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    UDEUR FOREVER - IL GIUDICE RINUNCIA AL PROCESSO A CARICO DEI MASTELLA PERCHE' E' STATO ISCRITTO AL CAMPANILE QUAND'ERA PARLAMENTARE - LA CAPITALE DEGLI EURO FALSI? LA PROVINCIA DI NAPOLI!


     
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    1. PER FAVORE, SIA CLEMENTE

    Clemente Mastella Clemente Mastella

    Sembra una barzelletta, invece è la realtà: ieri, sono comparsi in tribunale i coniugi Sandra e Clemente Mastella. Sono accusati, insieme a un bel po' di gente iscritta all'Udeur, di associazione per delinquere. In pratica, secondo il pm, il Campanile era una vera e propria banda che ha fatto razzie di incarichi, appalti e potere ai tempi in cui il governatore della Campania si chiamava Antonio Bassolino. Bene, uno dei componenti del collegio di toghe, Nicola Miraglia Del Giudice, si è però astenuto dichiarandosi incompatibile perché a sua volta iscritto all'Udeur nella XIII Legislatura, quand'era un giovane parlamentare.

     

    Dunque, tutto da rifare. Il processo è stato aggiornato e sarà trasferito a un'altra sezione. Intanto, Clemente da Ceppaloni ha depositato una lista testi da paura che annovera, tra gli altri, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'ex premier Romano Prodi e l'ex segretario dei Ds Piero Fassino.

     

    2. CILIEGIE E CODICE PENALE

    Le inchieste sui consiglieri regionali della Campania sono come le ciliegie: una tira l'altra. Non bastavano peculato, false fatturazioni, truffe, intestazioni fittizie di beni, rapporti coi boss della camorra, turbative d'asta, raccomandazioni, abusi d'ufficio e chi più ne ha più ne metta. No, alla galleria di reati a vario titolo contestati a chi oggi siede nel parlamentino regionale, se ne potrebbe presto aggiungere uno che di solito si studia solo in occasione dell'esame di diritto penale all'Università: attentato contro i diritti politici del cittadino. Protagonista è il consigliere regionale di Forza Italia Sergio Nappi (ex Forza Campania) già arrestato per presunte irregolarità nell'utilizzo dei fondi per la comunicazione.

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    La Procura di Avellino gli contesta l'articolo 294 del codice penale in relazione a fatti accaduti nel 2010, quando Nappi era sindaco di Monteforte Irpino e candidato alle elezioni regionali per la lista “Noi Sud”.

     

    Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'allora primo cittadino avrebbe imposto ai suoi assessori di sostenerlo: “Se non farete campagna elettorale per me, vi caccerò dalla giunta comunale”, avrebbe detto Nappi ai suoi tre assessori, Paola Valentino, Antonio Aurigemma e Vincenzo Carullo che, revocati dall'incarico all'indomani delle elezioni, presentarono una denuncia ai carabinieri. Oggi, il gup dovrebbe decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, anche se l'imputato ovviamente rigetta le accuse dicendosi pronto a denunciare per calunnia i suoi ex assessori.

     

    3. IL POLO MONDIALE DEGLI EURO FALSI

    Emanuele Imperiali per “Il Corriere del Mezzogiorno”

     

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    Forse non tutti sanno che un italiano ogni 700 almeno una volta si è ritrovato tra le mani una banconota falsa. E proprio a Nord di Napoli, in un raggio di 20 chilometri, tra Giugliano, Afragola, Marano, Castelvolturno e Aversa, c'è la maggiore concentrazione di stamperie d'euro contraffatti di tutto il Vecchio Continente e si produce oltre la metà del denaro falso circolante. Lo ha sottolineato Vitale Nebbioso, direttore della sede di Napoli di Bankitalia, ieri nel corso dell'assemblea campana. Giovanni Iuozzolino, responsabile del centro studi regionale dell'istituto guidato da Ignazio Visco, dice che «la Banca Centrale Europea fa un attento e costante monitoraggio dei falsi e sa da dove vengono». Banconote perfette, che sfuggono perfino ai controlli degli occhi più attenti e, in molti casi, delle macchinette di cui sono dotati molti esercizi commerciali proprio per evitare le frodi. Se più della metà del denaro contraffatto che circola nei paesi dell'Eurozona è prodotta qui, in questa terra di frontiera, aggredita dall'abusivismo edilizio, vuol dire che i clan camomstici possono agire indisturbati. Non a caso si parla di «Napoli Group».

     

    MASTELLA LONARDINHO Emiliano Carli per Il Riformista MASTELLA LONARDINHO Emiliano Carli per Il Riformista

    Gli unici falsari in grado di competere con i napoletani e i casertani sono i bulgari, specializzati nei 200 euro contraffatti. Invece, nel giuglianese, le stamperie clandestine «lavorano» soprattutto le banconote da 20 euro, contraffacendole, e non a caso oggi sul mercato italiano sono quelle a più elevato rischio di falso, oltre il 60% delle monete taroccate. Al comando dei carabinieri del nucleo anti falsificazione monetaria, un reparto specializzato che opera dal 2006 e agisce in stretto coordinamento con il ministero dell'Economia, la Banca d'Italia e le altre forze di polizia, presente anche a Napoli, non hanno dubbi sul fatto che uno degli epicentri produttivi delle banconote false sia proprio la Campania. Le banconote sono stampate sia in offset, dalle grandi organizzazioni, sia, come prima accadeva soprattutto all'estero, digitalmente, e quindi anche in piccoli quantitativi, e poi smerciate in prevalenza nel Centro e nel Nord e nelle città d'arte, dove sia per il tessuto commerciale più sviluppato che per il maggiore afflusso turistico, è più facile distribuirle. La Guardia di Finanza sostiene che quintali di euro falsi finiscono nel Nord Africa, in Colombia, in Medio Oriente, tutte mazzette «made in Giugliano», enclave europea della contraffazione.

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    A minacciare l'integrità della moneta unica, più della quantità, è la qualità raggiunta dai falsali campani. La camorra fissa anche i “prezzi” delle monete taroccate: i biglietti verdi da 100 euro ne costano 35, quelli gialli da 50 25 e quelli celesti da 2012. Ma chi sono questi falsari così bravi tipografi, ben diversi dai pasticcioni Totò e Peppino de «La banda degli onesti»? Secondo le forze dell'ordine specializzate nel settore queste associazioni a delinquere sono composte da almeno tre soggetti. Il primo è il finanziatore della stamperia, che poi è anche il committente, di solito un esponente dei clan di camorra, al quale spetta il compito di comprare una macchina tipografica di seconda mano e gli altri strumenti necessari. C'è poi il tipografo, il vero esperto, senza il quale l'operazione andrebbe a vuoto. E infine c'è il distributore, uomo di fiducia del committente, che gestisce i contatti con i clienti. Quando si sparge la notizia che qualcuno «sta fabbricando soldi», al distributore si avvicinano, spiegano le forze dell'ordine, criminali di ogni risma che usano un linguaggio in codice: i biglietti da 50 e da 20 sono magliette della Roma e del Napoli, i dollari sono jeans e bottiglie verdi. «La verità - rivela Iuzzolino - è che ancora oggi una gran quantità di denaro contante transita attraverso le filiali della Banca ditalia, anche se le restrizioni imposte dal governo stanno cominciando ad avere i primi effetti». Ed è ovvio che più contanti ci sono in circolazione, maggiore è il rischio di falsificazioni. «Anche se - aggiunge con le nuove banconote, per ora da 5 ma tra poco anche da 10 euro, con requisiti di sicurezza maggiori, la vita ai falsari sarà inevitabilmente resa più dura».

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