1. LOCKDOWN E SOLDI A IMPRESE E LAVORATORI: COSA È ANDATO STORTO?
Il governo ha annunciato una "potenza di fuoco" di 400 miliardi di euro per sostenere le nostre imprese. Ma mentre il denaro fatica ad arrivare, molte aziende sono in grave crisi. E anche la cassa integrazione è in ritardo: cosa non ha funzionato? Il nostro Silvio Schembri approfondisce il problema con i diretti interessati: gli imprenditori messi in ginocchio dal coronavirus
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2. CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA, IL GOVERNO RINVIA LA RIFORMA. TEMPI LUNGHI PER L’ASSEGNO
Valentina Conte per “la Repubblica”
Fumata nera sulla Cassa integrazione. Nonostante promesse e annunci, il governo non ha ancora una soluzione per sveltire l'iter e l'erogazione della Cig, in particolare quella in deroga che passa per le Regioni: solo un lavoratore su cinque ha incassato i soldi, 122 mila su 641 mila. Ieri alcuni governatori guidati dal presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini ne hanno parlato con i ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Francesco Boccia (Affari regionali).
conte gualtieri
In un clima che tutti definiscono "costruttivo", si è condiviso il metodo senza entrare nel merito. La ministra Catalfo si è riservata di formalizzare una proposta di semplificazione da sottoporre alle Regioni. Non si procede senza un accordo, dunque. E questo fa capire che lo strumento - la Cig in deroga, cancellata dal Jobs Act nel 2016 e resuscitata in piena pandemia - rimane nelle mani delle Regioni che tuttavia non contribuiscono al suo finanziamento: 3,3 miliardi stanziati dal Cura Italia del 17 marzo, a carico cioè dello Stato.
Le lentezze di questi due mesi non sono del tutto imputabili ai territori, benché molte Regioni abbiano faticato non poco a rimettere in piedi la vecchia macchina. "In venti giorni abbiamo lavorato 36 mila pratiche, numeri che in altre epoche facevamo in un anno", racconta Cristina Grieco, assessore al Lavoro della Regione Toscana. "Ma certo è impensabile riuscire a pagare in un mese, a meno che non si tagli un pezzo di procedura".
cassa integrazione
Ecco il nodo. L'iter è lungo e complesso. Contingentare i tempi di aziende, Regioni e Inps - come pure sembrava da una prima bozza del decreto Rilancio - così che al massimo in un mese e mezzo il lavoratore abbia i soldi in tasca viene considerato dalle stesse Regioni impossibile. E anche l'Inps - accusata da alcuni governatori, come il lombardo Fontana, di inefficienza - stima davvero troppo risicata una finestra di 10 giorni per il pagamento. "L'Inps non è una banca e ha una sana burocrazia, a tutela del cittadino e del rispetto della legge", taglia corto il presidente Pasquale Tridico. Si studiano quindi altre strade.
cassa integrazione
A conti fatti, il decreto Rilancio dovrebbe avere lo stesso schema a tre punte del Cura Italia. Tre ammortizzatori rifinanziati - servono 15 miliardi - per coprire tutte le imprese, anche quelle con un solo dipendente, che hanno ancora bisogno di lasciare i lavoratori a casa, totalmente o per alcune ore: Cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario erogato dal Fondo di integrazione salariale e Cassa in deroga. Le prime due alimentate per buona parte dai soldi di lavoratori e aziende, la terza coperta dallo Stato.
Nulla cambierebbe nell'immediato, compresa la Cig in deroga ancora affidata alle Regioni. Trovato però l'accordo con i governatori, questo sarebbe recepito dal Consiglio dei ministri o da un emendamento allo stesso decreto (meno probabile per i tempi lunghi del Parlamento).
PASQUALE TRIDICO NUNZIA CATALFO
Ma accordo su cosa? Scartate le ipotesi di una Cig unica - ordinaria e in deroga - e di tempi contingentati, rimane la semplificazione amministrativa. "Gli Iban dei lavoratori potrebbero essere inclusi già nella domanda che l'impresa invia alla Regione", ragiona Vincenzo Colla, ex Cgil ora assessore al Lavoro dell'Emilia Romagna. "Su questa base, l'Inps potrebbe erogare subito un anticipo della Cassa - ad esempio il 70% - e il resto a saldo solo quando riceve il famoso modulo SR41 che attesta l'effettivo uso della Cig".
Nel frattempo, tutte le domande sono bloccate. I ministeri di Economia e Lavoro lavorano per spostare eventuali soldi avanzati da altri capitoli del Cura Italia, attivando i vasi comunicanti previsti dall'articolo 126 comma 7. Segno che le risorse sono davvero finite.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE