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    1. LA RAGGI, SEMPRE PIU' IMBAMBOLATA, SE NE FREGA DEL VATICANO, CANCELLA GLI IMPEGNI E VA A FARE LA SPESA CON LA SCORTA: “IO SVUOTATA, HO BISOGNO DI STARE CON MIO FIGLIO” 2. LA BAMBOLINA FRIGNA: "SONO STATI GIORNI NERISSIMI. IO SONO UN PRETESTO, SU DI ME E SUL CORPO DI ROMA È STATA COMBATTUTA UNA BATTAGLIA TRA DUE FAZIONI DEI 5 STELLE" 3. L’AUTOCRITICA DI DAVIDE CASALEGGIO: "CON RAGGI ABBIAMO COMMESSO DEGLI ERRORI"


     
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    LA GRANDE FUGA DI VIRGINIA RAGGI

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    Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

     

    La borgata Ottavia è quasi deserta. Non sembra sabato pomeriggio, colpa di un cielo carico di pioggia. Tra i pochi a mettere il naso fuori da casa c’è Virginia Raggi. È stanca, provata. «Sono svuotata - confida ai pochi che riescono a sentirla - ho voglia di famiglia». Potesse scegliere, prenderebbe una vacanza.

     

    Per adesso preme il tasto reset e cancella tutti gli impegni. Niente Azione cattolica, niente festa al Ghetto, niente commissione al Senato. Solo un pranzo con il figlio e la madre, il cellulare rigorosamente silenziato. Poi nel pomeriggio la spesa al Conad, con l’auto di servizio. Nonostante sia sfinita, però, la sindaca medita un rilancio: «Sono stati giorni nerissimi, ma finalmente sono positiva - rassicura i suoi - Abbiamo superato questa fase così difficile. E comunque, sia chiaro, non si trattava di una guerra contro di noi. Io sono un pretesto, su di me e sul corpo di Roma è stata combattuta una battaglia tra due fazioni dei Cinquestelle».

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    C’è forse anche un pizzico di strategia, in questo rinchiudersi a riccio. Ma c’è di certo il peso insopportabile di settimane di guerriglia nel Movimento. Lo stress che l’ha condotta fino alle lacrime, nelle ore di scontro brutale culminate nelle dimissioni del super assessore Marcello Minenna. L’ostilità degli ortodossi del direttorio. Il gelo con Beppe Grillo. Troppo, per la giovane avvocatessa cresciuta nello studio Previti. La mossa migliore, forse l’unica sostenibile, diventa quella di scomparire dai radar.

     

    Si stabilisce di inviare il presidente dell’assemblea capitolina Marcello de Vito al Ghetto, per la festa della cultura ebraica. Si pianifica il forfait anche in commissione al Senato, dove nei prossimi giorni la sindaca si sarebbe ritrovata a dover rispondere a domande scomode sulle Olimpiadi. E si decide, a sorpresa e sfidando il rischio di un incidente diplomatico, di disertare anche il raduno al Vaticano.

     

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    Dodici chilometri dividono il Festival dell’Azione cattolica da questo lembo nord est della Capitale con affaccio sul raccordo anulare. Mille ragazzi accorsi a San Pietro da 226 diocesi sparse per l’Italia attendono la sindaca. La versione, sponda Raggi, riferisce di motivi familiari e di dossier da studiare a casa. La rinuncia, assicurano, sarebbe stata comunicata già due giorni fa agli organizzatori.

     

    Un rischio, in ogni caso, soprattutto perché la Chiesa si è mostrata attenta ai primi passi della giunta e non ha mai mancato di mostrarsi fiduciosa nei confronti della sindaca. Conviene uno sgarbo così, allora? A salvare le apparenze ci prova l’assessore alle Politiche sociali Laura Baldassarre, inviata in Vaticano per sostituire la grande assente: «Il Comune è qui per ascoltare. Virginia? È una donna molto determinata, ci dice che dobbiamo restare molto concentrati sul lavoro».

     

    In effetti c’è molto da fare. La poltrona di assessore al Bilancio è ancora vuota, ad esempio. Per riempirla, la sindaca sogna di convincere l’ex ragioniere generale dello Stato Mario Canzio. Si trattarebbe di un colpaccio. Nel frattempo, Raggi continua a marcare stretto il Movimento romano. E giura che il clima non è cambiato: «Sento i consiglieri e gli assessori molto vicini. Tra noi in giunta c’è un patto, che va al di là di tutto quello che abbiamo visto in questa settimana. Paradossalmente, quanto abbiamo vissuto ci ha rafforzato».

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    Sarà, ma il Movimento continua a soffrire terribilmente la crisi capitolina. Il direttorio è spaccato e Luigi Di Maio non è mai stato così debole. Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia non hanno ancora digerito le bugie del vicepresidente della Camera e lasciano trapelare tutto il fastidio del mondo verso il reggente. L’unico a fornire una sponda al vicepresidente della Camera è, paradossalmente, il candidato numero uno a succedergli alla guida del Movimento: Alessandro Di Battista. Ieri pomeriggio il deputato romano, reduce dal tour sulle riforme, ha invitato a casa proprio Di Maio. La prima mossa della nuova era, in questo risiko a cinquestelle.

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    2. LA PREOCCUPAZIONE DELLA CHIESA: VEDREMO SE SARÀ ALL' ALTEZZA

    Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”

     

    Una città «in stato di abbandono», da troppo tempo. La considerazione, lapidaria, compare in un articolo breve in fondo a pagina 2 che l' Osservatore Romano dedica al maltempo con relativa paralisi di Roma.

     

    Nient' altro che un inciso, come a ricordare qualcosa di tristemente noto e «ripetuto più volte dal giornale negli ultimi anni», si spiega Oltretevere, mentre governavano Alemanno o Marino. Ma un segnale significativo della preoccupazione che si fa sempre più evidente, per «il caos» e una situazione amministrativa ancora bloccata dopo 80 giorni.

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    L' articolo ha creato agitazione in Campidoglio ma non ha rapporto con la mancata presenza della sindaca all' incontro con i ragazzi del' Azione cattolica in Aula Nervi, assieme al segretario della Cei Nunzio Galantino. L' Osservatore esce nel primo pomeriggio e il giornale era già chiuso quando si è saputo che Virginia Raggi non sarebbe andata.

     

    La frase sull' abbandono, piuttosto, riguarda ciò che aveva detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: «La situazione attuale a Roma non crea quell' ambiente di serenità che permette di lavorare a favore della gente. Mi auguro si risolva in modo che l' amministrazione si metta a lavorare e affrontare i problemi dei cittadini, che a Roma sono molti».

     

    Basta polemiche e veleni, «la gente vuole vedere i suoi amministratori impegnati», diceva al Corriere monsignor Galantino. L' abbandono non nasce ora ed è significativo che Avvenire, tre giorni fa, facesse notare che «dopo anni e anni di mala gestio della "vecchia politica"», il tempo passato «è troppo poco per pretendere già di buttare dalla rupe Tarpea» la nuova esperienza.

    virginia raggi il vento e cambiato virginia raggi il vento e cambiato


    In ambienti Cei, del resto, si fa notare comprensivi che «Roma non è Torino» e la situazione trovata da Raggi è ben più ardua di quella ereditata dalla collega Appendino.
    Però la preoccupazione c' è e in Vaticano si ricordano le parole di Francesco, nella «Laudato si'», sulle metropoli «invivibili»: la Chiesa sa che «a pagare il prezzo più alto sono i più deboli». È urgente mettersi a governare, «mostrare un' idea» di città.
    La battuta di Galantino, «sarei deluso se non venissero i ragazzi», mirava a evitare polemiche: era un incontro con i giovani, non un vertice.

    RAGGI DI MAIO RAGGI DI MAIO


    Però Oltretevere la preoccupazione c' è, assieme al timore che l' assenza della sindaca riveli una condizione di debolezza, di difficoltà ad esporsi.
    E invece è il momento di muoversi. Ai piani alti del Vaticano, ieri, c' era chi sospirava: «Al di là di ogni valutazione politica, tutto sta nel vedere se sarà all' altezza».

     

     

     

    3. UN' AUTOCRITICA E L' AMMISSIONE DI AVERE COMMESSO DEGLI ERRORI SU ROMA: DAVIDE CASALEGGIO FA LO STRATEGA SULLE ORME DEL PADRE.

    Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

     

    Una settimana particolare - quella che si è appena conclusa - che forse ha finito per sconvolgere più di quanto non possa apparire il mondo e gli equilibri dei Cinque Stelle.

    Roma con le sue riunioni, la guerra nel direttorio, l' arrivo di Beppe Grillo è stata sotto i riflettori, ma una parte decisiva nello sciogliere i dubbi e uscire dall' impasse è stata interpretata anche dall' associazione Rousseau, in primis da Davide Casaleggio.

    davide casaleggio davide casaleggio

     

    I vertici milanesi hanno giocato un ruolo di primissimo piano, rispedendo al mittente - per una ulteriore riflessione - le iniziative dei parlamentari. Due post su Virginia Raggi - di segno opposto tra loro (il primo un sostegno contenuto a ridosso delle dimissioni di Carla Raineri e Marcello Minenna, il secondo un duro aut aut alla sindaca dopo l' audizione in commissione Ecomafie) - sono stati sospesi. Mosse dettate dalla necessità di non creare una escalation di tensioni.

     

    Il dato politico è che di fatto per la prima volta Davide Casaleggio si è trovato a calcare le orme di suo padre. L' imprenditore finora ha preferito smarcarsi nelle scelte lasciando mano libera al direttorio per concentrarsi su quella che considera la priorità: l' attività di consulenz a della Casaleggio Associati. Risucchiato anche lui dal precipitare degli eventi a Roma, Casaleggio jr ha dovuto vestire i panni dello stratega. Si è coordinato a lungo con Grillo. Tra i due si è creata una sintonia di intenti sul da farsi.

    GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO

     

    Una importante riunione in programma a Milano è stata annullata. Mercoledì, nella giornata del vertice tra il garante e il direttorio, i rumors raccontano di una lunga telefonata tra i due. L' imprenditore ha pensato anzitutto a bloccare l' emorragia di veleni che stava portando al rischio implosione dei Cinque Stelle.

     

    Poi, in un secondo momento, ha dato il suo incoraggiamento a sostenere la posizione di Luigi Di Maio, troppo esposto in queste ultime settimane - secondo l' imprenditore - a fare da parafulmine, assumendosi responsabilità per conto di tutti.

     

    DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO

    Come il padre, Davide Casaleggio avrebbe dimostrato una certa dose di pragmatismo, assumendo anche posizioni di autocritica: su Virginia Raggi - questo il ragionamento dell' imprenditore - ci sarebbe stato un errore di fondo fin dall' inizio, un mancato coordinamento tra le diverse anime del Movimento e la candidata sindaca, chiarendo subito ruoli e responsabilità della squadra di governo della Capitale.

     

    Certo, poi, con il passare dei giorni, vedendo anche le posizioni molto ferme e decise di Raggi, sarebbe cresciuto pure tra i vertici dell' associazione Rousseau un certo malumore.

     

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    «Se io avessi visto Virginio Merola (sindaco Pd di Bologna, ndr ) togliere deleghe e nomine a dieci o 12 persone nel giro di 40 giorni sarei molto preoccupato per la mia città, quindi sono legittimamente preoccupato per quello che sta succedendo a Roma», ha dichiarato Massimo Bugani (che con Casaleggio jr e David Borrelli è a capo dell' associazione Rousseau). Una dichiarazione che molti ortodossi, tra i principali detrattori della sindaca, hanno giudicato tra loro come fin troppo morbida.

     

    Tuttavia è lo stesso Bugani a precisare: «Non era un affondo contro Virginia, ma solo una constatazione dei fatti: prima riusciamo a guardare in faccia la realtà, prima riusciamo a uscire con soluzioni valide». E non è escluso che le soluzioni per il futuro possano anche riguardare un nuovo ruolo - nel medio periodo - per lo stesso Casaleggio. Intanto ieri, proprio per fronteggiare la crisi romana e per confrontarsi sulla situazione interna al M5S, si è tenuto un summit a casa di Alessandro Di Battista- secondo quanto sostiene l' Adnkronos - tra il deputato romano e Di Maio.

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