israeliana dove ben 29 membri della famiglia vengono sterminati.
la strada dei samouni
Savona, che ha una lunga e gloriosa carriera di documentari su temi importanti, si mette dalla parte della pura ricostruzione, quasi da archeologia della guerra, per dare voce a tutti i palestinesi. Niente altro che dei civili, dei pastori, che un tempo potevano tranquillamente lavorare a Gerusalemme, e si sono poi ritrovati nella striscia di Gaza come intrappolati in una guerra della quale non hanno nessuna colpa. Uno dei personaggi all’inizio spiega che raccontare bene una storia è quello che distingue l’uomo.
la strada dei samouni
E questo Savona cerca di fare con ogni mezzo possibile. Ma solo per le animazioni di Simone Massi, costruite a rotoscope su immagini vere girate a parte, si limita a “mettere in scena” azioni e battute dei protagonisti della storia. Un po’ come in Valzer con Bashir, diciamo, l’animazione serve a raccontare la storia e a spiegare le cose dal punto di vista di chi c’era, in questo caso i sopravvissuti.
la strada dei samouni
Ma non c’è moralismo o presa di posizione. Forse un po’ lungo, specialmente nella prima parte, il film cresce molto nella parte più drammatica e buia della notte del massacro. Ma il personaggio della bambina protagonista rimarrà a lungo nella mente dello spettatore.
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