Marco Giusti per Dagospia
marco giusti
Con una doppia apertura, quella ufficiale stasera del film di Michel Hazanavicius con gli zombi che si magnano la troupe di un film di zombi, “Coupez!”, remake di un film giapponese di Shinichiro Ueda, col titolo trasformato da “Z” a “Coupez!” dove le proteste di Zelensky affinché non sembrasse qualcosa di legato alla guerra, e quella ultracinefila pomeridiana con il restauro delle 3 ore e 40 (minchia!) del capolavoro girato nel 1973 da Jean Eaustache “La maman et la Putain” alla presenza del figlio del regista, Boris, e del protagonista Jean-Pierre Léaud, che l’ultima volta al cinema gironzolava in un film di Walter Veltroni, si apre la Cannes ’75 del grande ritorno al cinema post-Covid dopo la versione per pochi amici dell’anno scorso.
cannes 75
Che sia davvero un post-Covid se lo dicono i francesi, che girano ovunque senza mascherina.
Che sia un grande ritorno, può essere, anche se il sistema complesso ideato già l’anno scorso per critici e per accreditati del Marché di munirsi di biglietto per ogni proiezione collegandosi via Internet con il sito del Festival è un delirio di incazzature e di frustrazioni.
la maman et la putain 1
I biglietti, in pratica, e questo vale per tutti, si possono fare solo dalle 7 alle 8 di mattina di quattro giorni e un’ora prima delle proiezioni. Questo porta il critico, che non è sempre un ventenne che si muove bene tra tablet e smartphone a svegliarsi alle 6 e mezzo di mattina per cercare di collegarsi alle 7 col sito del Festival. Che è intasato. Qualche biglietto si recupera, ma non sarà facile seguire tutto come gli anni scorsi. Salvo essere un giovane critico di man lesta sul computer o venir inseriti in una cerchia ristretta di supercritici dei giornali, sento dire, per i quali vengono organizzate misteriose anteprime.
coupez
Magari è solo un mito. Ma tutta la trafila, inoltre, è piuttosto inutile, visto che poi non ti è assegnato un posto numerato, come accade a Venezia, ma devi comunque fare la ressa al cinema per entrare. Tanto vale fare percorsi alternativi al Marché dove si entra solo con il badge da Marché.
elvis di baz luhrmann
Ma tutto questo cozza, alla fine, col senso del Festival, che da una parte è l’ultimo baluardo occidentale del vecchio mondo cinefilo che propone restauri, grandi classici, e nuovi autori da cinema d’arte in barba a orrori come Netflix o Prime o Disney+, da un’altra cerca di accattivarsi il pubblico più giovane con filmoni da grande incasso come “Top Gun: Maverick” di Joseph Kosinski o “Elvis” di Baz Luhrman”, che dubito di riuscire a vedere incapace come sono col recupero dei biglietti, ma tanto escono subito.
crimes of the future
Insomma, è come se anche i critici più o meno vecchi, facessero parte del reparto restauro in 4K, magari mi restaurassero un po’, da esibire nel recinto di Cannes Classics, mentre il cinema va proprio da un’altra parte. E questo lo sanno anche i francesi, che pur si sforzano di mettere in concorso solo i “loro” autori, cercando di rendere Classics, di invecchiare subito pure le scoperte più giovani.
pierfrancesco favino nostalgia
Eppure, già sappiamo che i grandi momenti di un Festival così vecchio ci arriveranno in gran parte dai vecchi maestri ancora in attività, a cominciare da “Crimes of the Future” di David Cronenberg, da “Broker” di Kore-Eda, da “Eo” di Jerzy Skolimowski, da Tori et Lokita” dei Dardenne, dalle sei ore della serie di Marco Bellocchio “Esterno notte”, che vedrete verrà salutato come un capolavoro.
Molto ci aspettiamo anche dai più giovani, come Mario Martone, tutti quelli che lo hanno visto giurano che “Nostalgia” sia il suo film migliore e Favino da premio, come Robert Ostlund con “Il triangolo della tristezza”, da James Gray con “Armageddon Time”, tutti autori negli anni molto seguiti da Cannes. Ma tutte scelte un po’ ovvie e anticotte, salvo, si dice, i due film iraniani presenti n concorso, che potrebbero rivelarsi sorprendenti.
tom cruise top gun maverick
Tutti (speriamo) bei film che si vedranno presto al cinema, ma che, almeno noi italiani, già sappiamo quanta vita possano avere in sala di questi tempi e quanto possano incassare. Almeno fateli vedere a giugno, anche non doppiati, no? Il problema, insomma, tra sala e streaming, da produzioni nazionali sovvenzionate e giganti delle streaming, alla faccia delle scelte di Cannes e delle aperture di Venezia, rimane.
la maman et la putain
E non lo risolviamo certo spostando le finestre che dividono le due uscite o mostrando il pugno inflessibile come fa Cannes. E, nella lunga fila agli accrediti di ieri, si diceva che non sappiamo davvero cosa sarà diventato il cinema fra quattro-cinque anni. E a cosa serviranno i festival fatti in questo modo, con i vecchi critici sbuffanti e i giovani agili che scelgono e comprano i film.
kristen stewart lea seydoux crimes of the future
Cannes cerca di autoconvincersi che il cinema è ancora quello del secolo scorso. Ma non è così. Si sta andando verso una visione museale, da opera, dei vecchi classici, “Salò” di Pasolini uscirà in Sala in Francia il 1° giugno, e sarebbe bello riproiettarlo anche da noi e potrebbe anche funzionare. Il 9 giugno la Cineteca di Bologna ripresenterà nelle sale “Lo chiamavano Trinità” di E.B.Clucher con Bud&Terence, che incasserà sicuramente di più dell’inutile remake-omaggio di “Altrimenti ci arrabbiamo” con Pesce&Roja, ma le giovani generazioni stanno già da un’altra parte. Dove il fascino della sala è una cosa da secolo scorso. E anche tutti questi giovani-vecchi o giovani vecchi autori.
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