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«Come va? Le dico solo una cosa: sono le 12.30 e da stamattina non ho fatto nemmeno un servizio ». Giovanni Giudice, uno degli storici gondolieri di Venezia, è al lavoro da quattro ore al molo di fronte all'Hotel Danieli a riva degli Schiavoni («una delle posizioni migliori della città»). Ma di clienti nemmeno l'ombra. Il motivo? «Uno solo: gli stranieri sono spariti! », dice sconsolato al telefono.
Non solo sul Canal Grande. L'Italia, turisticamente parlando, è ancora un paese quasi isolato dal mondo. Il Covid, stima l'Enit, farà crollare del 55% gli arrivi di visitatori esteri nel 2020, aprendo un buco di 23 miliardi nelle entrate tricolori. E la città lagunare, dove l'88% degli ospiti arriva da oltrefrontiera, è tra le destinazioni che paga il conto più salato, anche ora che il lockdown è finito.
TURISTI A VENEZIA
«L'anno scorso a fine giugno qui lavoravamo in 25 e facevamo sette viaggi al giorno a testa» ricorda Giudice. Ora i gondolieri al molo sono solo sei e «capita che in tutto si facciano solo tre giri in barca». Un caso isolato? Tutt' altro.
I 64 milioni di stranieri venuti in vacanza nel Belpaese nel 2019 sono un lontano ricordo. Nelle ultime settimane è arrivata qualche timida prenotazione dai paesi europei più vicini - Germania e Austria in primis - concentrata soprattutto sulle spiagge del nord-est. Ma per il resto il piatto piange. «Di richiesta dalla Cina e dagli Usa non c'è nemmeno l'ombra e molti hotel di lusso, specie nelle città d'arte e d'affari, hanno deciso di non riaprire perché non conviene», assicura Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. I biglietti aerei acquistati per venire in Italia fino al 19 luglio sono in calo del 91,4%, calcola l'Enit.
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«Pompei è ripartita, ma io come tutti i miei colleghi sono ferma da febbraio - racconta da Napoli Eliana Ciampi, guida turistica in Campania - . In questa stagione di solito eravamo impegnati su campo sette giorni su sette. Ma gli americani non arrivano, le crociere non attraccano più al porto e di lavoro non ce n'è». Vale al sud come al nord: i negozi di Via Montenapoleone a Milano - dove nell'era pre-Covid transitavano 20 mila turisti stranieri al giorno (spendendo in media 1.800 euro a scontrino) - oggi sono quasi deserti.
Le cifre di questa Caporetto annunciata fanno impressione: Federalberghi prevede un calo dell'81% delle presenze straniere in hotel per il 2020. E il conto lo paga tutto il Paese. Il turismo, indotto compreso, rappresenta il 13% del Pil tricolore. Il 50,6% degli arrivi nella Penisola è rappresentato da ospiti internazionali.
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E la loro scomparsa dopo l'inizio della pandemia ha già aperto un buco nelle entrate di 9,4 miliardi tra marzo e maggio, cifra destinata a più che raddoppiare entro fine anno. «Qualche segnale positivo c'è - dice Giorgio Palmucci, presidente Enit - come le 200 mila prenotazioni dall'estero e i 300 milioni di persone che sul web esprimono la voglia di un viaggio in Italia». Sarà. Intanto però Firenze ha già calcolato che quest' estate perderà 900 mila pernottamenti stranieri.
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«Mancano del tutto gli americani, il nostro primo mercato - dice l'assessore al turismo Cecilia Del Re . E le incoraggianti prenotazioni che arrivano ora sono solo dall'Italia e dalla Germania ». Anche Venezia - dove una volta si mettevano tornelli per arginare l'assalto dei turisti - è ancora semivuota: «Oggi è aperto il 70% degli alberghi con tasso d'occupazione sotto il 50% - ammette l'assessore al turismo Paola Mar -. Stiamo lavorando a una serie di eventi per l'autunno».
BERNABO' BOCCA FEDERALBERGHI
Sperando che l'appello dell'ambasciatore Usa Lewis Eisenberg alla Vogata della rinascita di domenica - «Americani, tornate a Venezia» - abbia qualche effetto. «In questo momento l'unica cosa che sta ripartendo è il turismo italiano - spiega Bocca - ma solo su destinazioni come Liguria ed Emilia Romagna». La speranza è - con un buon piano di comunicazione - «di recuperare un po' di arrivi da Germania, Francia e Gran Bretagna", aggiunge. Il turismo autarchico non basterà però di sicuro a salvare la stagione. «Se va bene gli hotel italiani chiuderanno con un -50%, se va male con - 75%», conclude il numero uno degli alberghi italiani. E per la ripresa e il ritorno degli stranieri bisognerà aspettare - pandemia permettendo - il 2021.
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