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    E CON LA PASQUA, COME FACCIAMO? - LA CEI POTREBBE CHIUDERE LE CHIESE PER FAVORIRE IL CONTENIMENTO DELLA PANDEMIA - LA CHIESA HA ATTESO IL DECRETO DEL GOVERNO PER VALUTARE EVENTUALI DIRETTIVE VINCOLANTI PER LE 220 DIOCESI ITALIANE. FINORA L'ORIENTAMENTO PREVALSO È STATO QUELLO DI LASCIARE LA LIBERTÀ AI VESCOVI DELLE ZONE CONTAGIATE LA DECISIONE DI ADEGUARSI ALLE DIRETTIVE DEL PREFETTO, DEL SINDACO, DEGLI ORGANISMI SANITARI…


     
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    Franca Giansoldati per “il Messaggero”

     

    SINODO DEI VESCOVI SINODO DEI VESCOVI

    Il pensiero dei vescovi adesso è fisso sul 5 aprile. La speranza è che per quella data tutto sia tornato sotto controllo. Perché se va avanti così il coronavirus potrebbe mettere a rischio persino le celebrazioni pasquali. In calendario per quel giorno c'è la domenica delle Palme, una festa importante che fa entrare i riti della Pasqua nel vivo. In ogni parrocchia italiana, da quella più sperduta e piccina fino alla basilica vaticana dove è prevista la grande messa in piazza San Pietro alle 10 del mattino (finora tutto è confermato) quel periodo è da sempre il più atteso assieme al Natale e, di conseguenza, quello più affollato e denso di appuntamenti.

     

    papa francesco bergoglio e il cardinale parolin papa francesco bergoglio e il cardinale parolin

    La Messa del Crisma del giovedì, con la lavanda dei piedi. Poi il Venerdì Santo con la Passione e poi la Via Crucis. A Roma è tradizione che al Colosseo si tenga la pia pratica, normalmente seguita da decine di migliaia di persone. Il giorno successivo c'è la veglia pasquale con la benedizione del fuoco e infine, il 12 aprile, la domenica di Pasqua che per tradizione prevede la benedizione papale Urbi et Orbi da San Pietro. Stavolta, invece, a causa del micidiale virus partito dalla Cina che ha infettato mezzo Nord Italia, tutto potrebbe cambiare e indurre la Cei a chiudere le chiese per tutto il tempo ritenuto necessario al contenimento della pandemia.

     

    Fino a ieri sera la Cei ha atteso il decreto del governo per valutare eventuali direttive vincolanti per le 220 diocesi italiane. Finora l'orientamento prevalso è stato quello di lasciare la libertà ai vescovi delle zone contagiate la decisione di adeguarsi alle direttive del prefetto, del sindaco, degli organismi sanitari. Sempre con il massimo della collaborazione.

     

    LE CONSULTAZIONI

    Gualtiero Bassetti, presidente Cei Gualtiero Bassetti, presidente Cei

    Tra sabato e domenica ci sono state fitte consultazioni informali con il governo, soprattutto per valutare la possibilità di fare celebrare le messe feriali in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma siccome la situazione sanitaria era in continua evoluzione e non faceva ben sperare, i vescovi hanno deciso di tenere le chiese aperte con una messa che non prevede la presenza dei fedeli. Ieri sera il consiglio permanente della Cei, dopo l'uscita del decreto, ha avviato un ulteriore scambio di opinioni ma solo nella giornata di oggi si saprà quale sarà la tendenza prevalente: se vietare del tutto le messe, se lasciare aperte le chiese a determinate condizioni e alla preghiera personale, se mettere qualche paletto.

    Nel frattempo alcuni vescovi, a livello individuale, si sono già mossi.

     

    coronavirus coronavirus

    La diocesi di Senigallia, per esempio, ha bloccato tutte le celebrazioni religiose, sia feriali che festive, fino a domenica 8 marzo. «Con lo scopo di tutelare le persone più fragili - in particolare bambini e anziani - evitando la diffusione del coronavirus, saranno sospese anche le attività pastorali, gli incontri di catechismo, le visite alle famiglie per le benedizioni pasquali, mentre i funerali saranno celebrati solo in forma breve, con i soli parenti stretti del defunto e la comunione solo sulla mano. I luoghi di culto rimarranno aperti ma solo per la preghiera personale».

     

    panico da coronavirus 1 panico da coronavirus 1

    A Padova è stata fatta una cosa analoga prendendo atto che non c'erano alternative. «Ci ha accompagnato la percezione che l'emergenza non si concluderà in breve tempo. Dunque nessuna celebrazione di messe con le nostre comunità, nessuna convocazione aperta al pubblico, no funerali pubblici, né battesimi, né matrimoni, né attività formative. Nelle chiese ancora aperte per la preghiera personale si potrà accedere solo in forma privata e in quelle di maggior frequentazione verranno contingentati gli accessi come ai musei» ha spiegato l'arcivescovo Cipolla.

     

    Ai vertici della Chiesa c'è parecchio disorientamento. Nessuno si aspettava una evoluzione di questo tipo. «Continueremo a collaborare e a pensare al bene comune, perché nessuno di noi vuole favorire contagi» afferma don Ivan Maffeis, direttore della comunicazione. La Pasqua apparentemente sembra lontana ma il pensiero di tutti resta fisso al 5 aprile.

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