Jen Yamato per “Daily Beast”
vagina di candele
Per entrare ad Halloween nel “Killjoy’s Kastle”, la casa stregata lesbo-femminista ad Hollywood, bisogna trovare il coraggio di attraversare il portale ad arco che somiglia ad una vagina dentata e spalancata.
streghe killjoy kastle
Dietro queste zanne insanguinate, c’è qualcosa che spaventa di più del mito della vagina dentata che ha reso paranoiche generazioni di misogini. Dopo l’ingresso, attraverso un cortile con cantanti zombie che fanno cover di Melissa Etheridge, si trova la storia del movimento lesbo-femminista incarnato in una gloria vivente e ironica.
sala autoerotismo
Riuscirai a sopravvivere alla congrega di nonne vampiresche e poliamorose? Alle lesbiche che spazzano via ogni costrutto patriarcale? Il Killjoy’s Kastle nasce dagli artisti di Toronto Deirdre Logue e Allyson Mitchell, ispirato dal documentario del 2001 “Hell House” sulle attrazioni cristiane che portano alla vita la paura del peccato. Le case dell’orrore intimidiscono i ragazzini, il castello di Killjoy ha intenzioni diverse. Il benvenuto lo dà il non morto, all’interno ci sono vagine, vagine-fantasma, donne che urlano in estasi: «Potere ai genitali!».
ragnatela di reggiseni al killjoy kastle
Gruppi di visitatori aspettano i tour guidati, mentre una musicista canta la traccia punk “Pussy Manifesto”. Le insegne sui bagni sono per “oppressori” e “oppressi”, la scelta della porta da aprire sta ad ognuno. La guida avvisa: «Siete pronti a vedere performance artistiche lesbiche? Incontrerete delle rompipalle e potreste odorare alito di fica». I cartelli annunciano gli orrori che si incontreranno, tipo ”vagine soprannaturali” e “presa di coscienza paranormale”.
potere ai genitali ingresso killjoy kastle
Nella prima stanza la docente dà lezioni di femminismo lesbo, tastando il livello di preparazione degli alunni: «Sapete cos significa “clubby?” E’ il clitoride duro. Sapete cos’è ma non sapevate ci fosse un nome. Vocabolario! Educazione!». Nella tana della presa di coscienza si vedono nudità. Continua la guida: «Il problema è che lo stereotipo di consapevolezza femminista è stato ridotto al guscio vuoto della casalinga sola e di periferia che si guarda la vagina allo specchio nel salotto di casa. Non c’è niente di male, ma facciamolo insieme! Questi fantasmi vogliono riempire lo stereotipo in modo positivo». Mentre gli spettri delle femministe si ispezionano le parti intime, i visitatori passano alle altre stanze.
Il castello si trova in uno complesso coloniale di stile ispanico che negli anni ’80 veniva usato dal gruppo a sostegno dei malati di AIDS. Nel “Daddy Tank” si vedono le celle per le donne mascoline o persone dal genere non confermato che sono state segregate fra gli anni ’50 e gli anni ’70. C’è un attivista che fa a pugni contro assorbenti giganti che rappresentano capitalismo, colonialismo e transfobia, un cimitero delle idee lesbo-femministe sepolte, la “Hall of Shame” dove tutte, da Beyoncé a Sarah Palin, attendono giudizio.
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Gli orrori più grossi si vedono alla fine, quando i visitatori pensano di aver finito il tour e si siedono su uno sgabello macchiato di sangue. Qui vengono interrogati da un volontario sui sentimenti che provano. E’ il “Lesbian Hardcore Processing” e funziona così: «Dimmi il nome, il soprannome che desideri, l’orientamento sessuale, e una parola per descrivere l’esperienza». Il castello è uno spazio esperenziale che fa ridere, riflettere, giocare e dialogare. Non ci sono molti posti simili, e questo è più adeguato di internet a raccontare la storia del femminismo.
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