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    LA CHAMPIONS PASSA ANCHE DAI SUOI ALLENATORI - STASERA SI DECIDERANNO LE SQUADRE CHE ANDRANNO IN SEMIFINALE - IL BAYERN DEL "GIOVANE" NAGELSMANN DOVRÀ RIBALTARE L'1-0 SUBITO CONTRO IL VILLAREAL DEL VOLPONE EMERY. CHI VINCE SE LA GIOCHERÀ QUASI DI SICURO CON IL LIVERPOOL - PIÙ DIFFICILE L'IMPRESA DEL CHELSEA DI TUCHEL CONTRO IL REAL DI ANCELOTTI - E CHE DIRE DI GUARDIOLA CONTRO IL "PREISTORICO" SIMEONE…


     
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    Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”

     

    nagelsmann nagelsmann

    «Noi all'andata abbiamo commesso tanti errori. Il Villarreal ne ha fatto uno solo: lasciarci in vita. E dobbiamo punirli per questo». A 34 anni, Julian Nagelsmann non sa cos' è la normalità e non ci tiene nemmeno a saperlo: ha già alle spalle una semifinale di Champions, nella finale a otto che si giocò a Lisbona a causa della pandemia. Ma all'epoca allenava il Lipsia, era un outsider, aveva già battuto Tottenham e Atletico: uscire con il Psg per lui fu come fare il giro d'onore tra gli applausi, anche se lo stadio era vuoto.

     

    il tecnico del villarreal unai emery il tecnico del villarreal unai emery

    Oggi l'Allianz Arena di Monaco di Baviera sarà piena e il baby fenomeno del calcio europeo allena il Bayern, sconfitto a sorpresa e con merito all'andata dal Villarreal, al quale l'1-0 sta stretto. Qualche collega più sgamato di Nagelsmann avrebbe usato parole diverse alla vigilia, senza parlare di «punizioni» all'avversario e di rimonte così sicure, perché non si sa mai. Ma Nagelsmann sfida le convenzioni del pallone da quando a 28 anni debuttò in Bundesliga sulla panchina dell'Hoffenheim e sa che la sua squadra in casa si trasforma.

     

    Thomas Tuchel, allenatore del Chelsea Thomas Tuchel, allenatore del Chelsea

    Pazienza se le ultime 5 volte dal 2015 nelle quali il Bayern ha perso all'andata non è riuscito a ribaltare il risultato; e forse anche le vittorie della squadra del re dell'Europa League Unai Emery, in casa di Atalanta e Juventus, non impressionano più di tanto, considerando che il calcio italiano non è certo all'avanguardia.

     

    Questa però è la Champions, il terreno dove l'impossibile diventa possibile, una scatola luccicante che fabbrica «guru» e «ismi» con una facilità impressionante, per poi magare scartarli e metterli da parte come si fa con i pacchetti di figurine. Fino alla prossima partita, quando a rimanere saranno in quattro a giocarsi la finale di Parigi del 28 maggio: se rimonterà il Villarreal, il Bayern se la giocherà quasi di sicuro con il Liverpool che ha vinto 3-1 in casa del Benfica all'andata.

    carlo ancelotti carlo ancelotti

     

    E Nagelsmann non vuole perdersi la sfida al capostipite della nouvelle vague tedesca, Klopp.

    Mentre l'altro tedesco, il campione in carica, Thomas Tuchel, non si fa illusioni: rimontare stasera il 3-1 in casa del Real, con il suo Chelsea «è molto difficile, ma sognare è importante e speriamo di realizzare il nostro sogno». Parole quasi di circostanza, da parte di chi ha fatto saltare ogni pronostico lo scorso anno, prendendo la panchina a gennaio e battendo in finale il City. L'addio di Abramovich ha cambiato tutto in casa Blues e poi c'è il fattore Bernabeu, citato dallo stesso Tuchel, senza dimenticare le due triplette di Benzema, nel 3-1 al Psg e all'andata a Stamford Bridge.

    klopp e guardiola manchester city liverpool 3 klopp e guardiola manchester city liverpool 3

     

    Perché è così: quando si parla di Real si cita la forma strepitosa del francese, la classe senza tempo di Modric, il miglior portiere in circolazione, Courtois, ma mai Ancelotti, che dopo cinque anni può tornare a respirare l'aria sottile della semifinale: «Abbiamo un vantaggio - ammette Carletto - ma il confronto è ancora aperto».

     

    In caso di vittoria, per lui ci sarà un grande revival contro Cholismo o Guardiolismo che si sfidano domani sera. «Parlo coi giocatori, per sapere come la pensano e cosa preferiscono, poi le scelte le faccio io - spiega Ancelotti -. A volte ho torto, come contro il Barcellona, a volte ho ragione». Ma la normalità, anche quella dell'autocritica, passa inosservata. Quasi come le tre Champions dell'unico italiano rimasto in corsa.

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