Alberto D’Argenio e Filippo Santelli per “la Repubblica”
In altre circostanze la mezza frasetta sarebbe passata inosservata, dentro un articolo dai toni molto amichevoli. Eccola: «Ma l' epidemia di coronavirus in Cina, e la sua successiva diffusione al resto del mondo hanno portato a mettere da parte per il momento i piani precedenti».
xi jinping
Solo che queste non sono circostanze normali, attorno al virus infuria una battaglia all' ultima responsabilità tra Pechino e Washington. E per la leadership comunista il solo fatto di leggere nero su bianco che il patogeno è emerso prima in Cina, un fatto documentato, risulta inaccettabile. Così sul China Daily, quotidiano di regime in lingua inglese, l' editoriale scritto dai 28 ambasciatori dei Paesi Ue per l' anniversario dei rapporti bilaterali esce senza la frasetta.
charles michel ursula von der leyen david sassoli christine lagarde come le ragazze di porta venezia
«Ma l' epidemia di coronavirus ha portato ()», si leggeva mercoledì sulle sue colonne, senza riferimenti agli inizi cinesi. Una censura di cui il rappresentante Ue, il francese Nicolas Chapuis, era stato informato, che ha accettato pur di far uscire l' articolo, salvo poi definirla «spiacevole ». Festa rovinata, e nuove polemiche sui tentativi cinesi di influenzare, più o meno con successo, pensieri e parole dell' Europa.
Il precedente del resto è fresco.
Due settimane fa il New York Times ha scritto che un rapporto sulla disinformazione russa e cinese sul coronavirus preparato da EuVsDisinfo, unità della Commissione che si occupa di fake news, è stato ammorbidito in seguito a pressioni di Pechino. Le ricostruzioni sono contrastanti, le modifiche ci sono state, ma la Commissione replica che si è trattato di una normale revisione nel passaggio tra tecnici e politici. Fatto sta che l' episodio avrebbe potuto consigliare a tutti più giudizio, a Pechino meno aggressività e all' Europa più fermezza. Invece quando la rappresentanza Ue a Pechino contatta il China Daily per pubblicare l' intervento, le viene risposto che sarà possibile solo con «l' accordo del ministero degli Esteri».
xi jinping 4
Chapuis esprime «preoccupazione», e la ribadisce quando dal ministero arriva la richiesta di rimuovere il passaggio sulle origini del virus. Più che una richiesta, è un ultimatum: o sparirà, o l' articolo non uscirà. A quel punto, Chapuis decide «con considerevole riluttanza» di piegarsi, considerando che sia nell' interesse comunitario far uscire comunque la lettera, veicolando gli altri messaggi su un giornale a distribuzione globale. Probabile si consulti con Bruxelles, ma non interpella i 27 ambasciatori. Così mercoledì mattina tutti possono constatare che la versione del China Daily è diversa da quella che le varie ambasciate, e la stessa rappresentanza Ue, caricano sui loro siti.
Da Bruxelles fanno notare che nel frattempo è l' originale che sta girando, distribuito e pubblicato da altri media cinesi, anche in mandarino.
XI JINPING SULLO SCHERMO
L' ulteriore paradosso è che il tono di quella lettera era molto positivo nei confronti della Cina, definita un «vero partner» nel mondo multilaterale, con una sola «divergenza» sui diritti umani. Troppo positivo secondo molti osservatori. Non certo la durezza che gli Usa chiedono all' Europa, semmai l' ennesima prova di come Bruxelles tenti di destreggiarsi nel fuoco incrociato. E invece i censori di Pechino sono riusciti a trasformarla nell' ennesimo casus belli.