Marco Giusti per Dagospia
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Cannes terza giornata. Strapieno di pubblico. Dopo due anni di pandemia e di lontananza dai festival sono tornati gli orientali. Davvero una massa enorme. Freddo e pioggia. Piove anche nel finale, anzi è proprio una tempesta, del bellissimo "Monster" diretro da Hirokazu Kore-Eda, scritto da Yuji Sakamoto, prima perla del concorso e ci si commuove sia per la storia, che da dramma familiare diventa più simile a "Close" di Lukas Dhont, con la rivelazione dei propri sentimenti, che ai film di Kore eda, ma soprattutto ci si commuove ascoltando la delicata colonna sonora, l'ultima, dell'indimenticabile Ryuchi Sakamoto. Tutto pianoforte. A lui ovviamente è dedicato il film.
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Chi è il mostro?, tormentone del film, è riferito sia alla caccia al vero cattivo della storia, sia al gioco che si fa da bambini con un personaggio disegnato su un foglietto attaccato alla fronte e gli altri devono indovinarlo. Il mostro sarà Minato, interpretato da Soya Kurokawa, il ragazzino orfano di padre che sembra tormentare sia la scuola con un comportamento da bullo sia la mamma, che non sa come fargli cambiare strada?
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Sarà il professor Hori, che ha menato Minato un po' per caso, e per questo la mamma lo vuole fuori dalla scuola. Sarà la preside, che ha appena perso una amata nipotina per un incidente d'auto e ha il marito in galera? O sarà il piccolo Yori, il bambino diverso, più femminile, così legato a Minato e preso in giro dai compagni di classe. Il film è una sorte di puzzle dove la verità è le bugie si scopriranno solo cambiando l'angolo di visione della storia. Fino al finale nell tempesta. Scritto benissimo. Diretto con grande eleganza senza un difetti senza qualcosa di troppo. Possibile che piaccia molto ai giurati.
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